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 2012  agosto 29 Mercoledì calendario

PICCOLA PISCINA DA FINE DEL MONDO

Un nuovo allarme nucleare risuona prepotentemente in Giappone: se a Fukushima, teatro della tragedia avvenuta nel marzo dell’anno scorso, la terra tremasse ancora forte o arrivasse un tifone, vi sarebbe una catastrofe. Tutta colpa di una piccola piscina che si trova all’interno della centrale, ma che rappresenta una vera e propria bomba a orologeria.

Un cubo di cemento che ospita 264 tonnellate di barre altamente radioattive e che è stato sistemato a 30 metri di profondità dall’edificio distrutto del reattore numero 4. Esso è protetto soltanto da un telo di plastica.

Nel caso di un disastro naturale, la piscina potrebbe svuotarsi o crollare. E a quel punto, secondo molti esperti, sarebbero guai seri non solo per il Giappone ma per l’intero emisfero settentrionale del pianeta. Nell’atmosfera finirebbero sostanze velenose dieci volte più consistenti rispetto a quanto liberato dalla centrale di Chernobyl nel 1986. Sarebbe la fine della moderna nazione nipponica.

A sostenere questa tesi sono accreditati scienziati di tutto il mondo. Per Koichi Kitazawa, ex presidente dell’Agenzia giapponese per le scienze e la tecnologia, che ha guidato la commissione di inchiesta sul disastro di Fukushima, il peggio deve probabilmente ancora venire. Conferma Robert Alvarez, responsabile del dipartimento americano dell’energia sotto la presidenza di Bill Clinton: l’incendio sarebbe di proporzioni immani.

Per avere un’idea, l’incidente di marzo 2011 ha liberato un sesto di cesio rispetto a Chernobyl. E il crollo della piscina potrebbe essere 60 volte più grave di quanto già verificatosi a Fukushima. Si tratterebbe, ha calcolato un altro scienziato, Hiraoki Koide, di una radioattività 5 mila volte maggiore di quella scatenata a Hiroshima nel 1945. Secondo Olivier Isnard, ricercatore dell’Istituto francese di sicurezza nucleare, bisognerebbe evacuare urgentemente le persone nel raggio di 60 chilometri intorno alla centrale.

Intanto qualcosa si è rotto nel clima di fiducia che ha sempre legato le autorità di Tokyo ai cittadini. Ormai sono sotto gli occhi di tutti le menzogne e le mezze verità diffuse dal governo e da Tepco, l’azienda privata che gestisce l’impianto di Fukushima: l’opinione pubblica veniva tranquillizzata, mentre la verità era ben più cruda. Tepco si è sempre rifiutata di ammodernare le centrali e di mettere in atto le indispensabili misure di sicurezza a causa dei costi elevati. In compenso, il perverso meccanismo che portava la società a finanziare partiti politici, giornali e televisioni ha permesso di oscurare i fatti. Le conseguenze sono sotto gli occhi del mondo intero.

Ancora adesso, mentre Tepco sostiene che le strutture sarebbero al sicuro in caso di catastrofi naturali, la maggior parte degli osservatori ritiene che ci si trovi sull’orlo del baratro. La pensa così, tra gli altri, il senatore americano Ron Wyden, membro della commissione energia, che, dopo un sopralluogo in Giappone, ha segnalato al segretario di stato Hillary Clinton che le radiazioni provocate dalla distruzione della piscina sarebbero in grado di raggiungere la costa occidentale degli Stati Uniti in pochi giorni.

Per evitare il peggio, la soluzione prospettata da Tepco sarebbe quella di spostare le 1.535 barre, interrandole o trasferendole in un sito adatto. Finora, però, l’operazione rimane in fase di studio. Le idee non sono chiare, e neppure i rischi connessi.