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 2012  agosto 29 Mercoledì calendario

Tutto il mondo è Belpaese e quindi la «taxe soda», la tassa sulle bibite gassate, è stata da poco introdotta anche in Francia

Tutto il mondo è Belpaese e quindi la «taxe soda», la tassa sulle bibite gassate, è stata da poco introdotta anche in Francia. E anche qui con le solite giustificazioni da Comitato di salute pubblica, con lo Statomamma che ammonisce i cittadini-bambini: lo faccio per voi, per il vostro bene, basta riempirvi di zucchero e allargare il girovita. Lodevoli intenzioni puntualmente smentite dai fatti perché, alla fine, l’accisa sulla sete ha colpito anche le bibite in versione «light». Infatti la pubblica opinione non l’ha bevuta e, secondo un sondaggio, il 92 per cento dei cittadini è convinto che lo scopo della tassa sia riempire le casse dello Stato, mentre solo il 28 crede che sia anche quello di svuotare le pance dei francesi. Però il governo Fillon, primo e ultimo del quinquennato Sarkozy, aveva bisogno di soldi e ha tirato dritto. E così dal primo gennaio di quest’anno la mannaia colpisce le bollicine, ma anche i succhi di frutta con zucchero aggiunto e il latte aromatizzato. Ai fabbricanti, la tassa costa 7,16 euro a ettolitro. Ai consumatori, 11 centesimi per una bottiglia da un litro e mezzo e 2,4 per la classica lattina da 33 centilitri. Le previsioni di Bercy, il ministero delle Finanze gallico, sono di un introito di circa 280 milioni l’anno, destinati in parte a tappare le falle della previdenza sociale e in parte al settore agricolo. Il dibattito è stato, manco a dirlo, effervescente. Specie dopo che la Coca-Cola, leader del mercato francese con il 53,5%, ha fatto un maldestro tentativo di ricatto. Prima ha annunciato di aver «gelato» il previsto investimento di 17 milioni per uno stabilimento in Francia e poi, di fronte alla levata di scudi, ha annullato l’annullamento con molte scuse per l’«errore di comunicazione». Ma ormai la tassa è legge. Per capire quanto effettivamente porterà nelle esauste casse della République è ancora presto. Di certo, ha depresso un mercato che finora, con 3,7 miliardi di euro di fatturato e 46 litri ingurgitati all’anno da ogni francese, era particolarmente florido. Dall’inizio del 2012 a fine luglio, le vendite nei supermercati sono diminuite del 3,3 per cento. In particolare, le «colas» del 4,4, le altre «sodas» dell’8,4, limonate e acque toniche del 6,9. In controtendenza (più 11,6 per cento), forse per reagire alla crisi, le bevande energetiche. Colpa dell’aumento del prezzo, in media fra il 4,5 e il 5 per cento, cioè il doppio di quello degli altri alimentari. Solito trend, vanno male i prodotti di marca e si salvano, nonostante un aumento del prezzo in media più elevato (l’8,1 contro il 2,5 per cento) quelli non di marca. Però sotto accusa non c’è solo la piovra fiscale ma anche un meteo particolarmente capriccioso. La prova? In marzo, che è stato radioso, con sole e temperature da giugno, i consumi sono aumentati dell’1,1 per cento. In aprile, quando sembrava di essere in un novembre particolarmente uggioso, sono crollati del 7,8 per cento. Insomma, almeno in questo caso, non è (soltanto) colpa di Sarkò.