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 2012  agosto 12 Domenica calendario

IL TESORO NASCOSTO TRA I RIFIUTI

Buste piene di banconote, libretti della pensione, chiavi di casa, chiavi dell’automobile, anelli, orologi. L’isola del tesoro esiste e non è smarrita in qualche atollo sperduto nell’oceano, ma molto più vicina di quanto si possa pensare. È nella discarica dei rifiuti.

«Ho buttato la pensione» L’Amiat riceve sovente telefonate di persone disperate per aver buttato per sbaglio un oggetto molto prezioso. Spesso si tratta di un’importanza solo affettiva. Ma a volte è il valore commerciale a far mettere le mani nei capelli a chi, per una distrazione, si è disfatto di un piccolo patrimonio.

Si narra, tra alcuni addetti alla raccolta, di una persona disposta a mettersi guanti e maschera per cercare un Rolex. Ed è diventato quasi leggenda il caso di una donna che, con il sacchetto del pattume, aveva buttato anche la dentiera. Più spesso, la gente butta soldi, magari contenuti in qualche busta, oppure chiavi, che statisticamente sono l’oggetto più reclamato. È anche capitato che si trovassero armi, anche senza un delitto: negli anni sono state trovate bombe a mano e residuati bellici saltati fuori dallo sgombero di qualche cantina, per i quali è stata necessaria la messa in sicurezza di una parte dell’ecocentro in cui è stata rinvenuta.

Le speranze di ritrovare quanto smarrito sono praticamente nulle. La vita di un rifiuto, una volta svuotato il cassonetto, ha le ore contate, perché poi viene pressato o trattato negli impianti per la differenziata. Un tesoro distrutto? Nient’affatto. Anzi. Quei cumuli maleodoranti sorvolati dai gabbiani continuano a conservare una valore. E un prezzo, regolarmente quotato in un listino della Camera di Commercio di Milano.

Il valore del pattume Tutti rifiuti vengono in qualche modo riutilizzati, anche quelli non riciclabili che finiscono in discarica. Riutilizzabili vuol dire monetizzabili. Nella discarica di Basse di Stura, in via Germagnano, chiusa nel 2009, Amiat ha installato un impianto di captazione del biogas prodotto dai rifiuti nel processo di biodegradazione: «Con il biogas – spiega Maurizio Magnabosco, amministratore delegato di Amiat – produciamo e rivendiamo ai gestori l’energia elettrica che, immessa in rete, copre un fabbisogno pari a quello di quasi 40 mila utenze domestiche Il nostro impianto è considerato fra i migliori al mondo, grazie ad una performance di captazione pari a circa il 95% del biogas prodotto».

Un fiore all’occhiello per la città e un caso di studio per molti esperti del settore che sovente vengono in visita alla discarica. «L’energia elettrica così prodotta – sottolinea Magnabosco - ha permesso ad Amiat di ricavare nel 2011 oltre 13 milioni di euro». La cifra è elevata, ma rappresenta «solo» il 7% dei circa 200 milioni di fatturato annuo di Amiat Spa. E andrà riducendosi nel corso degli anni, man mano che la discarica andrà ad esaurirsi e produrrà meno biogas. Quello che dovrà aumentare in futuro, in maniera inversamente proporzionale all’impoverimento della discarica, è l’importo ricavato dalla vendita delle cosiddette «materie prime seconde», cioè quelle ottenute dal trattamento e reimmissione sul mercato delle materie riciclate, che attualmente frutta circa 6 milioni di euro.

La borsa del riciclo Il listino è legato, come ogni listino, all’andamento dei mercati, alla situazione generale dell’economia, ai grandi eventi internazionali. Dopo la caduta del Muro di Berlino, il prezzo del ferro precipitò a causa della successiva immissione nel mercato di enormi quantitativi provenienti dalla dismissione degli arsenali militari dell’Europa comunista. Oggi il ferro viene rivenduto a un prezzo fino a 180 euro alla tonnellata. La carta può essere pagata fino a 95 euro alla tonnellata: ma non vale per tutta la carta, è la quotazione del cartone da imballaggio, il materiale meglio pagato sul mercato. «Nel 2011 nella città di Torino – dice l’ad Magnabosco - sono state raccolte oltre 70 mila tonnellate di carta, e circa l’8-10% di questo quantitativo è costituito dal cartone “più pregiato”».

Il legno è precipitato in un anno: da circa 30 euro la tonnellata a poco più di un euro della quotazione attuale: colpa della crisi, che fa vendere meno mobili e quindi genera una minore richiesta del mercato. Il vetro vale circa 20 euro la tonnellata, ma per questo materiale, così come per la plastica, il prezzo è estremamente variabile in relazione alla purezza del prodotto che si ottiene dopo il trattamento.

Mercato nero Dove c’è un mercato, c’è sempre anche un mercato nero. Comuni e arcinoti sono i furti del rame, ma ultimamente, viste le quotazioni, anche il cartone fa gola ai ladri, tanto che spesso la cooperativa che passa a svuotare i raccoglitori li trova già ripuliti.