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 2012  dicembre 06 Giovedì calendario

PORTAS, L’EX FORZA ITALIA CHE PIACE TANTO AL LEADER PD —

Oltre alla politica Giacomo Portas ha due grandi passioni, gli scacchi e il calcio. E in entrambe si dice «molto bravo». Sul campo di pallone ha giocato sempre terzino, un ruolo che gli ha insegnato a «dare l’anima» per la squadra senza l’ambizione di mettere in rete. Con questo spirito il fondatore dei Moderati, marchio tutelato dalla società Jabocacci & Partners per difenderlo dalle mire di Berlusconi, è pronto a «dare una mano» a Bersani: «Se e quando il segretario mi chiederà di metter su una lista per le Politiche io sono pronto, ma non faccio annunci da pistolero che poi, magari, non si realizzano».
Eletto come indipendente del Pd alla Camera, l’onorevole Portas è un esperto di marketing con un passato in Forza Italia, anche se talvolta dimentica di raccontarlo. «Sono moderato, ma non cretino — si presenta —. Mediamente intelligente. La persona più umile del mondo». Nel 2005, tra una tombolata e un giro di bridge, ha fondato con un gruppo di amici un movimento politico che ha come sola ideologia «il buon senso». L’esordio nel 2006 alle comunali di Torino in appoggio a Chiamparino, contro Buttiglione: «Ci voleva del coraggio a chiamarsi Moderati nel centrosinistra... Senza mezzi e senza tv abbiamo preso il 4,5 per cento, dicendo ai torinesi che la nostra segreteria era la città».
Aggregando liste civiche e sventolando i gialli vessilli a ogni evento del Pd, Portas si è conquistato uno spazio di tutto rispetto in Piemonte, dove dice di essere stato determinante per la vittoria di Fassino a sindaco: 9,6 per cento. E poiché mastica di comunicazione, nel 2010 lanciò tale Michele Dell’Utri, che ebbe un pizzico di celebrità come «il candidato che non è parente». La faccia da bravo ex ragazzo, i toni bassi, gli abiti di buon taglio e il vezzo di togliersi gli anni (ne dichiara 50 avendone compiuti 53), Portas il peone ha saputo conquistarsi la stima di Bersani, che lo ha pubblicamente ringraziato per il sostegno alle primarie. «Il segretario mi piace — ricambia — perché riesce a spiegare l’economia anche a mia zia, senza usare termini stranieri». Adesso l’onorevole, che è torinese di adozione ma è nato a Carbonia, in Sardegna, sogna il grande salto alla politica nazionale. Ha arruolato un’ottantina di liste civiche e anche in Transatlantico, da che smaniava per fare «una vasca» con Massimo D’Alema, ha fatto strada: «Se volessi fare un gruppo mio, qui alla Camera troverei tanti di quei parlamentari...». E perché non lo fa? «Voglio restare nel Pd fino all’ultimo. Se invece Bersani mi dice che ha bisogno di metter su tante liste io sono a disposizione. Lo sa che in Italia abbiamo 600 amministratori e che tutti hanno frequentato un corso di formazione?». Diploma da geometra in tasca, Portas è diventato imprenditore aprendo con un amico un call center che lavora anche per il servizio 89-24-24. Apparire gli piace assai, ma poiché sa vendere il prodotto, cioè se stesso, quando parla con i giornalisti non si discosta dall’aurea mediocritas di Orazio: «Leader io? Ma no, meglio "organizzatore" o "punto di riferimento"...».
M. Gu.