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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

L’ANNO NERO DEL TOSCANACCIO PERDE SOLDI PER COLPA DEL PD

Chissà se l’apparizione alla festa del Pd è servita a sciogliere le incomprensioni o a trovare qualche buon appoggio. Certo è che Roberto Benigni nell’ultimo anno ha avuto un diavolo per capello proprio per colpa degli amministratori del partito di Pier Luigi Bersani. Il 2011 per il comico toscano è stato un anno di guai incredibili, e la responsabilità in gran parte è dovuta al sindaco di Terni, al presidente della provincia di Terni e al presidente della Regione Umbria. Tutti fedelissimi di Bersani, che hanno complicato la vita in ogni modo possibile a Roberto, sua moglie Nicoletta Braschi e il principale socio (l’Italian Entertainment group di Diego della Valle e dei produttori De Laurentis) insieme a cui controlla gli studios di produzione cinema e tv Papigno a Terni. Benigni e Braschi hanno attraverso la loro Melampo cinematografica il 40% di Cinecittà Papigno dopo che la maggioranza è passata nelle mani di Della Valle e dei De Laurentis. È lì che il comico però ha portato alcune sue grandi produzioni, e ancora adesso c’è traccia nei magazzini del passaggio della non fortunatissima avventura di Pinocchio. A magazzino sono ammortizzati ancora per 75 mila euro i costosissimi costumi del burattino cinematografico. Dopo quella produzione per altro gli studios sono stati utilizzati al lumicino: colpa della costruzione del viadotto della Valnerina a pochi metri da lì, decisa dagli enti locali, che ha reso quasi sempre impossibili per il rumore le produzioni nel sito.
L’ultimo anno Benigni e soci hanno dovuto affrontare una sfortuna non proprio invidiabile. I lavori di sono prolungati, e gli studios sono rimasti fermi a lungo. Siccome i guai non vengono mai da soli, ha staccato la spina la Umbria Film commission che co-finanziava le produzioni in loco. Non solo: il comune di Terni che è proprietario delle strutture (dove Benigni e soci sono in affitto), ha deciso di ristrutturarle. Poi ha finito i fondi a disposizione e ha lasciato i lavori incompiuti: perfino una stanza non completata che appare diroccata come dopo un terremoto.
Non basta? Le grandi tv hanno tagliato i budget della fiction, e così anche da lì lavori ridotti perfino nelle poche finestre in cui le ruspe del viadotto si fermavano. In compenso si è svegliata Equitalia, che ha inviato una bella cartella esattoriale con 33.613 euro da pagare entro la fine del giugno scorso, più sanzioni e interessi. Oltre a questa restano circa 20 mila euro da pagare per la rateizzazione di cartelle precedenti. Altra tegola. Ma non è finita. Il povero presidente della società, Lamberto Mancini, ha altri guai che così ha raccontato ai suoi azionisti Benigni e Della Valle: «La zona appartenente al sito industriale di Papigno, ma divisa dagli studi perché esclusa dal contratto di concessione, è stata più volte negli ultimi anni oggetto di furti di rame ad opera di ignoti che, spesso, approfittando della scarsa consistenza della recinzione divisoria, si sono introdotti anche negli studi danneggiando e/o sottraendo indebitamente beni e, a volte, mettendo a rischio anche l’incolumità del nostro personale di presidio: Abbiamo ogni volta segnalato la necessità di una perimetrazione più sicura del sito al Sindaco e all’Assessore al Patrimonio di Terni, con scarsi risultati». Almeno i carabinieri sembrano non averla presa sottogamba: in due blitz l’anno scorso hanno arrestato cinque stranieri dell’Est Europa pizzicati in flagrante grazie alle denunce dell’amministratore di Benigni & c.
Lo stesso Mancini di fronte a tanta sfortuna racconta di averle provate tutte agganciando sindaco, presidente della provincia e amministratori della Regione Umbria. Quelli lo hanno convocato a un tavolo tecnico per la soluzione dei problemi e da un anno lo stanno menando per il naso senza nulla fare: «Appare evidente», scrive il poveretto, «come il percorso sia ancora alle fasi preliminari, e quindi non sia pronosticabile il momento del suo eventuale esito positivo». Chissà se Benigni è riuscito ad entrare ora nel cuore di Bersani davvero, tanto da fargli mettere in riga i suoi amministratori locali…