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 2012  novembre 27 Martedì calendario

«Così si muovono i poteri forti» Geronzi svela 30 anni di trame - Il libro, bisogna dirlo subito, è decisamente per addetti ai la­vori

«Così si muovono i poteri forti» Geronzi svela 30 anni di trame - Il libro, bisogna dirlo subito, è decisamente per addetti ai la­vori. Una lunga intervista (ma è qualcosa di più) realizzata dal giornalista Massimo Mucchet­ti a Cesare Geronzi. Confiteor (Feltrinelli, 362 pagine) è il tito­lo. Più che di una confessione è una piccola battaglia da punti di vista diversi e che tali riman­gono fino all’ultima pagina su­gli ultimi trent’anni del salotto buono della finanza. La parte più noiosa è quella storica, del­l’ascesa e della carriera del ban­chiere romano: si può saltare a piè pari. Fulminanti invece i ca­pitoli più recenti che riguarda­no «la congiura di Generali» che portò, appunto all’estro­missione di-Geronzi dalla presi­denza della prestigiosa compa­gnia assicurativa triestina, e tut­ti i passaggi che ri­guardano gli attuali manager di Medio­banca e le diverse battaglie delle suc­cessioni al Corriere della Sera . Mettiamo subito le cose in chiaro. Ge­ronzi dice ciò che gli è sempre stato attri­buito: non sopporta i ragazzi di Medioban­ca, e in specie il suo amministratore dele­gato, Alberto Nagel. È piuttosto abile su Della Valle. Fu in fon­do proprio Mr Tod’s a iniziare la danza contro il banchiere di Marino. Ma in modo sottile e dunque sprezzante Geronzi ri­tiene che «più che un mandan­te sia un mandato ». Il ruolo deci­sivo per la sua estromissione dalle Generali l’avrebbero però avuto i ricchi signori della De Agostini, ca­pitanati da Lorenzo Pellicioli. Geronzi racconta per filo e per segno (e per addetti ai lavori, appunto) co­me e dove nasce quel disegno. E tutti i con­flitti di interesse che l’ex gruppo editoriale avrebbe alimentato con Generali:dall’ac­quist­o e rivendita del­le assicurazioni Toro, ai rapporti con finan­zieri stranieri. Il mes­saggio che vuol man­dare è semplice (e probabilmente su questo il punto di vista con l’in­tervistatore non diverge): la to­tale inadeguatezza di Medio­banca ad affrontare le sfide del futuro e la crisi del presente. Qualcosa di simile, ma per stra­de terze, lo stesso Mucchetti ha indirettamente sostenuto, par­lando della necessità di fonde­re Unicredit e Intesa: ipote­si che poi azionisti e ma­nager delle banche inte­ressate hanno definito inesistente. Un banchie­re- soprattutto uno co­me Geronzi- che parla è un evento raro, raris­simo: da non perde­re tutto il tira e molla per la successione al­la seconda direzio­ne di Paolo Mieli dal Corriere . E i pranzi e gli incontri. Un capi­tolo di ricostruzioni che il Geronzi di ieri avrebbe sdegnosamen­te rifiutato anche solo di accennare. Ma og­gi è tutto scritto. Con quel favoloso incontro tra Mon­tezemolo e Nanni Bazoli, Ge­ronzi artefice, per perorare la causa di Carlo Rossella alla dire­zione del Corrierone. Ma per un non addetto ai lavori emer­ge un impasto mal lievitato. È difficile capire dove inizia la ve­rità e dove finisca la rivendica­zione, è impossibile capire quanti dettagli siano stati occul­tati e quanti ingigantiti. Resta un affresco di quell’Italia delle relazioni, in cui tutto si tiene. In cui l’attuale ministro Passera entra nella stanza di Nanni e di­ce: ma già che ci siamo teniamo­ci Mieli. In cui Della Valle, gran­de sponsor della candidatura dei Rossella, non si sarebbe ne­anche presentato al cda di Rcs, in cui poi alla fine e all’unanimi­tà passò il candidato di Bazoli, e cioè Ferruccio de Bortoli. Leggi il libro di Geronzi inter­vistato da Mucchetti e poi pensi che quella Rcs e quei banchieri e quegli advisor e quegli interes­si e quei politici e quei ministri e tutto quello che volete voi ci hanno consegnato un gruppo editoriale che in nove mesi ha bruciato quasi 400 milioni. Sí certo, il solito qualunquismo da quattro soldi. Ma dopo 360 pagine di trame, in fondo ti vie­ne in mente che in tutte le parti del mondo la finanza è secreti­ve . Ma piccolina e circoscritta come la nostra, non ce n’è.