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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

I BLUFF BERLUSCONIANI SUL PROCESSO RUBY


LA NOTA diffusa ieri dall’avvocato Niccolò Ghedini è una cosa.
QUELLO che pensa la procura milanese e quello che è successo e sta succedendo nell’aula del processo Ruby-Silvio sono un’altra cosa. Sulle date del voto politico incombono le date, la valenza e gli argomenti del processo che vede Silvio Berlusconi imputato di concussione e sesso con minore. Il senso dello scontro non pare difficile da decifrare.
QUANDO LA SENTENZA?
La polemica di Ghedini è chiara: «Il richiamo al processo- Ruby, che sarebbe destinato secondo “Repubblica” a terminare a novembre con una sentenza di condanna, è palesemente fuori della logica e dalla realtà. Debbono ancora essere assunti ben 99 testimoni. La prima udienza si terrà il 5 ottobre e fino alla pausa natalizia sono previste dieci udienze. Fino ad oggi sono stati sentiti 89 testimoni durante 20 udienze. E’ quindi verosimile che il processo termini ben dopo
le elezioni del 2013».
Le cose stanno così solo in apparenza, la sostanza è ben diversa. Innanzitutto, la procura ha rinunciato ai suoi ultimi testi, ha cioè già «finito il lavoro ». Si sente sicura di aver dimostrato i capi d’accusa, i testi principali sono già stati sentiti. Tutti. Sia dall’accusa sia dalla difesa, e spesso contro-interrogati. «Per noi è fatta», dicono al quarto piano del palazzo di giustizia di Milano.
Dunque, chi sono i restanti 99 testi pro-Berlusconi? Sono le ragazze delle «cene eleganti» (il premier passa attualmente lo stipendio a una quarantina di loro), i camerieri, il personale, i fedelissimi. In aula, sinora, gli habitué di Arcore negano qualsiasi reato, sconcezza, approcci. Se questo sia o no credibile lo stabiliranno i giudici, ma la cronaca delle udienze dice che il sesso ad Arcore appare provato. Ci sono in particolare i resoconti di Melania Tumini (amica di scuola di Nicole Minetti) e di varie giovani invitate,
e le intercettazioni telefoniche. Ammesso che queste nuove 99 testimonianze passino, quanto dureranno l’una? Le ultime «arcorine» già interrogate in aula sono state spicciate in una dozzina di minuti. A conti fatti, bastano una quarantina di ore, quindi cinque udienze. La sentenza può avvenire
tranquillamente entro l’anno: e perché no a novembre? Lo stesso Berlusconi può chiarire: parlerà? Spiegherà? Si
presenterà? O ritarderà?
I REATI CONTESTATI
«Tutti i testimoni sentiti, ed erano testi d’accusa, hanno radicalmente escluso la sussistenza
dei reati contestati», dice Ghedini. Lo può dire, ma è realmente il suo esclusivo parere. Ruby (fatto certo) è uscita dalla questura dopo l’abuso della telefonata da parte di Berlusconi e quando gli accertamenti non erano ancora conclusi. L’interrogatorio dei poliziotti siciliani è stato devastante
per la correttezza dei colleghi milanesi. La dottoressa Giorgia Iafrate, responsabile del rilascio, ha sì tenuto testa in aula a Ilda Boccassini, non accorgendosi però di due scivoloni: come mai non inserisce il nome di Berlusconi in alcuna delle prolisse relazioni di servizio? E come mai, visto che Ruby le ha detto di non essere la nipote di Mubarak, lei dichiara che non avvisa i superiori? E’ una contraddizione rilevante. Se la concussione per Ghedini è «smentita», per l’accusa è «ampiamente provata».
SESSO CON MINORENNE
«Tutti hanno ricordato come Ruby dichiarasse e dimostrasse 23-24 anni e che lei stessa avesse negato di avere avuto rapporti sessuali con il presidente Berlusconi», sottolinea Ghedini. Si ha però un’impressione ben diversa se si riascoltano i documenti disponibili su repubblica. it, dove c’è la voce di Ruby quando parla di Berlusconi innamorato, quando racconta che viene pagata per tacere. C’è inoltre, tra i tanti sfavorevoli, un altro piccolo
dettaglio. La stessa polizia parla il 27 maggio 2010 dell’ «affido » di Ruby (che compiva 18 anni nel novembre successivo). I maggiorenni non si affidano: i minorenni sì.
DECISIONE POLITICA?
Ghedini, avvocato e deputato pdl, annuncia che si potrebbe «pervenire a una sentenza di condanna» soltanto se «il Tribunale assume una decisione di tipo politico anziché giudiziario». Se questa frase svela una possibile, residuale strategia di ricusazione dei giudici in extremis lo si vedrà. Quello che è certo è che al corretto ma insidioso pubblico ministero Antonio Sangermano i difensori di Berlusconi hanno lasciato ampio spazio di manovra: per ritrovarsi come? Con la difesa spiazzata dalle testimonianze incrociate con le intercettazioni. E con la sentenza che potrebbe arrivare prima della fine dell’anno.