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 2012  dicembre 05 Mercoledì calendario

ELETTRICITÀ, RITORNA IL CARBONE

[Centrali a gas in rosso e usate per i picchi di consumo] –
Sembrava che il carbone fosse ormai condannato a morte. Nero, inquinante, responsabile dell’emissione di una gran quantità di anidride carbonica. Meglio privilegiare il gas per la produzione di energia elettrica. Al punto che, soltanto pochi anni fa, gli esperti erano concordi: il carbone era destinato a scomparire dal ciclo energetico.
A volte, però, quell’elemento imponderabile, che nessun osservatore riesce a decifrare, può avere la meglio.
Così ora succede che l’Europa sta riesumando le centrali a carbone e mettendo in disparte quelle a gas.
Tutto è cominciato con la crisi globale scoppiata tra il 2007 e il 2008. Negli ultimi anni il consumo di elettricità è diminuito e questo ha provocato una discesa dei prezzi. Al contrario, le quotazioni del gas sono rimaste elevate. Stando ai calcoli effettuati da Bloomberg, attualmente una centrale a gas tedesca perde 12 euro a megawattora. Una cifra enorme. Al contrario, bruciare carbone è redditizio. Ecco perché, invece di funzionare tra le 5 mila e le 6.500 ore all’anno come preventivato, la maggior parte delle centrali a gas europee è attiva soltanto per far fronte ai picchi di consumo: un massimo di 2.500-3.000 ore annue. In Germania, addirittura, il colosso E.On avrebbe intenzione di chiudere un impianto che da inizio anno ha operato per sole 87 ore.
Nell’intero continente il consumo di gas è atteso in flessione, nel corso del 2012, a 460 miliardi di metri cubi: si tratta del livello più basso da una dozzina d’anni a questa parte. È tutta un’altra storia per il carbone, le cui importazioni dagli Stati Uniti verso l’Europa sono balzate dell’85% nel primo semestre. Tra settembre 2011 e lo stesso mese del 2012 il consumo di carbone per elettricità in Francia è aumentato del 79%. È il contrario di quello che si auspicava, ha commentato un operatore del settore energetico: ci sono vecchie centrali a carbone che girano a pieno ritmo perché producono utili, mentre sono stati fermati cicli combinati a gas, nuovi di zecca. Così le centrali elettriche del continente emettono anidride carbonica come non accadeva da tempo. Alla faccia dei finanziamenti di Bruxelles all’energia pulita.
In America avviene l’esatto contrario. Il boom del gas di scisto, estratto dalle rocce nel sottosuolo, ha fatto crollare il prezzo di questa materia prima, il cui impiego ha guadagnato terreno rispetto al carbone. Invece in Europa le quotazioni del gas sono legate al petrolio nell’ambito di contratti a lungo termine. Il carbone che gli americani non utilizzano più viene esportato nel Vecchio continente; questa grande richiesta ha fatto scendere i prezzi. Si è anche abbassato il prezzo delle emissioni di anidride carbonica che vengono scambiate tra le aziende.
Un’inversione di tendenza, per il momento, non è attesa. Secondo Thierry Bros, esperto del settore presso la banca francese Société générale, affinché il gas torni competitivo, il prezzo del carbone dovrebbe salire del 50% e quello del gas cedere il 30%, oppure l’anidride carbonica dovrebbe essere quattro volte più costosa. Condizioni che difficilmente si realizzeranno a breve termine.