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 2012  agosto 12 Domenica calendario

IL POMERIGGIO TORINESE DI DOSTOEVSKIJ

Un secolo e mezzo fa, una sera d’estate, Fëdor Dostoevskij passeggiava per le strade di Torino. Proprio così: sono passati esattamente 150 anni da quando il 12 agosto 1862 l’autore tormentato e geniale di capolavori come «Delitto e castigo» e «I fratelli Karamazov», approda in città. Quella volta, vi si fermerà solo una notte. L’allora quarantunenne scrittore gode già di una certa fama nel suo Paese e Torino è una delle ultime tappe del suo primo viaggio europeo. Lo accompagna l’amico e collaboratore Strachov.

I ricordi Le impressioni di quel soggiorno «mordi e fuggi»? Risponde Guido Carpi, docente di letteratura russa all’Università di Pisa: «Strachov, nel suo diario, racconta come in quella veloce passeggiata serale il romanziere paragonasse la città a Pietroburgo, per via delle strade lunghe e dritte e per una certa atmosfera evanescente».

Un anno dopo, dal 10 al 21 settembre del 1863, Dostoevskij riappare. Questa volta, però, è in dolce compagnia. Con lui c’è l’amante: Apollinarija Suslova, una focosa scrittrice populista. Lei gli ha appena rivelato di essersi innamorata di un giovane studente spagnolo, ma Fëdor non si arrende e per riconquistarla la porta in Italia.

Non andrà benissimo, anche perché lui è perennemente in bolletta a causa del vizio per il gioco. La Suslova, a proposito del soggiorno torinese, ricorda nel suo diario un episodio: «Mentre pranzavamo, guardando una bambina che prendeva lezioni private, mi ha detto: “Ecco: immaginati una bambina come questa con un vecchio, e a un tratto un qualche Napoleone che ordina: distruggere la città. A questo mondo è sempre stato così”». Osserva Carpi: «A quanto ne sappiamo è la prima volta che affiora il riferimento a Napoleone, decisivo per la costruzione di “Delitto e castigo”, dove il protagonista uccide due donne in omaggio appunto alla teoria del “napoleonismo”, l’idea che esistano degli uomini superiori ai quali è concesso compiere atti malvagi in vista di un bene più grande».

L’idea È a Torino, dunque, che scocca nella mente di Dostoevskij la prima scintilla di «Delitto e castigo»? «Ci sono diversi elementi per pensarlo», sostiene Carpi.

In ogni caso il capoluogo sabaudo aveva già attratto, nell’Ottocento, diversi scrittori russi come documenta un libro di Piero Cazzola.

Gli altri Nikolaj V. Gogol’, ad esempio, visita la città nel giugno del 1837. Poche ore: sufficienti, però, per apprezzare i biscotti torinesi, «ottimi per il tè».

Torino è cara anche ad Alessandro Herzen che qui, nel 1851, giusto di fronte al caffè del Cambio, in piazza Carignano, si riconcilia con la nostro Dostoevskij. In una lettera datata 20 settembre 1863 e indirizzata al fratello Michail per sollecitarlo a spedirgli un po’ di rubli, Fëdor scrive: «Ho una gran fretta di lasciare questa odiosa Torino».

E poi: «Pensa che ho stracciato tutto quello che avevo scritto qui». In un altro passo, la città viene definita «noiosissima». Commenta il professor Carpi: «Mettiamoci nei suoi panni: senza un soldo, la moglie gravissima, l’amante intenzionata a scaricarlo, il governo che minacciava di chiudergli la rivista. Probabilmente avrebbe trovato noiosa anche Disneyland…».