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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

70 MILA KMQ DI GHIACCIO IN MENO


Un nuovo record negativo ha interessato la regione artica: in soli cinque anni, da agosto 2007 a oggi, si sono sciolti 70 mila chilometri quadrati di ghiaccio. A rilevarlo è stata la Nasa attraverso le sue immagini satellitari.
Non si arresta, dunque, la ritirata della superficie solida nell’estremo nord del pianeta.
Essa è pari attualmente a 4,1 milioni di chilometri quadrati, il record negativo assoluto. Secondo Walt Meier, ricercatore al centro americano dei dati sul ghiaccio e sulla neve (Nsidc), si tratta di semplici cifre, che però sono il segnale che la coltre di ghiaccio dell’Oceano Artico è fondamentalmente in fase di cambiamento. La situazione dev’essere monitorata con attenzione, perché quella settentrionale è una regione sentinella nell’ambito del riscaldamento globale della Terra. Essa non è soltanto la prima a reagire, ma anche quella dove l’impatto è maggiore.
La comunità scientifica è avvisata, sottolinea Hervé Le Treut, direttore dell’istituto Pierre-Simon Laplace di Parigi, specializzato nello studio dei fenomeni climatici e ambientali. A emergere sono le conseguenze dell’incremento delle emissioni di gas serra. Egli condivide la teoria, peraltro contestata da numerosi altri scienziati, secondo cui l’attività umana, soprattutto quella industriale, sarebbe alla base del surriscaldamento globale.
Le prime immagini dell’Artico risalgono al 1979; da allora i ghiacci marini sono diminuiti, nel corso dell’estate, del 40%.
Un andamento che si è accentuato negli ultimi sei anni. Peraltro il dato del 2012 è destinato a peggiorare perché la stagione estiva non è ancora terminata e un bilancio completo potrà essere stilato tra poco meno di un mese.
Gli studi sono arrivati alla conclusione che di questo passo la banchisa artica dovrebbe sparire completamente, d’estate, alla fine del secolo. In realtà, quanto osservato nelle ultime settimane potrebbe sparigliare le carte. Come spiega Le Treut, lo scioglimento sembra più veloce del previsto: non si tratta di un errore, argomenta, ma di un’imprecisione cronologica. Le sorprese, del resto, non mancano e i dati fisici sono molto complessi da analizzare.
Ma c’è anche uno sparuto gruppo di scienziati che ritiene che i ghiacci siano destinati a scomparire intorno al 2015 e i nuovi risultati sembrano avallare la loro tesi. Durante il periodo estivo il volume dei ghiacci corrisponde a meno di un terzo rispetto al 1970. Le enormi superfici liberate dai ghiacci provocano tempeste: le grandi onde rompono gli altri ghiacci e accelerano il loro scioglimento. Il fenomeno non avrà conseguenze sul livello dei mari, mentre non si conosce l’eventuale impatto sul clima. Esso è legato in parte alla differenza di temperatura tra le aree polari e quelle tropicali.
Nel frattempo c’è chi vede di buon occhio questa profonda mutazione, e sono i rappresentanti dell’industria petrolifera. I fondi marini artici, stando ai calcoli di un istituto americano, ospiterebbero più di 90 miliardi di barili di greggio, pari al 13% delle risorse mondiali sfruttabili, oltre a 50 mila miliardi di metri cubi di gas naturale.