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 2012  dicembre 05 Mercoledì calendario

Subisce un improvviso stop l’emendamento salva-Mps all’interno del decreto Sviluppo pensato per evitare un ingresso del Tesoro nel capitale all’8-9% già ad aprile

Subisce un improvviso stop l’emendamento salva-Mps all’interno del decreto Sviluppo pensato per evitare un ingresso del Tesoro nel capitale all’8-9% già ad aprile. Ieri la nuova formulazione sugli aiuti di Stato è stata bocciata in commissione Bilancio del Senato. La commissione ha chiesto una relazione tecnica dell’esecutivo sulla norma, avendo ravvisato problemi di copertura finanziaria per i 3,9 miliardi che via Venti Settembre deve mettere a disposizione della banca senese. Per i banchieri Alessandro Profumo e Fabrizio Viola si tratta di un nuovo inciampo nella strada — che si sta rivelando quanto mai tortuosa, visto che si parla di Monti bond da ormai sei mesi — per ottenere gli aiuti statali e rientrare così nei parametri patrimoniali stabiliti dall’autorità bancaria europea (Eba). Il deficit di 3 miliardi calcolato dall’Eba risale ormai a settembre 2011, dal punto di vista della finanza quasi un’era geologica fa, ed è legato alla svalutazione degli oltre 21 miliardi di Bot e Btp che Mps ha nei suoi forzieri determinata dall’impennata degli spread, adesso invece in discesa (ieri 303 punti). La nuova norma serviva a superare il «no» della Commissione Ue al vecchio schema dei Monti bond: per Bruxelles si trattava di «aiuto di Stato» perché prevedeva che la banca, qualora non avesse potuto pagare gli interessi sui bond con gli utili, avrebbe potuto girare al Tesoro azioni della banca valutate a patrimonio netto. Per la Ue invece andavano calcolate al prezzo di mercato, oggi molto più basso del primo (in sostanza al Tesoro sarebbero andate più azioni). Così era stato escogitato in Senato un meccanismo in base al quale Mps poteva scegliere tra azioni a prezzi di mercato oppure con ulteriori Monti bond, dunque senza far diventare azionista il Tesoro. A fare uscire Mps dal limbo ora potrebbe essere il governo: fra le ipotesi, un reinserimento nel maxiemendamento atteso prima del voto di fiducia.