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 2012  dicembre 03 Lunedì calendario

ROMA —

Afferma il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella: «È essenziale che qualsiasi selezione sia imparziale e trasparente. Per garantire questo ho scelto di non avere alcun contatto con i membri della Commissione. Comunque la si voglia pensare sono certo che la Commissione abbia selezionato i candidati più meritevoli».
Non abbiamo alcun dubbio che sia andata esattamente così. Al tempo stesso, scorrendo l’elenco dei vincitori del concorso per cinque funzionari a tempo determinato (l’incarico ha durata quadriennale) bandito dall’Autorità garante della concorrenza, è impossibile che l’occhio non cada su un nome: Marco Lo Bue. Si è classificato al quarto posto, ma è il più giovane dei cinque. È nato a Palermo il 9 maggio 1984 e a dispetto dei 28 anni di età è già avvocato. La sua pagina su LinkedIn lo presenta come «avvocato presso lo studio legale Pitruzzella». Nientemeno. Evidentemente, però, si deve trattare di una semplice aspirazione. «Marco Lo Bue — precisa infatti il presidente dell’Antitrust — non ha mai svolto l’attività di avvocato presso il mio ex studio ma solo, come tanti altri giovani laureati ogni anno, una buona parte del praticantato necessario per sostenere l’esame professionale. Peraltro non mi risulta che eserciti l’attività di avvocato». Aggiunge Pitruzzella: «Ovviamente lo conosco, perché nel 2009 sono stato per un periodo suo tutor nel ciclo di studi per il conseguimento del dottorato. Conosco, com’è noto, anche il padre con il quale ho fatto per circa un anno regate su una barca posseduta in società e di cui ho ceduto da tempo la proprietà». Tutto verissimo.
Il padre di Marco Lo Bue si chiama Giovanni Lo Bue. È uno dei componenti del Consiglio di giustizia amministrativa della Regione siciliana, omologo del Csm per i magistrati amministrativi della Sicilia. Si tratta di un membro cosiddetto «laico», come tutti quelli nominati in questi organismi dal potere politico. Nel suo caso, la Regione.
Insieme a Lo Bue senior, Giovanni Pitruzzella possedeva dal marzo del 2010 una società battezzata Vela e Natura. Lui aveva il 55 per cento, il padre di Marco Lo Bue il restante 45. A Vela e Natura avevano intestato la loro barca da regata: una passione formidabile per entrambi. Finché Pitruzzella è stato nominato dal presidente della Camera Gianfranco Fini e da quello del Senato Renato Schifani (con il quale vanta una lunga conoscenza cementata dalle comuni radici palermitane) presidente dell’Antitrust. A quel punto ha dovuto liberarsi di ogni potenziale conflitto d’interessi, dallo studio d’avvocato alle partecipazioni azionarie. Ha ceduto la quota della società di consulenza Project consulting che aveva costituito tre anni fa con Angelo Cuva, consigliere del presidente del Senato Schifani «in materia di analisi e monitoraggio degli andamenti della finanza pubblica statale». Ha rinunciato al 25 per cento della società di servizi Socrate srl. Ha dismesso anche il 23 per cento di una terza azienda di consulenze della quale era azionista, la Officina Italia, di cui possiede una quota identica alla sua Lara Biagia Firrarello, figlia minore di Giuseppe Firrarello detto Pino, potentissimo esponente politico del Catanese, senatore del Popolo della Libertà e contemporaneamente sindaco di Bronte. Infine (immaginiamo con il dolore più grande) si è disfatto della partecipazione nella società della barca. Tutto è successo il 25 novembre 2011, quattro giorni prima del suo insediamento all’authority. E chi ha comprato il suo 55 per cento di Vela e Natura? Marco Lo Bue, il giovane figlio del suo socio di regate, che un annetto dopo avrebbe poi vinto il concorso da funzionario all’Antitrust con l’ottimo punteggio di 81,20 su 100.
Dopo aver spiegato la natura dei suoi rapporti di conoscenza con i Lo Bue, Pitruzzella dice: «Non credo di poter impedire ai tanti ragazzi che ho conosciuto nel corso della mia attività di professore universitario, molti dei quali bravissimi, di partecipare a concorsi dell’Antitrust. Lo riterrei irragionevole e ingiusto, una sorta di discriminazione al contrario oltre che tecnicamente impossibile. Piuttosto», ripete, «è essenziale che qualsiasi selezione sia imparziale e trasparente». Da qui la decisione di non aver contatti con la Commissione che ha valutato i candidati.
Il ragionamento non fa una grinza. Ma con tante opportunità che, siamo sicuri, si offrono a un giovane e brillante avvocato come Marco Lo Bue, la scelta doveva cadere proprio su un concorso da funzionario all’authority presieduta dal suo ex tutor e amico di suo padre, al quale aveva per giunta comprato un anno prima la quota della barca?
Sergio Rizzo