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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

LA GUERRA DEI VULCANI

Sessant’anni e passa fa un terremoto d’amore e di soldi scosse le Eolie e l’Italia attraversando l’oceano: fu la fortuna dei rotocalchi e la rovina di una famiglia e di due case di produzione cinematografica. Il trio Rossellini, Bergman, Howard Hughes contro una Magnani ferita in cerca di rivalsa e un gruppo di nobili siciliani innamorati del proprio mare.
Per la stampa dell’epoca fu “La guerra dei vulcani”, titolo scelto da Francesco Patierno – regista di Pater familias e Cose dell’altro mondo – per il documentario in cui racconta la lavorazione di Stromboli e Vulcano, un incrocio di cinema, amori e fallimenti alla mostra del cinema di Venezia il 1 settembre e subito dopo ai festival di Toronto, Londra e New York. Le immagini di repertorio che aprono la storia sono le prime riprese subacquee mai realizzate, frutto di un’invenzione della Panaria film, una piccola casa di produzione siciliana creata dall’aristocrazia messinese decisa a scoprire il sommerso del suo blu marino. Francesco Alliata di Villafranca e Renzo Avanzo, cugino di Rossellini e marito della sorella di Luchino Visconti – perché il neorealismo appassiona l’élite – inventano una scatola subacquea in cui imprigionare e proteggere la macchina da presa: Alliata, in rigida apnea, la manovra e i suoi compagni cacciano le prede. Quando deciderannodigirareVulcano,ilcongegnoè perfezionato: ci si può immergere per più di un minuto senza rischiare l’asfissia.
ANCHE IN Stromboli vengono girate scene di caccia tra le onde, ma questa volta è il sangue dei tonni in primo piano a colorare di un grigio scurissimo la celluloide e procurare un piccolo svenimento alla Bergman, che dopo Casablanca, Notorius e un Oscar aveva lasciato Hollywood per l’astro nascente del neorealismo. Se l’incendio che devastò nel ’48 la Minerva, produttrice di Roma città aperta, avesse bruciato la famosa lettera che la diva svedese indirizzò al regista offrendogli, con un candore modesto velato di malizia, il talento di un’attrice che in italiano sapeva dire solo “ti amo”, Stromboli sarebbe stato interpretato dalla Magnani e prodotto dalla Panaria. Ma Rossellini – nel documentario veneziano (prodotto da Andrea Patierno con Rai Cinema) mostrato come il borghese romano affascinante quanto inaffidabile che fu – non resiste alla tentazione di coinvolgere quella star dal fare altero e dalla bellezza smagliante ma più pacata delle occhiaie profonde di Nannarella. Di getto si precipita a New York e le propone il soggetto. La vuole a tutti i costi e la blandisce con regali costosissimi acquistati con denaro che non esita a chiedere in prestito anche al marito-manager della diva. A pagare le riprese sarà Howard Hughes, il miliardario eccentrico di Aviator di Scorsese, che aveva da poco acquistato la Rko per distribuire Giovana D’Arco proprio in omaggio alla Bergman, che corteggiava, inutilmente, da tempo.
LO SBARCO dell’attrice alle Eolie è seguito dalle telecamere di tutto il mondo: cammina mano nella mano con Rossellini nonostante un marito lasciato negli States e una figlia ancora bambina. È scandalo. La Magnani è fuori di sé, la Panaria vede sfumare un progetto su cui aveva puntato quasi tutto. E reagisce: girerà un altro film nell’isola che occhieggia: Vulcano, appunto. Anche qui, con un tocco hollywoodiano: a sostituire Rossellini viene chiamato infatti William Dieterle regista , affidabilissimo, che terminerà le riprese senza sforare di un solo giorno i tempi. Sull’altro set, invece, la troupe minaccia di ammutinarsi: i fondi scarseggiano perché Hughes ha stretto la borsa irritato dai ritardi del regista italiano. Uno degli ispettori che manda dall’America per controllare le riprese morirà ruzzolando dentro la bocca del cratere. Una fine che rischia anche la “spia” spedita sullo stesso vulcano dai nobili siciliani della Panaria. Vogliono la sceneggiatura del film, quella che avevano iniziato a scrivere insieme i due cugini . Ma non esiste: Rossellini usa solo un canovaccio e l’infiltrato è presto scoperto e inseguito tra le sciare della montagna dalla troupe e da un gruppo di isolani inferociti.
QUANDO arriva la parola fine per entrambe le pellicole, la guerra è ancora in atto: la prima di Vulcano è interrotta da un guasto e poi dall’Ansa che annuncia la nascita di Robertino, primo figlio della coppia Bergman-Rossellini, che si prende tutta l’attenzione della stampa. A Stromboli non andrà meglio: Venezia l’accoglie tiepidamente, il film non convince. I due titoli non incassano e la Panaria, che vuole continuare a produrre, ipoteca la pellicola di Vulcano per girare La carrozza d’oro sempre con la Magnani e la regia di Jean Renoir. Un altro flop che la porterà al fallimento: il principe Alliata lascerà per sempre il cinema avviando un’industria di gelati. La Rko ne uscirà indenne, ma Rossellini, entrato come co-produttore, finirà quasi sul lastrico. Un caso di scuola, non l’ultimo, di un disastro di straordinario successo mediatico.