Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 06 Giovedì calendario

Il «Corriere» dichiara guerra a Pisapia - Il Corriere della Sera con­tro Giuliano Pisapia. Nessun at­tacco mediatico nell’aria, anzi

Il «Corriere» dichiara guerra a Pisapia - Il Corriere della Sera con­tro Giuliano Pisapia. Nessun at­tacco mediatico nell’aria, anzi. Il quotidiano di via Solferino in queste settimane è impegnato a lanciare il candidato alle prima­rie del centrosinistra per la Re­gione Lombardia, Umberto Am­brosoli, corteggiato a lungo pro­prio da quel movimento «aran­cione »che nel 2011 guidò l’assal­to a Palazzo Marino per Pisapia sindaco. Rcs Mediagroup si bat­te contro il Comune di Milano davanti ai giudici del Tar, per evi­tare di versare alle casse milane­si una somma di denaro consi­stente, pari a 7,6 milioni di euro. Importi legati ad un recente cambio di destinazione d’uso dell’immobile «da industria a terziario» per lo storico palazzo di via Solferino 28, sede del Cor­riere e della Gazzetta dello Sport . Rcs ha vinto il primo round, lo scorso 8 novembre ha ottenuto almeno una sospensiva. Ma la sentenza nel merito è fissata per il 21 marzo e la giunta comunale ha già deliberato nei giorni scor­si la costituzione da­vanti al tribu­nale amministrativo della Lom­bardia «e negli eventuali succes­sivi gradi di giudizio » per resiste­re al ricorso del gruppo editoria­le per l’annullamento dei paga­menti. Pisapia non cede e conti­nua a battere cassa. Il cambio di destinazione chie­sto da Rcs e ora al centro della battaglia legale si infila tra l’ap­provazione del Piano di gover­no del territorio del 2011 appro­vato a fine mandato dall’ex sin­daco Letizia Moratti - e imme­diatamente bloccato da Pisapia - e il nuovo Pgt, diventato esecu­tivo solo da poche settimane. Nel limbo tra i due provvedi­menti erano in vigore le cosid­dette norme di salvaguardia, in base alle quali Rcs ha potuto chiedere la trasformazione del­l’immobile da industriale (una categoria che comprende l’atti­vità di tipo giornalistico) a terzia­rio. Ma il 26 settembre ha ricevu­to dal Comune una stangata. La richiesta«a titolo di conguaglio» degli oneri di urbanizzazione collegati a questo cambio. Som­ma che ammonterebbe secon­do Palazzo Marino a oltre 7,6 mi­lioni. Ma il contenzioso nasce appunto dalla divergenza di ve­dute: sulla necessità di ottenere il cambio con o senza realizzare opere e servizi (o il relativo con­tributo), e Rcs chiede che sia un ente terzo a definire (nel caso) l’esatto ammontare di questa somma. Il palazzo della discordia. L’immobile di via Solferino 28 è prestigioso, si trova nel quartie­re di Brera e a due passi dalla basilica di San Marco. Gli analisti lo valuta­no intorno ai 400 milioni di euro e sono certi che si troverebbero facilmente com­pratori anche in un periodo di crisi. I duecento e più giornalisti attendono con una certa ansia il 19 dicembre per ascoltare il pia­no di lacrime e sangue messo a punto per far quadrare i conti, e non è un mistero che i vertici di Rcs Mediagroup stiano valutan­do anche la vendita della sede storica. La redazione si oppone in blocco al trasloco nella Torre Rizzoli, un quartier generale al­l’avanguardia, di venti piani e circa ottanta metri di altezza, ma situato in periferia. Da tem­po il direttore del Corriere Fer­ruccio de Bortoli ha messo nero su bianco che la redazione non si muoverà da via Solferino e il Cdr è ricorso anche alla Sovrin­tendenza ai Beni architettonici per blindare l’uso solo a scopo editoria­le del­l’i­m­mobi­le. Ma ancora pochi giorni fa l’ipotesi del­la vendita è tornata alla ri­balta. Mf ha raccontato di contatti in corso tra i vertici e l’as­sessorato all’Urba­nisti­ca del Comune per superare - contenziosi a parte davanti al Tar- almeno gli scogli burocratici. E concentrarsi su al­tri tipi di barricate.