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 2012  dicembre 05 Mercoledì calendario

Quei banchieri di sistema che flirtano con la sinistra - Chiamateli «banchieri di sistema», chiamateli al­l’americana «power bro­ker » come piace all’ingegner Carlo De Benedetti, ma tutti (o quasi) i manager dei grandi isti­tuti bancari di casa nostra han­no un trait d’union che li acco­muna e che ha a che fare con il fa­scino discreto del potere: una propensione, una simpatia, un’affettuosità per la sinistra

Quei banchieri di sistema che flirtano con la sinistra - Chiamateli «banchieri di sistema», chiamateli al­l’americana «power bro­ker » come piace all’ingegner Carlo De Benedetti, ma tutti (o quasi) i manager dei grandi isti­tuti bancari di casa nostra han­no un trait d’union che li acco­muna e che ha a che fare con il fa­scino discreto del potere: una propensione, una simpatia, un’affettuosità per la sinistra. Come si concilia Marx con Goldman Sachs e JpMorgan? Generalmente, partecipando a quella specie di noviziato laico che è la fila per votare alle prima­rie. Basti ricordare Corrado Pas­sera e Alessandro Profumo, dio­scuri di Intesa e Unicredit acco­darsi per sostenere Romano Prodi nel 2005. E come ha rivela­to l’ex deus ex machina di Capi­talia ( e poi presidente di Medio­banca e Generali), Cesare Ge­ronzi nel salotto radical-chic di Gad Lerner anche trasforman­do le mura domestiche in un congresso di sezione. «Non so­no andato a votare ma confesso un dibattito in famiglia, mia mo­glie è stata un’accesa renzia­na », ha dichiarato Geronzi allu­dendo alla consorte Giuliana che è anche stata assessore in quel di Marino. Bersani pre­mier? «Sì e me lo auguro». Certo, se il banchiere non avesse vergato assieme a Massi­mo Mucchetti Confiteor , una specie di autocoscienza sul ca­pitalismo di relazione all’italia­na, probabilmente questa corri­spondenza d’amorosi sensi tra la finanza e la sinistra sarebbe ri­masta sotto traccia. O sarebbe stata rinfacciata a Renzi, amico dell’ex Morgan Stanley Davide Serra e crocifisso dai Giovani turchi alla Fassina o alla Orfini. E invece senza la presentazio­ne nella sala Buzzati del Corrie­re della fatica editoriale (con tanto di gotha della finanza in prima fila)non si sarebbe potu­to ascoltare l’ingegner Carlo De Benedetti in persona rinfaccia­re a Geronzi e al nume tutelare di Intesa Giovanni Bazoli «di non esser mai stati banchieri ma power broker ( mediatori po­litici, superlobbysti)». Anzi ri­volto a Bazoli: «Sta lì perché l’ha voluto Andreatta (il grande sponsor di Prodi, ndr ) ma non sa neanche cosa sia una ban­ca ». A Geronzi, invece, ha ricor­dato i tentativi di farsa amare an­che dalla stampa «nemica» pri­ma finanziando all’inizio degli anni ’80 la periclitante Repubbli­ca di Scalfari e Caracciolo «che avevano spolpato la Comit di Francesco Cingano» e ancora non potevano contare sull’Inge­gnere come socio forte. E poi ga­rantendo la sopravvivenza al Manifesto «tanto che Valentino Parlato (fondatore del quotidia­no comunista) temette il falli­mento quando Geronzi lasciò Roma per Milano». Ecco la passione «sinistra» dei banchieri è tutta qui. Un po’ perché sono sopravvissuti alle varie Prime e Seconde Repub­bliche coloro che avevano più dimestichezza con l’anima«so­ciale » della grande Dc. Un po’ perché il capitalismo dei «salot­ti buoni » lo inventò un repubbli­cano come Enrico Cuccia. Un po’ perché la politica continua a essere onnipresente nella vita finanziaria del Paese. «Sono convinto che per conservare l’indipendenzadel Corriere (ve­ro crocevia di interessi: Medio­banca, Fiat, Intesa, Della Valle, ndr ), occorresse mantenere i rapporti col potere politico», ha sottolineato Giovanni Bazoli. Esistono, poi, i casi particola­ri come il sistema-Siena. Ossia una banca, il Monte dei Paschi, che è espressione di una Fonda­zione i cui co­mponenti sono no­minati dalla politica locale, cioè dal Pd e che con la sua attività contribuisce a finanziare un ter­ritorio. La crisi ha messo a ri­schio quel sistema e Mps sta cambiando pelle, ma il fatto che il suo ex presidente Giuseppe Mussari sia presidente dell’Abi (l’associazione bancaria italia­na) è simbolico di come finanza e politica in alcuni casi siano due facce della stessa medaglia. Così come non è un caso che l’uomo nuovo del Monte sia Alessandro Profumo che a tutto l’ establishment non è estraneo. Infine, c’è il «tecno-banchie­re » alias il banchiere prestato al­la politica: il ministro dello Svi­luppo Corrado Passera. A cui la politica, in fondo, non dispiace: «Se ci fossero le condizioni, non mi tirerei indietro», ha detto al­ludendo a un suo impegno in pianta più o meno stabile. Politi­co, ovviamente.