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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

L’EURO


Bruxelles e Francoforte affilano le armi per la battaglia finale per salvare l’euro. I ripetuti tagli dei tassi della Bce e i mille miliardi di prestiti low-cost garantiti alle banche non sono bastati finora per salvare le acque. Nelle prossime due settimane però l’arsenale della Ue dovrebbe fare — Corte costituzionale tedesca permettendo — un vero e proprio salto di qualità.
In rampa di lancio c’è l’Esm, il fondo salva-stati bis, con in canna (a regime) 700 miliardi di euro per andare in soccorso dei paesi in difficoltà. Una volta decollato l’erede dell’Efsf, magari dotato pure di licenza bancaria, Mario Draghi potrebbe attivare il suo scudo anti-spread, comprando «in quantità illimitata» — come ha promesso — titoli di stato di Milano e Madrid. E, se necessario, mettendo in campo sia «armi non convenzionali» che interventi più ortodossi di politica monetaria come un altro taglio dei tassi oggi allo 0,75%. I prossimi mesi diranno se sarà una forza di fuoco sufficiente a mettere a tacere una volta per tutte la speculazione contro l’euro.

IL FONDO SALVA-STATI
L’ESM (European stability mechanism) — alias fondo salva-Stati — eredita il compito, salvare l’euro, e i soldi del suo predecessore, l’Efsf (European financial stability facility). Il suo compito è intervenire a sostegno dei paesi in difficoltà grazie ai fondi messi a disposizione dai suoi soci, le 17 nazioni dell’area euro. L’Italia ne controlla il 17,9% pari a un impegno potenziale complessivo di 125 miliardi. Quale sarà la potenza di fuoco dell’Esm? Lo zoccolo duro sono i 148 miliardi che riceverà dall’Efsf, quanto resta in cassa dopo i 192 miliardi spesi per salvare Grecia, Portogallo e Irlanda e i 100 miliardi promessi per mettere in sicurezza le banche spagnole. A questa cifra si aggiungeranno subito 200 miliardi cash sottoscritti dagli azionisti entro la fine di quest’anno mentre a regime dovrebbe arrivare a una dotazione da 700 miliardi. Quanto basta per lanciare un salvagente alla Spagna — gli analisti stimano un fabbisogno di 300 miliardi — troppo poco per salvare l’Italia. Il suo decollo è subordinato però all’ok della Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe, atteso per il 12 settembre. Senza questo sì, il salvataggio dell’euro dovrebbe ripartire da zero.

LO SCUDO ANTI-SPREAD
LO SCUDO anti-spread è l’arma che sta mettendo a punto — tra mille polemiche — la Bce. I dettagli dovrebbero essere annunciati il 6 settembre da Mario Draghi. Ma funzionerà più o meno così: un paese in difficoltà (Spagna o Italia sono i più gettonati) fa richiesta di aiuto all’Esm e firma un
memorandum of understanding
che lo vincola al rispetto di determinati parametri di bilancio. A quel punto — in parallelo al fondo salva-Stati — la Bce può intervenire in prima persona, acquistando titoli di stato a breve sui mercati «in quantità illimitata» facendo scendere la febbre degli spread anche sulla parte più lunga della curva dei tassi. Si tratta — Bundesbank permettendo — di uno strumento ad altissimo effetto dissuasivo tanto che il solo effetto-annuncio ha già calmierato di quasi un centinaio di punti base in agosto il differenziale tra Btp e Bonos nei confronti dei Bund regalando una bella boccata d’ossigeno a Roma e Madrid. La Bce ha già comprato in passato bond greci, italiani e spagnoli per 211 miliardi senza troppo successo a causa della quantità limitata di denaro a disposizione.

LA VIGILANZA SUL CREDITO
È UN altro dei capisaldi del piano salva-euro. Il provvedimento — che potrebbe essere presentato già l’11 settembre — dovrebbe consegnare alla Bce la vigilanza bancaria su tutti i 6mila istituti di credito dei 17 paesi dell’euro. Un modo per prevenire singoli focolai di crisi come quello dei gruppi spagnoli che rischia di costare 100 miliardi alla Ue. Il piano di Eurotower prevede anche la creazione di un organo di garanzia per i depositi comunitari uguale per tutti e di un fondo per la gestione dei fallimenti bancari a livello comunitario. Questo nuovo assetto della vigilanza potrebbe consentire al Fondo salva Stati di intervenire direttamente a ricapitalizzare le banche in caso di necessità senza dover passare da aiuti ai singoli paesi in difficoltà, evitando così di caricare il conto sui debiti pubblici. Alla riforma si oppongono la Bundesbank (che chiede di limitare la supervisione della Bce solo ai 25 maggiori istituti) e Londra che teme un giro di vite sul settore che potrebbe mettere nei guai la City regalando alla Bce la maggioranza della European Banking association, l’associazione incaricata di scrivere le regole del credito.

TASSI E LIQUIDITÀ
SONO le armi più convenzionali in mano alla Bce sulle quali allo stato esistono ancora dei margini di manovra. Mario Draghi ha già tagliato allo 0,75% i tassi di riferimento dell’eurozona per dare una mano all’economia abbassando il costo del denaro. La «cinghia di trasmissione» tra le decisioni di politica monetaria e l’andamento dei tassi di mercato — ha ammesso Eurotower — non funziona più come una volta. Ma se la recessione continuerà a mordere l’eurozona, la banca centrale potrebbe dare un’altra sforbiciata ai tassi avvicinandoli a quota zero. Altro strumento a disposizione è un’eventuale nuova (sarebbe la terza) immissione di liquidità a favore delle banche. La Bce — preso atto della difficoltà degli istituti a finanziarsi sul mercato — ha già girato al sistema mille miliardi di finanziamenti all’1% a tre anni. Soldi destinati in teoria a sostenere famiglie e imprese ma utilizzati anche, specie in Italia e Spagna, per acquisti di titoli di stato, compensando la fuga degli investitori stranieri dai bond di Paesi a rischio, accelerata negli ultimi mesi. La quota di Btp in portafoglio a investitori esteri è calata in pochi mesi dal 44% fino al di sotto della soglia del 30%.

LA LICENZA BANCARIA
È LA parola magica per trasformare l’Esm nell’arma decisiva per vincere la guerra con la speculazione nella crisi dei debiti sovrani. Oggi il fondo salva-stati si finanzia grazie alle quote dei soci ed emettendo titoli obbligazionari, operazione che richiede tempi lunghi. L’idea — osteggiata dai falchi del rigore e da Angela Merkel («è incompatibile con i trattati», ha ribadito ieri) — è quella di trasformarlo in una sorta di super-banca grazie a un’apposita licenza, come già accade per la Bei. Questo lasciapassare gli consentirebbe di finanziarsi direttamente e in tempi stretti presso la Bce, rendendo molto più rapidi ed efficaci i suoi interventi. L’unico neo è che l’Esm è considerato creditore privilegiato. In caso di default di un paese, in sostanza, ha diritto in ogni caso al rimborso integrale della sua esposizione. Una clausola che ha l’effetto indesiderato di far fuggire gli investitori tradizionali dai titoli e dai paesi dove investe. Lo status di creditore privilegiato, però, potrebbe presto venir cancellato, ha preannunciato Mario Draghi dopo l’ultimo consiglio della Bce.