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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

SILVIO E VERONICA: RAPPORTI CIVILI, MA LA CAUSA PROSEGUE

Per un accordo consensuale bisognerà lavorare ancora. La causa per separazione giudiziale tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario va avanti. Con un insolito comunicato congiunto Niccolò Ghedini, difensore dell’ex premier, e l’avvocato Maria Cristina Morelli, che tutela gli interessi della Lario, hanno fatto sapere urbi et orbi che la conclusione della separazione tra i due coniugi non c’è, e che le notizie apparse in queste ultime settimane su alcuni quotidiani e siti di gossip circa la chiusura dell’accordo sono prive di fondamento. «Negli ultimi due mesi — si legge nel testo dei due avvocati — sono apparse sui quotidiani notizie riguardanti i coniugi Berlusconi del tutto estranee alla realtà dei fatti, probabilmente provenienti da soggetti erroneamente ritenuti informati. Considerata l’insistenza con la quale tali notizie vengono riportate, si deve procedere a una smentita, che viene svolta dalle parti congiuntamente». E via con le precisazioni. «La causa in corso tra i coniugi per la separazione giudiziale sta proseguendo e a oggi non è stato firmato alcun accordo; i rapporti tra i coniugi sono civili, come si conviene; i coniugi non hanno alcuna frequentazione, hanno semplicemente pranzato insieme con i figli un paio di volte, mai ad Arcore, ove la signora Bartolini (meglio nota come Veronica Lario, ndr) non si reca da anni; la signora Bartolini non vive a Macherio da settembre 2010».
Precisazioni dovute. Anche se è un dato di fatto che Berlusconi e la Lario, dopo la tempesta iniziale che ha trasformato un caso privato in una questione «politica», si fossero riavvicinati. Un aspetto confermato dagli stessi avvocati. «Rapporti civili e pranzi con i figli». Il primo, anzi la prima cena che ha rivisto insieme i coniugi con i figli risale addirittura a Natale. Poi se ne sono succedute altre. Specialmente la domenica. Mai ad Arcore che è diventata zona off limits dopo le vicende del bunga-bunga. A Macherio, dove la Lario ha vissuto per 20 anni? Anche qui il comunicato è sibillino. Si limita a dire che «la signora Bartolini non vive a Macherio dal 2010», non che non la frequenta.
Tutto questo per dire che un processo di riavvicinamento c’è stato davvero e che la possibilità di arrivare a una separazione consensuale non era un’ipotesi fuori dal mondo. E che il periodo dei dossier sulle presunte infedeltà, delle lettere ai giornali, delle scuse pubbliche e degli accordi saltati fosse comunque alle spalle lo dimostrerebbero le stesse confidenze di Berlusconi ai suoi conoscenti: «Con le separazioni giudiziali non cavi un ragno dal buco». Molto meglio andare verso una consensuale. Tanto che sarebbe tornato in ballo l’usufrutto a vita di Villa Macherio, magari decurtato da alcune spese di gestione.
Che è successo? Perché il comunicato congiunto? Perché ci si interessa di un fatto privato? Perché forse tanto privato non è. E ancora una volta la dimensione politica gioca la sua parte. Da alcune ricostruzioni dei quotidiani e dalle dichiarazioni di qualche esponente politico si ipotizza che «l’operazione riavvicinamento» sarebbe stata frutto di una precisa decisione politica: quella della ricandidatura di Silvio Berlusconi. Per essere possibile avrebbe bisogno, tra le altre cose, di far leva anche su una «nuova immagine» del Cavaliere. A partire dal suo rapporto con la famiglia dopo la vicenda Ruby. Aggiungeteci l’uscita di Daniela Santanché che consigliava a Berlusconi di risposarsi perché «il Paese ha bisogno di una first lady» e la replica immediata di Michaela Biancofiore che non escludeva una riconciliazione tra i due coniugi. Parole che probabilmente non hanno fatto piacere a Veronica Lario, ancora una volta tirata per la giacchetta e costretta a una strumentalizzazione sgradita. L’avvicinamento era ed è effettivo, il possibile uso «politico» l’allontana. Ecco, allora arrivare il comunicato «congiunto», che forse tanto congiunto non è. Per mettere le cose bene in chiaro: rapporti civili, ma senza alcuna frequentazione. E soprattutto nessuna strumentalizzazione politica.
Maurizio Giannattasio