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 2012  agosto 29 Mercoledì calendario

APPLE CONTRO SAMSUNG, L’EUROPA CONTA PIÙ NULLA

Il primo round, di quella che si annuncia una lunga battaglia legale, è andato alla più importante impresa al mondo per capitalizzazione di borsa. La scorsa settimana, Apple ha ottenuto dalla Corte di primo grado californiana, chiamata a stabilire se la coreana Samsung avesse o meno infranto i diritti su alcuni brevetti della multinazionale fondata da Steve Jobs, un risarcimento superiore al miliardo di dollari. Quello in corso tra le due multinazionali è uno scontro-confronto che va ben oltre le aule di tribunale, investendo a tutto tondo le dinamiche industriali e tecnologiche dei consumi globalizzati. In gioco c’è il primato nel controllo dei consumatori mondiali tramite le interfacce dei nuovi dispositivi, smartphone, SmarTv e tablet, che Apple e Samsung commercializzano per decine milioni di pezzi all’anno. Il consumatore che ha o avrà in mano un iPad o un Galaxy può, a pieno titolo, essere considerato come un consumatore «posseduto», perché consumante informazioni, apps e servizi dentro la filiera di offerta organizzata dal venditore. È una partita dalle implicazioni multiple che si gioca tutta nel campo dell’industria mobile. Il fatto che i due protagonisti siano uno americano e l’altro asiatico offre la cifra, contestuale, dei nuovi equilibri economici prodotti dalla globalizzazione e della marginalizzazione europea. Nel capitalismo ottocentesco e del Primo Novecento spesso erano le armi a risolvere le questioni di primato industriale. Da qualche decennio sono i tribunali nazionali o sovranazionali, come il Wto, a dirimere le pretese. Finora i confronti tra colossi della tecnologia sono stati praticamente sempre un affare domestico statunitense. Ibm contro Microsoft; Aol-Netscape contro Microsoft; Amd contro Intel e così via. Ora l’Asia è entrata di prepotenza nella partita, non soltanto con la coreana Samsung. Segno che gli equilibri dell’economia mondiale sono effettivamente scivolati verso il Pacifico e che l’Europa poco pesa perfino in quei settori, come le tecnologia mobile, che ha di fatto «inventato» negli anni 80 e 90. Non si tratta di una buona notizia, perché una parte crescente del valore prodotto su scala mondiale dal business degli apparecchi utilizzabili in mobilità beneficerà lavoratori, ricercatori e studenti di altre aree del pianeta. Ma è anche una prova fattuale di come i vari libri proposti negli anni dalle istituzioni della Ue, come quello di Lisbona che si riprometteva proprio nei tempi correnti di fare dell’Europa lo spazio più competitivo del globo, siano serviti più a fare convegni a spese dei contribuenti che a produrre risultati industriali.