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 2012  agosto 29 Mercoledì calendario

MAXIPERDITA PER MPS, LO STATO SARÀ SOCIO

Le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi circa una maxiperdita semestrale per Mps hanno trovato ieri ampia conferma. L’istituto senese ha presentato i conti della prima metà dell’anno e il risultato, negativo, è stato persino più ampio delle previsioni. Il rosso si è attestato a 1,617 miliardi di euro, rispetto all’utile netto di 261,4 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. A far precipitare i conti della banca sono state le svalutazioni su avviamenti e attivi finanziari per 1,574 miliardi. Galeotta la fusione di Banca Antonveneta. Monte Paschi così si è trovata costretta a calcare la mano sul piano industriale triennale approvato lo scorso giugno e ha dovuto far calare la mannaia anche sulla sua società di recupero crediti. «Dobbiamo razionalizzare il sistema distributivo e fare delle scelte. O le facciamo e cerchiamo di stare in piedi o a un certo punto non ci stiamo più», ha detto ieri secco il presidente Alessandro Profumo. La situazione per l’istituto toscano è dunque molto tesa anche se restano ampi margini di recupero, come ha dimostrato l’andamento in Borsa del titolo in queste ultime settimane.
Con questi risultati di periodo però, se confermati a fine anno, si avvicina l’ingresso dello Stato nel capitale Mps, non essendo la banca in grado di pagare gli interessi sul prestito e sui Tremonti bond da 1,9 miliardi. La conversione del debito in azioni dovrebbe portare il Tesoro a detenere una quota rilevante del capitale di Monte Paschi. Secondo alcuni calcoli effettuati dagli analisti lo Stato potrebbe arrivare a detenere dal 2 al 7% del capitale. C’è poi l’incognita dei “Monti bond”. Come ha ricordato ieri l’amministratore delegato della banca, Fabrizio Viola, la sottoscrizione da parte del Governo di queste speciali obbligazioni «è condizionato all’approvazione della Commissione Europea», la quale deve giudicare sulla compatibilità del decreto legge con la legislazione europea. L’operazione dovrebbe prevedere l’emissione di 3,4 miliardi di nuovi bond, da concludersi «entro il 31 dicembre 2012». Questa nuova iniezione di cash servirà, per 1,5 miliardi, a coprire la carenza di capitale ai fini Eba. Intanto il consiglio di amministrazione della banca senese ha convocato l’assemblea straordinaria per il 9 e 10 ottobre (in prima e seconda convocazione) per deliberare, si legge in una nota, un aumento di capitale «anche attraverso l’emissione di obbligazioni convertibili ai sensi dell’articolo 2420-ter del Codice Civile, per l’importo massimo complessivo di 1 miliardo di euro, il tutto in esclusione del diritto di opzione degli azionisti esistenti».
Questo comporterà dunque una riduzione del peso della Fondazione nel capitale della banca, come già aveva lasciato intendere Profumo, scatenando gli acquisti sul titolo in Piazza Affari. Il presidente non ha nascosto l’amarezza per come è stato finora gestito lo storico istituto: «La qualità della gestione precedente non è stata buona perché altrimenti non avremmo dovuto chiedere 3,4 miliardi allo Stato».
Polemiche a parte i prossimi sei mesi saranno determinanti per decidere il destino di Mps. Quattrocento filiali da tagliare e migliaia di posti di lavoro in bilico potrebbero non bastare a rimettere rapidamente in carreggiata la banca. Per dimostrare piena consapevolezza del momento, il top management ha voluto contribuire ai sacrifici chiesti ai colleghi rinunciando ai compensi extra deliberati ieri dal cda.
Così l’ad Viola, il vice presidente, Marco Turchi, e il vice presidente, Turiddo Campaini, hanno rinunciato rispettivamente a 400 mila euro lordi annui (indennità di posizione), Turchi alla remunerazione di 85 mila euro annui spettante in qualità di vice presidente, Turiddo Campaini al compenso annuale di 65 mila euro riconosciuto per la carica di vice presidente. Questo dopo che lo stesso Profumo aveva rinunciato all’emolumento annuo di 440 mila euro.