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 2012  dicembre 04 Martedì calendario

FOLLETTO IN RITIRATA

[Basta vendita porta a porta per il mitico aspirapolvere È l’ennesima sconfitta del «fattore umano»] –
Nell’elenco dei seccatori che possono presentarsi alla vostra porta, il venditore di Folletti non è il peggiore, surclassato dall’ufficiale giudiziario, il vicino paranoico, il fanatico religioso che ha visto la luce (e ne è rimasto accecato), l’inviato della compagnia elettrica che vuol minchionarvi con l’ennesimo profilo tariffario che vi costringerà a usare la lavatrice solo quando Saturno è in congiunzione col vostro segno zodiacale. Ma la notizia è che Vorwerk, la storica ditta che fabbrica il Folletto, per il suo nuovo prodotto, un fantastico robot aspirapolvere che se non state attenti rischia di aspirarvi mentre stesi sul divano aspettate che esca il caffè, comincia a fare a meno della sua catena di venditori porta a porta.
E dunque il simbolo che incarna la filosofia del Folletto dal 1938, l’omino o la donnina umile ma loquace, dimesso ma sicuro di sé, educato ma spavaldo, che suona a tutte le porte spiegando ai malcapitati inquilini come non possano vivere un solo istante di più senza il benefico ausilio di una scopa automatizzata, ecco, costui o costei verrà affiancato da una cosiddetta rete di vendita multichannel, cioè a dire il sito online, i centri autorizzati e persino, umiliazione cocente, i centri commerciali. Per ora si tratta di una parziale esautorazione, non di una soppressione della vendita porta a porta, ma risulta evidente dalle parole del presidente di Vorwerk Folletto, Patrizio Barsotti, che dice di «voler raggiungere una clientela giovane, metropolitana e appassionata di tecnologia», che i rivenditori porta a porta sono adatti a una clientela decrepita, che vive in capanne coperte di frasche e appassionata di tressette col morto. Generazioni estinte.
Eppure quell’omino, quello sparuto attaccabottone, era più simpatico del ragazzotto in divisa che nel reparto elettrodomestici dell’immane centro commerciale vi guarda con aria di sufficienza più adeguata a un nobel in fisica che a un venditore di spremiagrumi. Il venditore di Folletto, infatti, in casi disperati, quando cioè l’inquilino non riusciva in nessun modo a trasformarsi in cliente, giocava non di rado l’asso nella manica: fare pena. Si mostrava in tutta la sua tragica pochezza, costretto a fare un mestiere che lo obbligava a girovagare come un menestrello, che al posto del liuto brandiva però una magnifica lucidatrice, compensato da misteriosi meccanismi di provvigione. Quanti, sbattendo inevitabilmente la porta in faccia ai rivenditori di Folletto, non hanno però versato una lacrima di compassione per quella vita semplice e dura? E quanti, presi da rimorso, non sono scesi per le scale e non hanno firmato, infine, un contratto d’acquisto del diabolico elettrodomestico?
Il famoso fattore umano, il calore del porta a porta, il garbo con cui s’introducevano nelle vostre case fingendo un sincero interesse per il precario stato igienico del salone, evidente segno che del Folletto proprio voi, eravate i clienti ideali, tutto ciò sparirà in favore dell’insipido acquisto online, o dal pellegrinaggio al centro commerciale, che solo un filosofo pazzo poté paragonare a nuove cattedrali gotiche, quando in realtà sono aggiornate caverne dove si acquista sempre un prodotto di modello inferiore a quello ideale, ma superiore alle disponibilità del conto in banca.
Col sistema porta a porta, invece, se si concludeva l’acquisto, la felicità dei contraenti era assicurata, la transazione perfetta, e certo non poteva neanche sfiorarvi l’idea che potesse esistere, su uno scaffale accanto, un Folletto più bello di quello appena fatto vostro. Annullata l’ansia del confronto, la rivalità con altri acquirenti, il trionfo invece del rapporto solitario tra venditore e cliente, quasi un baratto, un patto, più che una vendita.
Tramonta un’epoca, il carrello si fa digitale, la rete di vendita immateriale. Tra un po’, gli elettrodomestici ce li venderanno in sogno, e ci sveglieremo gridando ancora «Non lo voglio! Se ne vada!», madidi di sudore.