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 2012  dicembre 06 Giovedì calendario

S&P TAGLIA A JUNK IL RATING DI MPS - Standard & Poor’s abbassa il rating di Mps e lo porta a livello junk

S&P TAGLIA A JUNK IL RATING DI MPS - Standard & Poor’s abbassa il rating di Mps e lo porta a livello junk. Lo fa dopo che già lo scorso agosto aveva inciso pesantemente sul giudizio di altri tre istituti italiani, scesi a livello spazzatura, ossia Carige, Bpm e Bper. Questa volta è toccato al Monte dei Paschi di Siena per il quale il rating a lungo termine è passato da BBB- a BB+, con outlook negativo. Il rating a breve termine è sceso da A-3 a B mentre il profilo di credito stand alone (Sacp) è sceso da bb+ a b+. A spingere S&P a rivedere il giudizio sulla banca hanno contribuito diversi fattori, ma principalmente ha pesato l’attuale stato di salute della posizione finanziaria del Monte che rende improbabile, a detta dell’agenzia di rating, un recupero di redditività e un miglioramento sia patrimoniale e sia nel funding. A ciò si combina il fatto che il contesto italiano potrebbe incidere negativamente sull’implementazione del business plan. Nel dettaglio, S&P scrive: «Crediamo che il difficile quadro economico e operativo del mercato italiano aggravino le sfide per Mps di attuare con successo il proprio business plan e mitigare l’impatto negativo sul profilo finanziario di alcuni rischi derivanti da decisioni passate». Come è noto, l’attuazione del piano industriale messo a punto dall’amministratore delegato di Banca Mps, Fabrizio Viola, prevede di raggiungere una redditività del 7% nel 2015. Quanto all’analisi specifica del profilo finanziario, Standard & Poor’s solleva alcuni temi chiave. In particolare, mette in luce l’effetto combinato dei ricavi in calo e dei maggiori costi di rischio. Due elementi che hanno contribuito a ulteriori perdite per 47,5 milioni nel terzo trimestre. S&P si attende tra l’altro che la redditività operativa della banca possa ridursi nel 2013, nonostante gli sforzi per la riduzione dei costi, a causa di un’ulteriore pressione sui ricavi e sul costo dei rischi attesa dall’agenzia. In più, come è noto, Mps ha chiesto strumenti di capitale aggiuntivi per 500 milioni rispetto a quanto aveva annunciato a giugno. Anziché di 3,4 miliardi la richiesta di Monti bond al Governo è stata di 3,9 miliardi. Denari che, in parte, ossia per 1,9 miliardi, il presidente Alessandro Profumo intenderebbe utilizzare per sostituire integralmente i vecchi Tremonti bond. Nel complesso, tuttavia, questi titoli ibridi computabili nel patrimonio di vigilanza Core Tier 1 superano di gran lunga la capitalizzazione dell’istituto che si attesta attorno ai 2,5 miliardi. In ogni caso, allo stato attuale, non ci sono novità sul fronte legislativo rispetto agli ultimi nodi da sciogliere circa le condizioni finanziarie dei Monti Bond, dopo la bocciatura in Commissione bilancio delle recenti novità che prevedevano innanzitutto per le obbligazioni il rimborso anche tramite emissione di altri bond. Infine, Mps ha proposto ai sindacati un accordo quadro sul nuovo piano industriale con l’esternalizzazione di 1.110 lavoratori. I sindacati hanno risposto spaccandosi: la Fisac-Cgil si è detta contraria mentre Fabi, Fiba-Cisl, Ugl e Uilca, pronte invece ad «aprire una fase di serrato confronto».