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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

QUEGLI ANNI FORMIDABILI QUANDO L’ELITE D’EUROPA BRINDAVA CON PALLADIO

Il barone d’Erlanger bastò vederla una volta pattinare sul ghiaccio, esuberante, con gli spettacolari capelli rossi che le infiammavano la figura, per rimanerne sedotto e sposarla in pochi mesi, nel 1895. Andarono a vivere a Londra, in quella che era stata la residenza di Lord Byron, e che Catherine aprì a intellettuali e aristocratici, alla ricerca di incontri, esperienze nuove, di una libertà all’avanguardia. La sua vitalità affascinò, fra i tanti, lo scrittore Paul Morand, che ne esaltò «gli occhi gialli», in una descrizione che, secondo l’amico Marcel Proust, rivelava una certa difficoltà di afferrare la personalità di questa donna cosi singolare.
L’incontro che segnerà la vita di Catherine d’Erlanger avviene dopo uno spettacolo di Sergej Diaghilev, il più noto impresario teatrale dell’epoca, creatore dei balletti russi, tanto celebrato che anni dopo, per Le Train Blue, fu Coco Chanel a disegnare i costumi e come fondale venne montata la tela di Picasso x» Deux femmes courants sur la plage. È nei camerini del teatro che Catherine incontra Paul Rodocanachi e il suo pupillo Albert «Bertie» Clinton Landsberg.
Il primo, discendente da una famiglia israelita di origine greca, grazie a una ricca eredità può dedicarsi senza lavorare all’arte e all’architettura. Bertie, anche lui di origine ebraica, è nato in Brasile da una famiglia che si è trasferita presto a Londra, dove il giovane studia (poco) e si da alla vita mondana. Insieme, fra l’Inghilterra e Parigi, frequentano gallerie e conoscono Braque, Picasso, Matisse, che fa un celebre ritratto di Yvonne, la sorella di Bertie, mentre Bertie stesso viene rappresentato in un disegno da Picasso.
Catherine, Paul, Bertie. Sono i tre comprimari del libro Tumult and Order. La Malcontenta 1924-1939 (Lars Muller Publishers, pp. 248, euro 40, www.larsmueller-publishers.com), che verrà presentato alla Fondazione Guggenheim il 26 agosto (giorno della nascita di Peggy e che precede la vernice della Biennale). L’autore, Antonio Foscari, architetto e professore all’Università Iuav di Venezia, ha voluto raccontare «una stagione intensa di vita intellettuale e sociale, entusiasmante dal punto di vista culturale». La stagione è quella che va dai primi anni Venti all’inizio della Seconda guerra mondiale. Lo scenario, una delle più belle ville venete costruite da Andrea Palladio, La Malcontenta.
Nel 1924 si celebra il centenario della morte di Lord Byron. «Un evento che eccita l’immaginazione di Catherine, che abita nella casa dove il poeta aveva vissuto». La donna coinvolge nell’entusiasmo Bertie, che fin dalla giovinezza aveva desiderato «seguire i passi di Byron». Venezia ha anche altre attrattive: per esempio, vi si è insediata Linda Lee Thomas, un’americana divorziata e ricchissima, che, dopo avere lanciato la carriera artistica del fotografo e costumista Cecil Beaton, ora è accompagnata da un giovane compositore di musica jazz, Cole Porter, e dà sulla Laguna feste memorabili, affidate alla regia di Diaghilev e all’organizzazione della giornalista mondana Elsa Maxwell.
Ma il brillante scenario internazionale è lontano dai pensieri di Catherine e Bertie quando, lungo la strada per Venezia, sostano di fronte alla dimora in cui Lord Byron si era ritirato in seguito a uno scandalo amoroso. Ed è con impazienza che proseguono verso la fabbrica che Andrea Palladio aveva costruito nel 1559 per i due fratelli Nicolò e Alvise Foscari, discendenti da quel doge Francesco Foscari su cui Byron, sempre lui, scrisse un dramma dal quale Verdi trasse un’opera lirica, I due Foscari.
Eccola, finalmente. Spingono un cancello socchiuso, non c’è nessuno, aprono un portone. «Il silenzio dà loro la sensazione di procedere a un’iniziazione più che a una visita».
Quando Paul li raggiunge a Venezia, si trovano uniti nel progetto di far rivivere quelle stanze. Sarà Bertie ad acquistare la villa. «E ciascuno dei tré interviene a suo modo» spiega Antonio Foscari, che dei committenti cinquecenteschi è il diretto discendente. «Bertie non avrebbe fatto niente, amava quella condizione di abbandono. Aveva un’ideologia della conservazione molto moderna. Non a caso scelse di non allacciare l’energia elettrica. Catherine portò nella casa la sua energia, e un allevamento di galline dal piumaggio appariscente. Paul sceglie elementi di arredo, rigorosamente con materiali poveri».
La villa accende le emozioni e gli entusiasmi dei primi visitatori, «che mettono in scena performance ogni volta diverse, improvvisano relazioni e amori, programmi ed eventi» racconta Foscari.
Ed è perché non venga dispersa la memoria di una stagione che si annuncia così ricca che Catherine dona a Bertie un libro dove raccogliere le firme degli ospiti. La prima è quella della contessa Annina Morosini, l’emblema di una aristocrazia che non ama frequentare il Lido, dove invece domina la principessa di San Faustino, diventata, con il matrimonio della figlia Virginia con Edoardo Agnelli, un personaggio di primo piano nel capitalismo italiano. Sulle pagine ingiallite del libro degli ospiti vediamo scorrere la storia. Arthur Rubinstein, Giuseppe Volpi (allora ministro delle Finanze, e promotore della prima Mostra del cinema), naturalmente Sergej Diaghilev, i ballerini Serge Lifar e Boris Kochno (anche poeta). Cole Porter, il principe romano Carlo Ruspoli, Paul Morand, Winston Churchill (allora cancelliere dello Scacchiere) con la moglie Clementine, Cecil Beaton, la mondanissima pianista Misia Sert, quasi certamente Coco Chanel, anche se la sua firma non è leggibile, l’architetto inglese Claud Phillimore, Le Corbusier... A tutti gli ospiti Bertie offre un Martini bianco con una scorzetta dei limoni che crescono nei suoi vasi di terracotta.
«Ero con Diane (Cooper, una delle bellezze più celebrate dell’epoca) sul prato sottostante il portico, in quei minuti che precedono il crepuscolo...». Cala l’oscurità: «Nella villa hanno acceso le candele. Lifar comincia a danzare»; Così annota nel suo diario Robert Byron, lo scrittore di viaggi considerato sacro da Bruce Chatwin. Che, anni e anni dopo, figura anche lui fra gli ospiti della Malcontenta quando, giovanissimo ed esperto di Sotheby, vince una scommessa con Bertie e si porta via un prezioso frammento attico del VI secolo avanti Cristo. «In quel cocktail di personaggi è stata distillata la modernità» piace dire ad Antonio Foscari.
Le leggi razziali e l’inizio della Guerra mondiale sbriciolarono in un lampo questo spicchio di mondo. Bertie partì per il Brasile, poi per gli Stati Uniti. Catherine per Hollywood, Paul per Parigi, poi per il Brasile.
Bertie rientrò alla Malcontenta solo nel 1947. Nel 1961 ricevette una proposta d’acquisto da Peggy Guggenheim, che rifiutò. Nel 1972 la villa divenne di proprietà di Antonio Foscari. E i grandi passaggi sono continuati. «Andy Warhol, Rauschenberg, Tingucly, Twombly, Kounellis...». In una sala c’è una scultura di Zaha Hadid, ma non c’è più un libro degli ospiti. Siamo in un altro mondo.