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 2012  agosto 29 Mercoledì calendario

Profumo: «Il vecchio Mps ha sbagliato» - Alessandro Profumo prende le distanze dalla vecchia gestione del Monte dei Paschi, che archivia i primi sei mesi dell’anno con un buco da 1,617 miliardi di euro, aprendo di fatto la strada all’in­gresso dello Stato italiano con una quota stimabile intorno al 2% tra i grandi soci tramite i Monti­bond da poco concessi dal Teso­ro

Profumo: «Il vecchio Mps ha sbagliato» - Alessandro Profumo prende le distanze dalla vecchia gestione del Monte dei Paschi, che archivia i primi sei mesi dell’anno con un buco da 1,617 miliardi di euro, aprendo di fatto la strada all’in­gresso dello Stato italiano con una quota stimabile intorno al 2% tra i grandi soci tramite i Monti­bond da poco concessi dal Teso­ro. A pesare sui conti (261,4 milio­ni l’utile di metà 2011) è stata, co­me previsto, la nuova maxi-svalu­tazione degli avviamenti, perlo­più riferibili ad Antonveneta. «La qualità della gestione precedente non è stata buona. Questo è evi­dente, altrimenti non dovremmo chiedere oggi 3,4 miliardi di eu­ro », ha scandito lunedì notte Pro­fumo dal palco della festa locale del Pd, più volte contestato da al­cuni dipendenti che assistevano al dibattito. Queste parole suona­no come una critica nei confronti dell’ex presidente e ancora nume­ro uno dell’Abi, Giuseppe Mussa­ri : «Quando ero presidente di Uni­credit mi fu offerto di acquistare Banca Antonveneta, ma rifiutai perchè il costo mi sembrava alto», ha infatti svelato Profumo. Anche se - ha concesso il banchiere nato alla McKinsey - «l’errore maggio­re di Mps non è stato l’acquisto» per 9 miliardi di euro dell’ex popo­lare padovana, con cui Rocca Sa­limbeni è diventato il terzo grup­po creditizio del Paese, ma sotto­scrivere 27 miliardi di titoli di Sta­to. Un fardello che oggi «ci mangia 5 miliardi di capitale». Senza que­sto freno « non avremmo avuto bi­sogno del supporto pubblico; nes­suno con il proprio denaro li avrebbe comprati». I Tremonti-bond prima e i Mon­ti- Bond dopo sono l’innesco che potrebbe assegnare al Tesoro il 2% del Monte: l’accordo prevede che a fine anno, in caso di rosso, lo Stato si vedrà remunerare il prest­i­to concesso in azioni della banca e non con la prevista cedola prossi­ma al 10%. Rocca Salimbeni «non guadagna un euro e negli ultimi anni lo ha fatto con operazioni straordinarie»,ha rincarato Profu­mo, sottolineando che «la senesi­tà di Mps di fatto non c’è più». La banca «perde quattrini dal punto di vista operativo. Così non possia­mo andare avanti». A fine giugno il Core Tier One, il principale indice di solidità patri­moniale del mondo del credito, del Monte ha raggiunto il 10,8% (8,85% al netto degli 1,9 miliardi di Tremonti bond); in discesa la raccolta (-1,7% quella diretta sul primo trimestre;-6,4% quella indi­retta) e il risultato operativo netto (-69,1% a 182,5 milioni) a fronte di impieghi stazionari. Il cda ha inol­tre svalutato totalmente il mar­chio Antonveneta, un passo che potrebbe accelerare la prevista in­corporazione. Così come potreb­be a­llargarsi lo spettro d’interven­to sulle controllate. Il 9 ottobre è at­tesa un’assemblea straordinaria, ma secondo l’ad Fabrizio Viola non c’è nessuna emissione a bre­ve termine. A fare capire che Mps sta giocando il tutto per tutto è sta­to lo stesso capo azienda: la seme­strale conferma «l’impossibilità di differire il piano» industriale 2013-2015, «anzi probabilmente anche di accelerare determinate azioni» previste nel progetto. Le parole di Viola, chiamato a Siena per rilanciare Mps, sono un mes­saggio alle forze sociali, con cui è in corso un braccio di ferro sul ta­glio dei costi previsto dal piano in­dustriale con 4.600 esuberi e il ri­corso alle esternalizzazioni. Il sen­ti­ero dell’austerity è stato condivi­so anche da Viola che, dopo Profu­mo, ha rinunciato a un compenso lordo di 400mila euro, seguito dai due vice presidenti Marco Turchi e Turiddo Campaini.