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 2012  novembre 26 Lunedì calendario

I GIUDICI «DISTACCATI» DEVONO TORNARE NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Per almeno 38 magistrati si profila, seppure non immediatamente, un rientro nei ranghi. Per una serie di altri si tratta, invece, di vedere quanto estesi saranno i vincoli imposti dalla legge anticorruzione – in vigore da dopodomani – a chi è fuori dalla magistratura da almeno dieci anni. Il raggio d’azione delle nuove norme si potrà capire meglio non appena gli esperti si daranno da fare per interpretarle, visto si prestano a più di una lettura.
Per ora di certo c’è che 3 magistrati amministrativi e 35 ordinari, attualmente fuori ruolo, hanno lasciato da almeno dieci anni le aule dei tribunali. Per quanto riguarda i primi, a ricadere nei nuovi parametri sono i consiglieri di Stato Antonio Catricalà, sottosegretario della presidenza del consiglio, e Claudio Zucchelli, capo del dipartimento degli affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi, nonché Italo Volpe, magistrato Tar, che dirige l’ufficio legislativo del ministero delle Finanze.
Questo non significa che i tre giudici amministrativi siano gli unici con un fuori ruolo di lungo corso. Sicuramente, infatti, ad aver accumulato un decennio e più di lavoro all’esterno di Palazzo Spada o dei tribunali amministrativi ci sono altri quattro magistrati – il presidente del Consiglio di Stato Giancarlo Coraggio, il presidente aggiunto Giorgio Giovannini, il presidente di sezione Riccardo Virgilio e il consigliere Alessandro Botto – ma al momento nessuno si trova fuori ruolo. C’è da pensare che per loro non ci sia più possibilità di lasciare, seppure temporaneamente, la magistratura. La questione, però, non è pacifica, perché il vincolo del decennio potrebbe non avere effetto retroattivo e, dunque, applicarsi solo a chi è ora nella posizione di fuori ruolo o lo sarà in futuro.
Ben più esteso è, invece, l’elenco con cui si trova a che fare il Consiglio superiore della magistratura: per 35 magistrati, infatti, il decennio di fuori ruolo è già scoccato. A questi potrebbero (il condizionale è, però, d’obbligo, per le medesime considerazioni fatte sopra) aggiungersi quelli che, pur essendo ora al lavoro in tribunale, in passato hanno già accumulato un periodo fuori dalla magistratura di almeno dieci anni. In un caso e nell’altro, il mistero avvolge l’elenco delle toghe in queste condizioni. Il Csm, infatti, ha ritenuto di non rendere pubblica la lista (si veda l’articolo a fianco).
Per quanto riguarda, invece, la Corte dei conti e l’Avvocatura dello Stato, nessuno degli attuali 21 fuori ruolo (dieci tra avvocati e procuratori statali e 11 giudici contabili) si trova nella situazione di dover lasciare l’attuale incarico.
Comunque, anche per i 38 magistrati "ultradecennali", il rientro nei ruoli di appartenenza non è immediato. Potranno, infatti, continuare a svolgere l’attività esterna fino al termine dell’incarico o, nel caso non esista una scadenza, fino a novembre 2013.
La questione, tuttavia, non finisce qui. Le nuove disposizioni (commi da 66 a 74 della legge 190/2012) prevedono, infatti, che da mercoledì tutti i magistrati e gli avvocati e procuratori dello Stato che rivestono un incarico esterno, nazionale o internazionale, in posizione apicale o semiapicale, debbano essere collocati fuori ruolo. E qui si pone un duplice problema, ancora senza risposta: quali sono le posizioni «apicali o semiapicali»? Per esempio, quelle dei capi degli uffici legislativi dei ministeri sono da ritenersi tutte tali? Se così fosse, diversi togati che ora svolgono il doppio lavoro (tribunale e ministero), sarebbero costretti a lasciare, seppure in via temporanea, la magistratura. Con ricadute sull’attività degli uffici giudiziari e i tempi delle cause. C’è, poi, il problema dei tetti ai fuori ruolo: tutte le giurisdizioni ne hanno uno. Ma se la collocazione fuori dagli uffici si estende anche a chi ora gioca su due fronti, quei tetti rischiano di saltare. È il caso, in particolare, della magistratura amministrativa.