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 2012  dicembre 03 Lunedì calendario

LA TV DIVENTA SOCIAL

[L’Auditel adesso no basta più si vince su Twitter e Facebook] –
Tornare a casa, accendere la tv, scegliere il programma da vedere. Non basta più. Perché poi si twitta. Per intervenire sugli argomenti trattati dai talk show, per salvare o condannare le scelte legate alle gare musicali, per valutare qualità e utilità degli approfondimenti culturali e sportivi. La tendenza è palese: la televisione italiana diventa sempre più social, cerca sempre più l’integrazione con la Rete e in particolare con i social network. Così gli strumenti tradizionali usati per valutare e misurare l’ecosistema televisivo diventano sempre più obsoleti. Addio Auditel, benvenuti Twitter e Facebook. Certo, non si tratta di una rivoluzione, di un cambiamento repentino. Ma la riforma è già in atto: il pubblico è sempre più “attivo” e utilizza social network e affini per interagire con conduttori e ospiti dei programmi. Ed è proprio “l’audience attiva” il parametro principe che oggi guida le scelte degli inserzionisti pubblicitari.
Questa storia ha già le sue pietre miliari: da
#il più grande spettacolo dopo il lweekend, la trasmissione con cui Fiorello, giusto un anno fa, ha sdoganato per il grande pubblico il territorio dei tweet e degli hashtag, fino al recente confronto su Sky tra i candidati alle primarie del centrosinistra. Poi il Festival di Sanremo del 2012 e ognuna delle puntate di X Factor.
Migliaia di commenti in diretta, lo spettatore che si trasforma da entità “metà uomo metà divano” a una presenza che partecipa, utilizzando smartphone e tablet. «Il confronto dei candidati alle primarie su Sky è stata la trasmissione italiana più commentata in tempo reale sui social network», ci dice Vincenzo Cosenza di Blogmeter.it uno dei portali dedicati all’analisi delle mutazioni che i social network generano nel mondo della comunicazione. Una trasmissione che ha segnato un punto di non ritorno: «Il telespettatore passivo è morto. Nel senso che chi guarda la tv tenderà sempre più a reagire condividendo le proprie impressioni con i propri contatti. Commenti che le televisioni, ma anche i politici, non possono non ascoltare», continua Cosenza.
E non si tratta solo di un modo per avvicinare e coinvolgere gli spettatori. Le grandi reti televisive sanno oramai che il palinsesto più appetibile dal mercato pubblicitario è quello che contiene una programmazione ad alto grado di audience attiva, di partecipazione. Insomma,
l’Auditel perde ragione sociale? «No, Twitter non può ancora sostituirlo. Certo l’Auditel non è più all’altezza dei tempi. Ma i social network non hanno ancora la capacità di valutare i contatti reali», dice Carlo Freccero, direttore di Rai4 e tra i maggiori esperti italiani di comunicazione televisiva. Non solo. Dal punto di vista quantitativo, gli spettatori che usano i social network sono ancora «una piccolissima parte». Detto questo, «Twitter e i social sono un valore aggiunto per capire il grado di interattività dei programmi». E per Freccero, il punto è che oggi «non è ancora totalmente compiuta l’ibridazione attiva tra tv e computer. Viviamo ancora in un regime di consumo separato. Questo perché l’Italia non è ancora un Paese del tutto digitalizzato». Insomma, i social network «servono a stabilire che grado di audience attiva possiamo raggiungere: ed è proprio il programma con maggior audience attiva quello che diventa più desiderato dalla pubblicità ». Uno scenario che però resta legato all’evoluzione tecnologica del pubblico italiano: «L’integrazione tra Auditel e social media può essere significativa solo nel momento in cui tutti gli spettatori saranno in possesso di una smart tv» conclude Freccero.
Quella che però già si profila all’orizzonte è una mutazione genetica non solo del modo in cui sarà strutturata l’offerta televisiva, ma anche del ruolo stesso che sarà “affidato” all’utente. Per David Ghilardello, fondatore di TVeet, portale che tra le sue attività ha quella di stilare una classifica degli show che hanno maggior impatto sui social network, «il mezzo televisivo sarà costretto a ripensarsi adattandosi alle necessità dello spettatore di oggi, ridefinendo i concetti alla base di un ormai vecchio modo di fare televisione ». In questa fase, il ruolo di Twitter sarà quello «di fornire, per la prima volta in modo oggettivo, in real-time e senza intermediari, un canale di collegamento tra chi il contenuto lo fruisce e chi lo produce ». E, in prospettiva, sarà il telespettatore il nuovo “contenuto” prodotto dalle trasmissioni. Questo perché «in un contesto dove l’interazione diventa anch’essa contenuto e genera valore, il vero re della televisione lineare, a maggior ragione se in diretta, sarà sotto diversi aspetti proprio chi guarda in modo consapevole, attivo», conclude Ghilardello.
Non resta che aspettare. E prepararsi a essere sempre più al centro del grande schermo. Sostituendo il caro vecchio telecomando con il proprio smartphone.