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 2012  agosto 12 Domenica calendario

Pronto con la palla di lardo e le percentuali? «Pronto, impavido e sfrontato. Conscio, anche, e limitato

Pronto con la palla di lardo e le percentuali? «Pronto, impavido e sfrontato. Conscio, anche, e limitato. Dipendente dal mercato, non ancora terminato ». Che fa, i soliti giochetti? «No, ma se la Samp in pochi giorni perde con la Juve Stabia e vince a casa del Barcellona ammetterete che agosto è un mese strano. Mi tocca scrivere senza sapere chi si doterà della rucola pallonara». Sarebbe? «L’ingrediente di moda, il top player. Non so come andrà a finire la vicenda di Conte, se Jovetic andrà via. Mancano otto giorni alla fine del mercato ». Intanto pare concluso lo scambio Cassano-Pazzini. È un affare? «Per il Milan sì, per l’Inter no, dunque è logico che si faccia. Dopo Coco- Seedorf e Guly-Pirlo nulla mi può stupire. Ma qualcosa dev’esserci sotto, se Cassano in poche settimane è passato da colonna della Nazionale e del Milan a ramo da tagliare. Forse verrà fuori, ‘sto qualcosa. O forse al Milan non hanno gradito, nell’estate 2012, che il giocatore chiedesse ritocchi a un contratto che scade nel 2014, sempre se si considera che il Milan ha fatto per Cassano più di quanto Cassano abbia dato al Milan. Ma sono dettagli. Immagino vogliate le percentuali-scudetto». Sì, alla svelta. «Avete impegni urgenti?» No, è un modo di dire. «Ma per me è un modo di dare. Numeri, suggestioni, fianco alle critiche. Sapete che ho ricevuto molte email dopo la Supercoppa? ». Non è argomento che ci interessi. «Bene, allora proseguo. A colpi di “basta, non comprerò più Repubblica” sono pesantemente accusato di essere antinapoletano e stipendiato da casa Agnelli. Avessi lodato il Napoli per aver disertato la premiazione (cosa impossibile, ma facciamo finta) sarei stato accusato di avere la casacca del Napoli e gli assegni di De Laurentiis ». Ne ha ancora per molto? «Non so, vado a braccio, come diceva quello che giocava alle slot-machines. Capisco Mazzarri quando dice di non accettare prediche da chi si attribuisce 30 scudetti quando sono 28, che si sappia. Ma non è tanto alla Juve, che questo scherzetto l’aveva fatto alla Lazio nel ‘98, che Mazzarri dovrebbe rispondere, ma a quel che resta di un’opinione pubblica che non tifa né Napoli né Juve e che, nei giorni olimpici, può essere più sensibile al fairplay. Non è una santificazione dell’Olimpiade, dove gli arbitri possono sbagliare anche più di Mazzoleni, ma una puntualizzazione sul diverso atteggiamento di chi è danneggiato, vedi Cammarelle». E chi se ne frega? Torniamo al nocciolo, a noi interessa sapere chi vince, questo conta. «Sembra che abbiate letto il colletto interno della maglia della Juve». Cosa c’è scritto? «Una frase di Boniperti: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Profondamente diseducativa, tra l’altro. Ma, essendo la scritta all’interno, chiudiamola qui. In Italia non sarà mai obbligatorio promuovere una cultura sportiva, questa è la nostra vera crisi». Basta coi predicozzi, veniamo alla palla di lardo. «Grasso che cola». Cioè? «Con questo caldo, è il minimo ». Che lardo è? «Cinese. Ho chiesto un favore a un collega inviato a Pechino ». Perché non ci è andato lei? «Perché boicotto le finali tra squadre italiane che si giocano all’estero, sia Cina o Libia o Stati Uniti. Boicotto è termine un po’ forte, diciamo che non ci vado e stop. Tanto il bello, o il brutto, si colgono anche stando a casa senza rischiare viaggi lunghi e dolori lombari». Che lardo è? «Brutto, sporco e cattivo. Del tutto intonato all’argomento. Il mio fine palato non lo reggerebbe. Ma i miei occhioni lo leggono: Juventus 48, Napoli 17, Roma 11, Milan e Inter 7, Udinese e Fiorentina 5. Va bene?» Bene un corno, servono le spiegazioni. «Fuori dalle percentuali, questo scudetto può perderlo solo la Juve, che era già forte e s’è rinforzata con la gente giusta, da Isla ad Asamoah. Ha anche avuto l’umiltà, che in altri settori le manca, di ammettere che forse con Giovinco aveva preso un granchio, e se l’è ripreso per 11 miliardi, mica pochi. È già la più forte così, non credo abbia bisogno del famoso top player. Nel caso, meglio Llorente di Dzeko, ma penso che Matri e Quagliarella siano sottovalutati ». Però c’è la Champions, quest’anno. «Esatto, e la Juve ci tiene a far bella figura, ma sa che il doppio impegno spesso logora. Non ci fosse la Champions, avrei dato molte più possibilità di scudetto. È già squadra, come lo è il Napoli, ma con una rosa meno vasta e qualitativa. Per il resto della concorrenza, si naviga a vista. Questo spiega la bassa quotazio- ne delle due milanesi». Troppo bassa. «Forse sì, ma credo si tratti di una stagione di transizione. Lo dicono il mercato del Milan, le cessioni importanti non bilanciate, i silenzi di Berlusconi, gli impacci di Galliani, i mugugni dei tifosi, le strigliate ad Allegri. Un buon acquisto: Acerbi. Anche l’Inter rinuncia a un po’ d’argenteria. Un buon acquisto: Palacio. Lavori in corso, di qua e di là. Allegri deve ridare gioco e fisionomia a un gruppo molto condizionato da Ibrahimovic. Pato non è e non sarà mai un trascinatore, su El Shaarawy aumentano i miei dubbi, per ora frizza solo Robinho. Moratti dà fiducia a Stramaccioni, tecnico bravo coi giovani. Intanto se n’è andato Poli ed è arrivato Mudingayi, sembra una contraddizione. In prospettiva, può dare molto Guarin e Handanovic attualmente vale Julio Cesar. Alla lunga le milanesi troveranno un equilibrio, è naturale, ma bisogna vedere quanto terreno avranno perso in avvio ». Un 20% lei lo concede, frazionato, anche a Udinese, Roma e Fiorentina. Perché? «Perché, pur ritenendo che la Juve sia già in fuga e che la prima avversaria, qui Pechino non c’entra, sia il Napoli, ho l’impressione che le due squadre giochino molto sui nervi, esercizio non sempre leggero, e che esista, a stadio per ora larvale, la possibilità di un terzo incomodo. Per questo ho concesso un 5% all’Udinese, che pure ha la Champions e, le auguro, con un cammino un po’ più lungo dell’anno scorso, che peraltro limerebbe quel 5%. Ho letto ieri che Pozzo si lamenta perché la sua squadra è trascurata dai media, espressione troppo generica, e che ogni tanto ha la tentazione di iscriverla al campionato sloveno. È una boutade, ma se comincia a lamentarsi anche l’Udinese, da sempre la più composta delle prime otto, siamo messi male. Sono anni che Guidolin fa le nozze coi fichi non secchi (Sanchez non lo era, Asamoah e Inler nemmeno, Torje lasciamo perdere) ma da calare nel campionato italiano. Se ci riesce anche con Muriel, un diamante grezzo, bravo, bene, bis. Purché a buttarla dentro provveda il solito, indispensabile Di Natale. Ammetto che di Maicosuel e Hertaux nulla so, non sono provvisto di un’attrezzatura da talent scout anche se qualche consiglio generico avrei potuto darlo su come spendere poco e bene». Sentiamo pochi nomi. «Di quelli che giocano in Italia, Barrientos. Di quelli fuori, solo Zambia. Del resto si sa che tifo Zambia. Il portiere Mweene, 28 anni, lo stopper Sunzu, 23, e soprattutto l’attaccante Mayuka, 22. Tenete conto che i miei consigli hanno una caratteristica costante: non li segue mai nessuno ». Una ragione ci sarà. Veniamo a Roma, data per terzo incomodo, e Fiorentina. «Mi sembrano a braccetto sulla strada del bel gioco. È già qualcosa. La Roma continua col navigato Zeman il discorso aperto col giovane Luis Enrique. Difesa da vedere, negli uomini e nell’atteggiamento. Da centrocampo in su, squadra forte, Destro è sicuramente un ottimo attaccante. E poi, storia vecchia, con le squadre di Zeman è difficile annoiarsi. Molto dipende dalla partenza, dagli entusiasmi. Gli uomini ci sono. La Fiorentina in apparenza è un cantiere, ha rinnovato quasi tutti i settori. Montella ha mostrato un gioco piacevole a Catania, non vedo perché non dovrebbe ripetersi a Firenze. Gli manca una punta da 12/15 gol. Il centrocampo è da grande squadra, con l’incognita di Aquilani. Pizarro è un mio vecchio pallino, uno degli ultimi veri registi in circolazione ». Altro? «Un augurio: lardo ai giovani. Di Destro e Ogbonna s’è già accorto Prandelli. Mi spiace che Verratti sia andato al Psg, da Pescara a Parigi è un salto lungo, forse troppo. Mi aspetto belle cose da Insigne, Immobile, Sau, Taider e Pogba, che contro il Milan mi ha molto impressionato. Ha personalità, piede, senso del gioco. Non è il vice-Pirlo ma può diventarlo».