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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

GUADAGNARE MENO, MA POCHI RISCHI. LO SLALOM DEL RISPARMIATORE —

Sul finire dell’estate cominciata con previsioni che, grazie al cielo, si sono rivelate con l’infallibile senno di poi eccessivamente fosche, i risparmiatori italiani si trovano a fare i conti con un mercato dei titoli di Stato ancora vivo e improvvisamente bipolare. I titoli brevi rendono a questo punto abbastanza poco, quelli più lunghi sempre molto. Troppo per poter dire che la crisi sia sul serio in via di soluzione.
Visione
Il panorama è un orizzonte diviso in due. In un mese siamo passati dal mare molto mosso alla bonaccia nebbiosa di oggi se si guarda solo il lato delle scadenze brevi, perché i rendimenti biennali sono scesi di due punti percentuali, passando dal 4,7% del 24 luglio al 2,8% attuale. Se invece si scruta lontano, verso i titoli che rimborsano dopo il 2020, i cavalloni (anche se meno minacciosi) battono ancora la spiaggia. Il Btp decennale, infatti, continua a pagare un premio che oscilla fra il 5,7 e il 5,9%.
Come interpretare i nuovi numeri e, di conseguenza, aggiornare il portafoglio obbligazionario?
Dicotomia
L’avarizia dei Bot e dei Btp con meno di tre anni di vita residua è ovviamente una bella notizia se si ragiona in termini di salute finanziaria del sistema: meno il Tesoro deve pagare per collocare i suoi titoli, più si consolida la fiducia nelle possibilità per il nostro Paese (e per l’Euro) di uscire dal guado. Chi avesse comprato Btp brevi un mese fa può quindi festeggiare il potenziale guadagno in conto capitale di oltre tre punti raggiunto senza correre rischi eccessivi: quel che si è pagato 99 oggi vale 102 e rotti. Anche il rendimento e il prezzo del titolo decennale, quello su cui si calcola il famigerato spread con i tedeschi, si sono mossi, ma in misura differente. Il premio da pagare al mercato è sceso nell’ordine dello 0,7-0,8%. A fine luglio il Btp 2022 quotava 93 e rendeva il 6,5%. Ieri, alla vigilia della nuova emissione in calendario per oggi, il titolo guida italiano costava 99,6 e rendeva il 6,12%.
Ragioni
La pressione sui titoli corti sta scendendo perché la Banca centrale europea ha fatto capire che le prossime azioni di difesa della moneta unica e dei Paesi potrebbero concentrarsi sui titoli a scadenza ravvicinata dei governi più a rischio di attacchi speculativi. Un’idea-aspettativa che aggrega l’interesse degli investitori sul brevissimo termine e che quindi, in pochissimo tempo, ha normalizzato il profilo di rischio-rendimento delle emissioni con meno di 24 mesi di vita residua. La Germania sulle scadenze così brevi praticamente non paga più nulla, il Tesoro italiano scuce il 2,8%, un mese fa eravamo al 4,7%.
Strategie
Se il quadro non peggiora di nuovo (e nulla garantisce che questo non accada) stiamo quindi meglio. Ma questa prima boccata di ossigeno per le casse dello Stato obbliga gli investitori a considerazioni strategiche diverse da quelle fatte finora. Per portare a casa la protezione del capitale, cioè almeno il tasso di inflazione che balla sempre intorno al 3%, bisogna di nuovo spingersi oltre le scadenze triennali. Un mese fa bastava il Ctz. I risparmiatori italiani, quindi, si ritrovano a fare di nuovo i conti, anche in casa, con la ferrea legge della sicurezza: tutto quello che espone a rischi contenuti e relativi rende poco. Spesso meno del costo della vita.
Ricette
La domanda, alla fine, è sempre la stessa: di fronte al miglioramento bipolare che chiude l’estate del 2012 quanto siamo disposti a rischiare? Un portafoglio equilibrato — a parere di numerosi esperti — di questi tempi non deve comunque contenere più del 30% di titoli di Stato italiani. In omaggio ad un assennato principio di diversificazione. Chi si sente ottimista e disposto a sperare che lo sgonfiamento dei rendimenti a breve sia il primo segno di un cammino virtuoso (dove è ammessa, magari, qualche scivolata ulteriore) può inseguire un po’ di rendimento scommettendo anche su una manciata di Btp lunghi. Che non deve superare il 5-10% se il profilo è molto prudente e che può spingersi al 20% se invece si è aggressivi.
Le ragioni della prudenza per chi non possiede capitali e possibilità di investimento proporzionati all’impresa sono da ricondurre alla impressionante volatilità che caratterizza i titoli di Stato da un anno a questa parte. La capacità dei prezzi di oscillare in questo momento storico è elevatissima: se i rendimenti dei biennali in un mese sono scesi del due per cento, con un rialzo speculare dei prezzi di oltre tre punti, per i titoli decennali un movimento del due per cento nei rendimenti (al rialzo o al ribasso) comporta una variazione dei prezzi nell’ordine dei 15 punti. Un vero e proprio ottovolante su cui si può salire solo se si è sicuri di non dover vendere nel momento sbagliato prima della lontana scadenza.
Giuditta Marvelli