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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

NON SERVE PIÙ IL BAZOOKA SE INTERVIENE L’EUROTOWER

Lo scudo anti-spread sarebbe un’arma deterrente formidabile contro la speculazione se l’Esm avesse la licenza bancaria per finanziarsi presso l’Eurosistema. Ma questo non avverrà e il vuoto è stato colmato dalla scesa in campo della Bce. Quel che non potrà essere evitato, per contro, a stretto giro è un chiarimento definitivo sulla condizionalità "soft" richiesta agli Stati che ricorrono allo scudo. Isabella Bufacchi Della dotazione di una licenza bancaria al fondo di stabilità Esm se ne potrà anche fare a meno, in futuro, ora che la Banca centrale europea ha deciso di reintrodurre, tra le misure non convenzionali, l’acquisto dei titoli di Stato sul secondario. Quello di cui invece proprio non si potrà fare a meno, in prospettiva, è il format del nuovo Memorandum of Understanding contenente le condizionalità "leggere" per gli Stati che non hanno bisogno di finanziamenti esterni per far quadrare i conti pubblici, che non sono oggetto di salvataggi o bail-out firmati da Ue-Fmi ma che, per contrastare la speculazione, si trovano costretti ad attivare lo scudo anti-spread dei fondi di stabilità Efsf/Esm. Questi due nodi, la licenza bancaria e la condizionalità, non sono stati sciolti ieri, nel corso dell’incontro Monti-Merkel. La cancelliera, sollecitata da una domanda diretta sulla licenza bancaria all’Esm, ha ribadito la sua posizione di sempre: «è mia convinzione che la licenza bancaria non sia compatibile con i Trattati», ha risposto secca, citando il presidente della Bce Mario Draghi. In effetti, per statuto Eurotower non può finanziare Stati, enti pubblici ed enti locali e territoriali e istituzioni simili. La Bei tuttavia, posseduta dai 27 Stati membri della Ue - suoi azionisti - ,dopo aver ottenuto la licenza bancaria presso la banca centrale del Lussemburgo è stata riconosciuta controparte dalla Bce e può attingere alla liquidità delle operazioni di rifinanziamento, anche se finora non lo ha fatto. Le posizioni di Italia e Germania divergono piuttosto sull’interpretazione dello statuto Esm: per Berlino il Trattato che istituisce questo fondo di stabilità non è predisposto per richiedere la licenza bancaria (e attingere liquidità presso la Bce come le banche), mentre per l’Italia questa evoluzione sarebbe già prevista, in embrione, nel Trattato. Monti ieri ha tagliato corto: l’Esm, la licenza bancaria sono «tessere di un mosaico» e il cammino dell’Europa richiede «gradualità». Oggi non esistono le condizioni per introdurre dei cambiamenti, come per esempio la licenza bancaria all’Esm, ma in futuro non è detto che queste condizioni non maturino. E in definitiva, per il premier italiano, «i Trattati si possono modificare». Monti è convinto che i fondi di stabilità europei possono svolgere una funzione importante anche solo come strumenti deterrenti: se le loro dimensioni sono sufficientemente grandi e tali da spaventare i mercati, riescono a scoraggiare la speculazione senza dover essere azionati. Per questo motivo, quando lo scorso novembre lo spread BTp/Bund è volato oltre quota 570 e i rendimenti dei titoli di Stato italiani hanno raggiunto punte all’8%, la concessione della licenza bancaria all’Esm suggerita dall’Italia aveva un senso: potenziava non soltanto l’entità delle risorse disponibili del fondo ma anche la sua rapidità di azione, rendendolo un temibile deterrente. Questa opzione, rimasta nel cassetto e osteggiata dalla Germania, è stata oramai superata dagli eventi: il fatto che la Bce si sia dichiarata disposta ad affiancare Efsf/Esm con la sua potenza di fuoco, per intervenire sul mercato secondario dei titoli di Stato, rende superfluo il confronto Italia-Germania sulla richiesta di licenza bancaria per i fondi europei di stabilizzazione. Il confronto Monti-Merkel resta invece aperto e centrale sul tema della condizionalità "soft" per attivare lo scudo anti-spread. Non è escluso che nell’incontro bilaterale ieri l’argomento sia stato dibattuto. Uno Stato come l’Italia, che non ha bisogno di aiuti esterni per finanziare i conti pubblici e quindi non necessita un vero e proprio salvataggio, mira ad ottenere il sostegno di Efsf/Esm per contrastare la speculazione e ridurre i rendimenti dei titoli di Stato senza dover subire l’onta del "commissariamento", evitando dunque l’intervento invasivo della Troika, i diktat dell’Fmi e gli ultimatum della Commissione e della Bce. Monti ritiene che gli impegni che l’Italia si è già assunta (pareggio di bilancio in costituzione, Patto di stabilità, six pack e fiscal compact per menzionare i principali) bastano e avanzano per azionare lo scudo anti-spread: la nuova Europa non tollera più disavanzi, non consente più di consumare oggi le risorse delle generazioni future, ha tuonato il premier in conferenza stampa. La Merkel ha preferito non esporsi. Nell’autunno della svolta epocale per la crisi dell’euro, la licenza bancaria Esm potrebbe finire nel dimenticatoio. Dovranno saltar fuori invece i paletti della condizionalità soft per lo scudo anti-spread: a prescindere dal fatto che l’Italia possa farcela da sola.