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 2012  dicembre 04 Martedì calendario

Le strade come ai tempi di Stalin Basta un incidente ed è paralisi - È stato un fine settimana da incubo per migliaia di auto­mobilisti russi

Le strade come ai tempi di Stalin Basta un incidente ed è paralisi - È stato un fine settimana da incubo per migliaia di auto­mobilisti russi. Quelli che se la sono vista peggio erano sull’au­tostrada M10, la striscia d’asfal­to che corre fra Mosca e San Pie­troburgo: alcuni di loro, si dice quattromila, sono rimasti bloc­cati per tre giorni mentre i mili­tari e i soccorritori liberavano le strade dalla neve caduta negli ultimi giorni. Il ministero delle Emergenze ha inviato sul posto decine di squadre per risolvere in fretta il problema, i soldati hanno montato cucine da cam­po l­ungo la strada e hanno distri­buito acqua, benzina e caffè, ma la situazione è tornata sotto controllo soltanto domeni­ca. Le temperature sono sotto lo ze­ro nella mag­gior parte del Paese, per que­sto l’in­gorgo ha pre­so la priorità nelle stanze del gover­no. Sulla M10 le code hanno raggiunto i duecento chilome­tri, non c’è stato panico, ma un po’ di rabbia sì. In effetti, il vi­cepremier Dmitri Rogozin ha ammesso ieri che il governo non ha affrontato l’emergenza nel migliore dei modi, dato che la metà delle macchine spazza­neve è rimasta nelle rimesse. Le strade sono un affare estre­mamente serio per il governo russo, il Paese copre circa un ot­tavo delle terre emerse e la rete che collega Mosca al resto della Russia sembra senza fine. L’uni­ca via d’accesso alla capitale passa per il Mkad, un anello lun­go 110 chilometri costruito ne­gli anni Cinquanta. Le sei corsie di questa strada rappresentano il momento peggiore della gior­nata per milioni di russi: non c’è bisogno di neve o di ghiaccio per rallentare il traffico, le code non conoscono stagione, il limi­te di velocità è fissato a cento chi­lometri orari e pochi possono raccontare di averlo mai supera­to. Dal Mkad partono le auto­strade per le altre città della Rus­sia. La M10, quella che è rima­sta paralizzata nel fine settima­na, è fra le più impor­tanti perché tie­ne insieme Mosca e San Pie­troburgo, il secondo centro del Paese. È una rotta commerciale molto battuta, migliaia di ca­mion la affrontano ogni matti­na con i loro rimorchi carichi di merce. Sulla strada si trovano i «café», case di legno che offro­no zuppe calde agli automobili­sti in viaggio. Dietro la porta c’è un lavandino per sciacquare le mani e gli occhi, al bancone sie­de una donna che passa gli ordi­ni in cucina, ogni tanto un gatto miagola in cerca di avanzi: nei «café» s’incontrano pellegrini diretti in qualche monastero nelle campagne russe, camioni­sti fermi per un’ora di sonno, studenti che traslocano verso una nuova città. Magari il pol­pettone non è la scelta azzecca­ta per il pranzo, ma i «café» sono fra i posti migliori per capire co­sa accad­e nelle province di que­sto enorme Paese. Una della au­tostrade più affascinanti è la M4, quella che arriva a Soci, sul Mar Nero, dopo avere attraver­sa­to colline splendide nella Rus­sia meridionale, la strada più te­mibile è la M56, fra Magadan e Yakutsk, nell’estremo oriente: ribattezzata la «via delle ossa», è stata costruita all’epoca di Sta­lin da migliaia di prigionieri dei gulag, oggi è un memoriale a cie­lo aperto per le vittime di quella stagione. Lontani gli anni del comuni­smo, delle grandi opere e dei la­vori forzati, il governo affronta di nuovo il problema delle infra­strutture. Il premier, Dmitri Me­dvedev, ha riunito i ministri po­chi giorni prima che la M10 si bloccas­se e ha chiesto lo­ro un nuo­vo piano per le stra­de russe. Il respon­sabile del­lo Svilup­po regio­nale, Slyu­nayev, ha preso in mano la calcolatri­ce e ha fatto un discorso breve ma efficace. «Facciamo conto di ricostruire 500 chilometri di strade all’anno - ha detto a voce alta - . Sarebbe magnifico se ci riuscissimo, ma di questo passo impiegheremmo circa mille an­ni per finire i lavori». Non è det­to che il governo abbia tutto que­sto tempo a disposizione.