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 2012  dicembre 05 Mercoledì calendario

ARANCIA MECCANICA NELLA CASA DI ZAVOLI

[Il senatore-giornalista colpito in viso dai rapinatori e sottoposto alla “roulette russa” con una pistola alla tempia] –
Non voglio raccontare i dettagli di questa storia, ho paura di rappresaglie". Sergio Zavoli parla della notte di terrore vissuta martedì ai microfoni di Radio Capital. Una serata da "Arancia meccanica" per il giornalista, senatore e presidente della commissione di Vigilanza Rai.
Sono passate da poco le sette di sera, quando nella villa di Monte Porzio Catone, un paese di 9 mila anime alle porte di Roma, dove Zavoli vive da quarant’anni, irrompe un gruppo di rapinatori. Sono in cinque, alcuni stranieri, forse dell’Est, altri italiani. Hanno aspettato che i domestici entrassero in casa, li hanno bloccati e minacciati per introdursi nella villa. Il giornalista viene strattonato, minacciato ripetutamente. I rapinatori vogliono sapere dov’è la cassaforte, sono alla ricerca di soldi e gioielli. Zavoli viene colpito al volto col calcio di una pistola, è ferito ma non perde conoscenza. Il senatore, che ha 89 anni, non cede e riesce a imporsi la calma. Ma il momento più drammatico della rapina è quando uno dei malviventi gli punta la pistola alla tempia. Scarrella per far intendere che sta mettendo il colpo in canna. Urla, vuole sapere dov’è la cassaforte, dove trovare i soldi. È un altro rapinatore, dall’accento italiano, accerteranno le prime indagini, a dirgli a muso duro di farla finita. Ho avuto paura, ammette Zavoli, ma “ben governata, anche perché capivo che agivano sulla base di un repertorio per intimidire e impaurire le persone”. Con freddezza il giornalista racconta il terribile episodio della roulette russa. “Erano convinti che al terzo clic sarei svenuto o avrei detto chissà che cosa. Ho capito che era un modo per spaventarmi e mi sono limitato a dire: la smetta con questo giochino, se la rimetta in tasca. E l’altro, un italiano, l’ha preso per un braccio e l’ha portato via”.
Zavoli, nonostante il colpo in pieno volto, sta bene, è stato medicato in ospedale e dimesso dopo qualche ora. “Ho affrontato la situazione con forza, tutto quello che mi accade non mi sorprende molto: in determinati momenti trovo che l’unico modo di pensare quella cosa è di uscirne e come fare. Non mi arrendo mai alla disperazione, né ricorro a grandi astuzie che non avrebbero effetto, se non quello di incattivire ulteriormente gli aggressori”. Unanime la solidarietà della politica. Da Bersani al sindaco di Bologna Virginio Merola, dal presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, a Veltroni e Gasparri, dai dirigenti Rai agli allievi della scuola di giornalismo di Salerno dove Zavoli è presidente. “Siamo sdegnati per l’incredibile violenza a una personalità come Sergio Zavoli, di alta espressione umana, morale e culturale”. Pippo Baudo si affida a un ricordo preciso. “Zavoli è andato a vivere in un posto così isolato, in una villa a Monte Porzio Catone. Mi ricordo che Federico Fellini gli disse in quella villa prima o poi ti uccideranno”. Per la sua vicinanza a Roma e per le sue caratteristiche, Monte Porzio Catone è stato scelto come luogo di residenza di varie personalità, un fatto che da anni ha attirato le attenzioni di bande di rapinatori. “Certo, c’erano stati altri episodi, ma mai con questa violenza”, dice il sindaco della cittadina Luciano Gori, amico di famiglia di Zavoli.