Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 06 Giovedì calendario

NEGLI USA IL GIORNALE AUTOMATICO

[La raccolta delle notizie è quasi del tutto meccanizzata] –
Articoli di cronaca chiavi in mano. Assemblati (la scelta del termine non è casuale) in redazioni delocalizzate in paesi a basso costo. Giornali completamente automatizzati. E venduti a prezzi imbattibili. È questo il futuro del giornalismo?
A Chicago pensano di sì, almeno gli imprenditori che nel 2009 hanno lanciato Journatic.
Specializzata nella produzione di informazioni locali, questa start up ha visto entrare nel proprio capitale (con una quota del 30%) un azionista di tutto rispetto: il gruppo Tribune Company che, guarda caso, possiede anche il quotidiano Chicago Tribune.
Gli uffici di Journatic si trovano proprio al 20esimo piano del grattacielo neogotico del Chicago Tribune. Dalle finestre si gode una splendida vista sulla città e sul lago Michigan. E la redazione del quotidiano è a portata di ascensore. Ma, dice scherzando il numero uno di Journatic, Brian Timpone, «non scendo più ai piani inferiori (nella redazione del Tribune, ndr), i giornalisti mi lancerebbero addosso quello che gli capita a tiro».
Ex reporter televisivo, poi editore di giornali locali, Timpone, 39 anni, non è molto amato nel mondo della carta stampata, dal momento che ha esteso al giornalismo un modello mutuato da altri settori e basato su tre capisaldi: standardizzare il lavoro, automatizzare il più possibile, delocalizzare quello che resta in paesi dai salari ridotti. Il prodotto (nella fattispecie l’articolo pronto per la pubblicazione) viene poi fornito ai giornali locali a prezzi imbattibili.
Le fonti entusiaste. L’automatizzazione e la centralizzazione si applicano fin dalla raccolta delle informazioni locali. «Prendiamo una città americana di 30 mila abitanti», spiega Timpone, «che conta 800 o 900 organizzazioni (attività commerciali, imprese, scuole, chiese, istituzioni municipali, associazioni, circoli sportivi ecc.). Grazie a ricerche sul posto e su internet, identifichiamo le persone che sanno quel che succede all’interno di queste organizzazioni». Journatic le contatta per chiedere loro di inviare informazioni, il più spesso possibile. «In generale», aggiunge Timpone, «le persone sono entusiaste, hanno molta voglia di comunicare».
A oggi più di 150 città americane sono state «mappate» e Timpone spera che saranno 450 entro l’estate 2013. Journatic ha così costruito un database senza uguali che riceve un flusso continuo di messaggi elettronici sulla vita delle città: matrimoni, nascite, feste, decessi, arresti, sentenze del tribunale, sedute del consiglio municipale_ Si estrapola la notizia da questi documenti «grezzi» e la si classifica per tema in uno dei 700 modelli informatici del sistema. Per questa fase, Journatic ha messo a punto un sistema ibrido, basato in parte su software sofisticati in grado di riconoscere i nomi, di ritrovarli nei database, di incrociare i dati e trovare analogie.
La manodopera low-cost. La società ha anche bisogno di lavoro umano per l’aggiornamento del database e, ebbene sì, anche la redazione degli articoli. Ma anche in questo caso Timpone ha trovato la soluzione, mettendo a frutto la potenza di internet e decidendo di ricorrere a manodopera straniera a basso costo. «Ho trovato dei freelance molto competenti in Ucraina, Bielorussia, Brasile, Ghana e soprattutto nelle Filippine», racconta il numero uno di Journatic. Alla fine del percorso i testi sono rivisti e corretti da redattori americani, i quali aiutano anche gli sviluppatori informatici a migliorare i software del sistema, dal momento che l’obiettivo è quello di accrescere progressivamente la parte di lavoro effettuata dalle macchine. In totale Journatic impiega una cinquantina di dipendenti negli Usa e un centinaio di giornalisti all’estero. Una volta giudicato soddisfacente, l’articolo viene inviato a un giornale locale o all’edizione locale di un giornale regionale. In poche ore, dopo il periplo del pianeta, l’informazione ritorna dunque al suo punto di partenza.
Chi sono i clienti. Oggi Journatic conta una quindicina di clienti, tra i quali alcuni quotidiani della Florida appartenenti al gruppo Tribune Company e il Houston Chronicle, per i suoi supplementi dedicati alle città dell’hinterland. Ma Timpone dice di lavorare anche per diversi gruppi editoriali che non vogliono che la cosa si sappia in giro. In totale, consegna ogni settimana circa 5 mila pezzi. Anche il Chicago Tribune all’inizio di quest’anno aveva cominciato a utilizzare i servizi di Journatic per le sue pagine e siti di attualità dedicati alla periferia e alle cittadine della regione.
I licenziamenti. Di colpo il quotidiano aveva licenziato i 25 giornalisti incaricati di coprire il settore. Così giustifica la misura Timpone: «Per mancanza di mezzi il Chicago Tribune copre sempre meno le periferie delle città. Se non si fa nulla, questo servizio alla collettività è destinato a scomparire. Journatic rappresenta l’ultima chance di salvare il giornalismo di prossimità». Timpone rincara la dose affermando che i giornalisti licenziati erano dei neoassunti che guadagnavano 35 mila dollari (circa 27.500 euro) all’anno per scrivere qualche articolo a settimana ricavandolo dai comunicati stampa. Per rimpiazzarli, spiega, Journatic ha fornito fin da subito «880 articoli a settimana, a un costo molto inferiore». In ogni modo, ha aggiunto, «un giornalista che passa il suo tempo a riscrivere dei comunicati stampa merita di essere sostituito da un computer».
La qualità del lavoro. Ben presto però l’idillio con il Chicago Tribune è finito. In primavera alcuni giornalisti di altre testate hanno fatto una serie di rivelazioni su Journatic, accusando un redattore di plagio e altri giornalisti di aver copiato pari pari comunicati stampa firmandoli come articoli originali. All’inizio di luglio il quotidiano ha sospeso la collaborazione con Journatic.
Un fuoriuscito dalla società ha rivelato che i suoi collaboratori guadagnano «in media tra i 2 e i 6 dollari per un testo redatto a partire da un modello generato dal computer e 12 dollari per un articolo che necessita di un approfondimento telefonico. Scrivendo tre articoli al giorno, sei giorni su sette, si arriva a guadagnare al massimo 216 dollari». Decisamente troppo poco per un lavoro di buona qualità.
Il futuro. Malgrado lo scandalo (la ripresa della collaborazione editoriale con il Chicago Tribune è ancora allo studio), Timpone afferma che la maggioranza dei suoi clienti gli è rimasta fedele. Non solo. Journatic ha diversi emuli, tra cui Gatehouse Media, che ha creato un proprio servizio centralizzato e automatizzato di raccolta di informazioni destinate alle centinaia di quotidiani locali, settimanali e free press che il gruppo possiede negli Stati Uniti. E in un altro grattacielo di Chicago una squadra di informatici ha dato vita a una start up, Narrative Science, che commercializza un sistema di intelligenza artificiale molto innovativo, in grado di scrivere in pochi secondi migliaia di articoli, soprattutto di sport e finanza, due settori nei quali l’informazione esiste già sotto forma di dati e numeri «leggibili» dai computer. Uno dei fondatori della società (che vanta tra i propri clienti anche la rivista Forbes), Kris Hammond, ama ripetere che entro i prossimi quindici anni il 90% delle notizie pubblicate sarà generato da un computer.
Giornalista avvisato_