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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - PANORAMA DESCRIVE LE TELEFONATE NAPOLITANO-MANCINO


CORRIERE.IT
Il Quirinale interviene con una nota sul caso delle intercettazioni, dopo la pubblicazione dell’ultimo numero di Panorama dal titolo «Ricatto al Presidente». «La pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter ricattare il capo dello Stato è risibile», scrive il Colle. Ma non solo. «A chiunque abbia a cuore la difesa del corretto svolgimento della vita democratica spetta respingere ogni torbida manovra destabilizzante», ha scritto il presidente in riferimento alle ultime indiscrezioni giornalistiche a proposito delle intercettazioni che riguardano lo stesso Giorgio Napolitano e Nicola Mancino sulla presunta trattativa Stato-mafia.
LE RICOSTRUZIONI - «La campagna di insinuazioni e sospetti nei confronti del presidente della Repubblica ha raggiunto un nuovo apice - scrive il Colle - con il clamoroso tentativo di alcuni periodici e quotidiani di spacciare come veritiere alcune presunte ricostruzioni delle conversazioni intercettate tra il capo dello Stato e il senatore Mancino. Alle tante manipolazioni si aggiungono, così, autentici falsi. Il presidente - si legge nella nota - che non ha nulla da nascondere ma valori di libertà e regole di garanzia da far valere, ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi in termini di principio sul tema di possibili intercettazioni dirette o indirette di suoi colloqui telefonici, e ne attende serenamente la pronuncia - prosegue il Colle -. Quel che sta avvenendo, del resto, conferma l’assoluta obiettività e correttezza della scelta compiuta dal presidente della Repubblica di ricorrere alla Corte costituzionale a tutela non della sua persona ma delle prerogative proprie dell’istituzione. Risibile perciò è la pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter ricattare il capo dello Stato. Resta ferma la determinazione del presidente Napolitano di tener fede ai suoi doveri costituzionali».
IL CSM - E il Comitato di presidenza del Csm ha dato pieno appoggio a Napolitano con una presa di posizione netta che esprime «piena solidarietà al presidente della Repubblica, oggetto da tempo di attacchi tanto infondati quanto strumentali». Nel comunicato si legge: «nel dare atto al proprio presidente della assoluta correttezza dei suoi comportamenti in tutta la vicenda oggetto, ancora di recente, di pretese rivelazioni giornalistiche, ricorda in particolare che le conversazioni intercettate non sono nella disponibilità del capo dello Stato sia perché ancora sottoposte a segreto di indagine che certo non si potrebbe istigare a violare, sia perchè oggetto del conflitto di attribuzioni sollevato dinnanzi alla Corte Costituzionale che ne deve decidere liberamente il destino, sia perchè la loro riservatezza attiene direttamente alle prerogative istituzionali e non personali del presidente della Repubblica. Pertanto, ogni appello a divulgare o a consentire la divulgazione delle intercettazioni sarebbe allo stato irricevibile».
MANCINO - «Io ho mantenuto un mio atteggiamento di carattere istituzionale, non sono io che devo dire se corrisponde al vero o non corrisponde al vero quanto detto da Panorama» ha detto in mattinata Nicola Mancino: «Gli atti - ha aggiunto - dovrebbero stare secretati e non si capisce chi è che ne ha violato la secretazione». Quanto alla veridicità della ricostruzione fatta dal settimanale, Mancino non si pronuncia.
REAZIONI - Immediate le reazioni politiche: «Un Capo dello Stato che non si attiva per risolvere un dolore delle istituzioni mi pare molto capo e poco Stato - ha detto il leader dell’Idv Antonio Di Pietro - è inopportuno e fuori luogo il conflitto di attribuzione sollevato da Napolitano. Non vi è dubbio che, in questo modo, il capo di Stato ha creato una situazione di oggettiva difficoltà».
«È una cosa primitiva, non consona ad una società liberale - ha commentato Pier Ferdinando Casini - che le intercettazioni private vengano sbattute sulle pagine dei giornali, una legge è indispensabile». Giù le mani da Napolitano è invece il messaggio del deputato del Pdl Franco Frattini: «Si vuole colpire la funzione e la persona del presidente Napolitano - spiega l’ex ministro degli Esteri - per destabilizzarne il ruolo sinora esercitato, e che nei prossimi mesi dovrà ancora esercitare, per la gestione della difficile crisi italiana. Occorre tenere giù le mani dalla istituzione (e dalla persona) che presidia al massimo livello in questa fase complessa per l’Italia le garanzie costituzionali per tutti i cittadini». Le parole del Colle «sono nette, forti e inequivocabili - dice Pierluigi Bersani, segretario del Pd - . Evidentemente c’è chi pensa di poter intimidire un punto di riferimento fondamentale per la nostra democrazia. Non ci riusciranno».

REPUBBLICA.IT
ROMA - "La pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter ricattare il Capo dello Stato è risibile". E’ quanto si legge in una nota del Quirinale dopo l’articolo pubblicato oggi su Panorama 1 e relativo alle telefonate intercorse tra il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e Nicola Mancino. Ancora, nella nota del Colle: "A chiunque abbia a cuore la difesa del
corretto svolgimento della vita democratica spetta respingere ogni torbida manovra destabilizzante". Inoltre, Napolitano "non ha nulla da nascondere e terrà fede ai suoi doveri costituzionali". E’ in corso "una campagna di insinuazioni e di sospetti" e alle "tante manipolazioni si aggiungono i falsi".

Questo il testo della nota del Colle: "La ’campagna di insinuazioni e sospetti’ nei confronti del Presidente della Repubblica ha raggiunto un nuovo apice con il clamoroso tentativo di alcuni periodici e quotidiani di spacciare come veritiere alcune presunte ricostruzioni delle conversazioni intercettate tra il Capo dello Stato e il senatore Mancino. Alle tante manipolazioni si aggiungono, così, autentici falsi. Il Presidente, che non ha nulla da nascondere ma valori di libertà e regole di garanzia da far valere, ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi in termini di principio sul tema di possibili intercettazioni dirette o indirette
di suoi colloqui telefonici, e ne attende serenamente la pronuncia. Quel che sta avvenendo, del resto, conferma l’assoluta obbiettività e correttezza della scelta compiuta dal Presidente della Repubblica di ricorrere alla Corte costituzionale a tutela non della sua persona ma delle prerogative proprie dell’istituzione. Risibile perciò è la pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter "ricattare" il Capo dello Stato. Resta ferma la determinazione del Presidente Napolitano di tener fede ai suoi doveri costituzionali. A chiunque abbia a cuore la difesa del corretto svolgimento della vita democratica spetta respingere ogni torbida manovra destabilizzante".

LA TELEFONATA DI PANORAMA (REPUBBLICA.IT)
ROMA - Un giudizio duro contro Antonio Di Pietro, riserve pesanti sull’azione della Procura di Palermo e parole poco benevole su Silvio Berlusconi per la credibilità perduta dall’Italia nello scacchiere internazionale. Secondo il settimanale Panorama oggi in edicola (ma ieri l’articolo era già disponibile nella versione IPad) questi sarebbero i contenuti delle telefonate tra Nicola Mancino e il presidente della Repubblica Napolitano intercettate dai pm palermitani. Telefonate che non sono nemmeno state sbobinate ma restano nella cassaforte della Procura e sono alla base del conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale davanti alla Consulta.
Panorama presenta il suo "scoop" con una copertina che parla di "ricatto al presidente". Il suo direttore Giorgio Mulè, nell’editoriale, spiega che è proprio il clima di allusioni alimentato dai pm a prefigurare un tentativo di condizionamento del capo dello Stato. Per questo, scrive, "basta giochetti, le ipocrisie fanno solo il gioco dei ricattatori". Il periodico non cita tra virgolette il testo delle intercettazioni. Si limita a ipotizzare per sommi capi gli argomenti e precisa come mai spunti anche il nome di Berlusconi nei colloqui: le conversazioni si riferirebbero al periodo novembre-dicembre 2011, cioè al momento delle dimissioni del Cavaliere e all’insediamento del governo Monti.
Al Quirinale però non apprezzano il "regalo", la presunta denuncia di un ipotetico ricatto al presidente. Giorgio Napolitano decide di non rispondere
alle indiscrezioni, ma è molto amareggiato per la gravità della scelta di Panorama. Nella campagna sulle telefonate tra Mancino e Napolitano, secondo il Colle, si è superato il limite. A questo punto parlano gli atti formali e il capo dello Stato è sempre più convinto della fondatezza del ricorso alla Consulta. Da Palermo, invece, il Procuratore capo Francesco Messineo smentisce il settimanale: "Non mi risulta che ci siano conversazioni aventi questo contenuto". E il sostituto titolare delle indagini Nino Di Matteo conferma parola per parola la dichiarazione del suo capo.
Messineo e i pm titolari dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia sono gli unici ad aver ascoltato le telefonate del presidente della Repubblica e dell’ex ministro dell’Interno. Quei colloqui infatti non sono mai stati trascritti e non figurano dunque in alcun atto. Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia perciò respinge le accuse di Panorama. "Noi abbiamo la coscienza a posto. Se il settimanale avesse davvero avuto accesso a quelle intercettazioni sarebbe un grave illecito e, qualora corrispondesse davvero al tenore dei colloqui, il ricatto al Capo dello Stato lo farebbe Panorama con quella copertina", dice il magistrato intervistato da Lucia Annunziata alla presentazione del suo libro. "Non posso parlare del contenuto delle intercettazioni - aggiunge - . Nè smentisco nè confermo, non ne parlo". E garantisce: non possono essere uscite dagli uffici giudiziari. "Anche gli indagati conoscono il contenuto delle telefonate. Si individuino i responsabili".
Antonio Di Pietro approfitta della notizia per rilanciare la sua polemica contro il Colle. "Probabilmente Napolitano si sarà lasciato scappare qualche parolaccia di troppo nei confronti dei magistrati di Palermo e questo, detto dal presidente del Csm, non appare opportuno", ipotizza la mattina. Dopo l’uscita delle anticipazioni di Panorama, sfida il Quirinale. "Credo che la pubblicazione sia una violazione al segreto istruttorio e se si tratta solo di una squallida denigrazione, è chiaro il tentativo di ricatto nei confronti del presidente". Napolitano può uscirne, dice il leader dell’Idv, autorizzando "la pubblicazione delle carte".
(30 agosto 2012)

REPUBBLICA.IT
ROMA - Aggettivi secchi. Parole dure. Le reazioni del mondo politico sono nette. Incivile. Primitivo. Un ricatto. Anzi, un attacco in piena regola. Gli "uomini del presidente" reagiscono. E criticano la pubblicazione delle intercettazioni che coinvolgono Giorgio Napolitano nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia aperta dalla procura di Palermo. Condanna anche dai rappresentanti delle istituzioni. Una nota dei presidenti di Camera e Senato: "’In questa situazione vanno respinti tentativi di destabilizzazione da qualsiasi parte provengano e invece va dato un messaggio di responsabilità che deve coinvolgere tutti", scrivono Fini e Schifani. Il Csm: "Attacchi strumentali e infondati".ì
Fini e Schifani. Il Presidente del Senato, Renato Schifani, e il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, esprimono la loro piena solidarietà al Presidente della Repubblica, "che sta svolgendo un ruolo essenziale affinché la vita politica e sociale del Paese riconquisti condizioni di rinnovamento e di stabilità". La posizione è affidata a una nota congiunta: "In questa situazione vanno respinti tentativi di destabilizzazione da qualsiasi parte provengano e invece va dato un messaggio di responsabilità che deve coinvolgere tutti, le autorità istituzionali, le forze politiche e sociali, i cittadini affinché la normale dialettica politica non sia offuscata da elementi del tutto impropri. In questo quadro giustamente il Presidente della Repubblica ha posto alla Consulta un problema di conflitto di attribuzione che é finalizzato, per il presente e per il futuro, all’obiettivo di creare le condizioni affinché la più alta carica dello Stato non possa essere sottoposta a condizionamenti impropri di alcun tipo e possa svolgere liberamente il suo ruolo di garanzia per la libertà di tutti gli italiani".
Il Csm. Per il Consiglio Superiore della Magistratura, si tratta di attacchi "infondati e strumentali". E il Consiglio registra l’assoluta correttezza dei comportamenti di Napolitano. Il Csm ricorda in "che le conversazioni intercettate non sono nella disponibilità del Capo dello Stato sia perchè ancora sottoposte a segreto di indagine che certo non si potrebbe istigare a violare, sia perchè oggetto del conflitto di attribuzioni sollevato dinnanzi alla Corte Costituzionale che ne deve decidere liberamente il destino, sia perchè la loro riservatezza attiene direttamente alle prerogative istituzionali e non personali del Presidente della Repubblica".
L’Associazione Nazionale Magistrati. Per l’Anm, "si continua purtroppo ad assistere a una scandalosa strumentalizzazione di indagini giudiziarie condotte dalla Procura di Palermo", del cui contenuto "si parla poco o nulla, mentre prosegue un carosello di dichiarazioni, commenti e presunte indiscrezioni che creano sconcerto nell’opinione pubblica, quando non si risolvono addirittura in un attacco diretto al Capo dello Stato".ì
Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, commenta: "Quelle del Capo dello Stato sono parole nette, forti e inequivocabili". Ancora: "Evidentemente c’è chi pensa di poter intimidire un punto di riferimento fondamentale per la nostra democrazia. Non ci riuscirà". Anche Pierferdinando Casini non usa mezzi termini. La critica è rivolta alla pubblicazione delle intercettazioni: "E’ una cosa primitiva, non consona ad una società liberale che conversazioni private vengano sbattute sulle pagine dei giornali". Ancora: "I colloqui privati hanno diritto ad un minimo di riservatezza". Ma, "evidentemente, tra gli uomini primitivi le cose funzionano in un’altra maniera".
Nicola Mancino: "Non confermo e non smentisco". L’ex presidente del Senato: "Non sono io che devo dire se corrisponde al vero o non corrisponde al vero quanto detto da Panorama". Ancora: "Gli atti dovrebbero stare secretati e non si capisce chi è che ne ha violato la secretazione", aggiunge.
Di Pietro: "Ci bevo su". Usa toni diversi Antonio Di Pietro. Il presidentre dell’Idv "ci beve sù". Il riferimento è al contenuto di una delle telefonate tra il Presidente della Repubblica e l’ex presidente del Senato, Nicola Mancino. Di Pietro commenta: "Non ci voleva un indovino per capire che due persone che si conoscono da 40 anni, al di là dell’ufficialità, parlandosi si lasciano andare ad apprezzamenti e valutazioni. Anche se mi ha mandato a quel Paese capisco, è una telefonata privata, ne prendo atto e ci bevo sopra". Poi la richiesta di ritirare il conflitto di attribuzione che è devastante perchè mette in imbarazzo la Corte Costituzionale, che dovrebbe per forza dargli ragione per non creare una frattura istituzionale". Piuttosto, "presenti un messaggio alle Camere per dire ’risolvete la questione’ e renda pubbliche le telefonate".
Frattini: "Giù le mani dal Presidente". Dal Pdl, arriva l’appello dell’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini. Dice: "Occorre tenere giù le mani dalla istituzione e dalla persona che presidia al massimo livello in questa fase complessa per l’Italia le garanzie costituzionali per tutti i cittadini". Secondo Frattini, "si vuole colpire la funzione e la persona del presidente Napolitano per destabilizzarne il ruolo sinora esercitato, e che nei prossimi mesi dovrà ancora esercitare, per la gestione della difficile crisi italiana".
(30 agosto 2012)