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 2012  agosto 29 Mercoledì calendario

Antidivo, elegante e artista L’interprete che vale doppio - L’attore. L’attore e basta. Senza cedimenti al gossip, al glamour, al fashion e a tutte quelle inflessio­ni angl­ofile che alimentano fri­voli retroscena e pettegolezzi buoni per la stampa a cac­cia di effimero

Antidivo, elegante e artista L’interprete che vale doppio - L’attore. L’attore e basta. Senza cedimenti al gossip, al glamour, al fashion e a tutte quelle inflessio­ni angl­ofile che alimentano fri­voli retroscena e pettegolezzi buoni per la stampa a cac­cia di effimero. Toni Servil­lo è l’attore integrale. Qua­si un prototipo. Qualche tempo fa, da Sette è stato definito iperbolicamente «il più grande attore del mondo». Aristocratico, di­stante ad un tempo dalla mondanità e dal divismo impe­ranti, ma pure dagli eccessi di tanti giovani colleghi sempre in prima fila nelle guerriglie del cine­ma, Servillo è diverso anche dal co­munistissimo Gian Maria Volonté al quale viene spesso accostato per il modo di concepire il mestiere. Un grande mestiere, totalizzante, da artista-artigiano. Una vocazio­ne nata negli anni della gioventù trascorsi da spettatore a teatro e nel­le sale. Quando però, come ha rive­lato di recente al Venerdì di Repub­blica , succhiava il futuro da altri modelli: «Un professore di liceo, un grande del teatro come Eduar­do De Filippo, un politico come En­rico Berlinguer». Toni Servillo da Afragola, classe 1959, sarà alla Mostra in due dei tre film italiani in concorso con altret­tanti personaggi, diversissimi tra loro. Per Daniele Ciprì, regista di È stato il figlio , interpreta con tanto di barba incolta e canottiera, un ottuso padre di famiglia, un morto di fame palermitano. Il quale,con l’inden­nizzo ricevuto dal­lo Sta­to per aver per­so una figlia in una spa­ratoria di mafia, s’incapo­nisce a comprarsi una Merce­des, simbolo di riscatto. Ma per Ni­cola Ciraulo, altro personaggio «senza possibilità di redenzione» della galleria servilliana, la Merce­des diverrà l’inizio della rovina. In Bella addormentata di Marco Bel­locchio, invece, impersona un se­natore di Forza Italia lacerato da un dilemma nei giorni terminali di Eluana Englaro. Uliano Beffardi è un ex socialista, vedovo, che, men­tre sua figlia ( Alba Rohrwacher), at­tivista del Movimento per la vita, manifesta davanti alla clinica «Quiete» di Udine, deve decidere se dar retta alla propria coscienza o alla disciplina di partito. Non è un caso che Servillo debba sdoppiarsi ai festival. Accade spes­so, infatti, che sbarchi in coppia e debba dividersi tra un personaggio e l’altro. È avvenuto già a Cannes nel 2008, quando accompagnava Il divo di Paolo Sorrentino in cui era Giulio Andreotti, e Gomorra di Mat­teo Garrone dove interpretava Franco, un camorrista trafficante di rifiuti. Entrambe le pellicole furo­no premiate. Stessa storia due anni dopo alla Mostra del Lido. Quella volta, però, il film in gara era solo uno, Noi credevamo , kolossal sul Ri­sorgimento italiano di Mario Mar­tone, nel quale dava volto e moven­ze a un Mazzini azzimato nonché proto-terrorista. La prova d’attore più efficace risultò tuttavia quella di Gorbaciof , presentato fuori con­corso da Stefano Incerti, nel quale Servillo era un ambiguo cassiere del carcere di Poggioreale con il vi­zio del gioco. Un personaggio ful­minante, titolare di una cammina­ta sbilenca come un tic. Quell’an­no non vinse nulla a Venezia. Ma si rifece un mese dopo quando al Fe­stival di Roma conquistò il «Marc’Aurelio»come miglior atto­re in Una vita tranquilla di Claudio Cupellini, dov’era un ex ca­mo­rrista che tenta di rifar­si una vita come ristora­tore in Germania. Lo sdoppiamento festivaliero di Servil­lo è una sorta di effet­to perverso del suo personale calenda­rio d’attore. Sul set va d’estate,«quando sono fer­mo con il teatro» precisò al Giornale . Sul palcoscenico sta tut­to il resto dell’anno, quando non si risparmia tournée intercontinenta­li con La trilogia della villeggiatura di Goldoni o repliche anche in sale di provincia con Sconcerto , daunte­sto di Franco Marcoaldi. In questi giorni, invece, rispettando le sue fa­si attoriali, sta girando La grande bellezza con il solito Sorrentino per il quale è l’attore feticcio dopo che lo scoprì per L’uomo in più e lo lan­ciò con Le conseguenze dell’amore , rivelazione della coppia cinemato­grafica. Ora, accanto a Carlo Verdo­ne e Sabrina Ferilli ( «con i quali so­no contento di collaborare»), darà corpo e sarcasmo a uno scrittore na­poletano che bazzica la Roma «ca­fonal » raccontata da Dagospia . Nelle pause della lavorazione Servillo volerà in Laguna per ac­compagnare i suoi personaggi. Un anno fa, a conquistare la Coppa Vol­pi come miglior attore fu Michael Fassbender, anche lui interprete di due ruoli, l’erotomane di Shame di Steve McQueen che gli valse il pre­mio, e il tormentato Carl Jung di A Dangerous Method di Cronenberg. Quest’anno ad attendere Servillo in giuria ci sarà Matteo Garrone che lo diresse nel pluripremiato Go­morra . Tutto troppo scontato? ANCORA DUE RUOLI