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 2012  agosto 12 Domenica calendario

«Al ministero Usa i maschi molestati dalle donne» – Umiliazioni, promozioni mancate, insulti ai limiti del sexual harassment

«Al ministero Usa i maschi molestati dalle donne» – Umiliazioni, promozioni mancate, insulti ai limiti del sexual harassment. È un incubo rosa il Dipartimento per la Sicurezza nazionale per come lo descrive James T. Hayes, alto funzionario della polizia di New York, che due mesi e mezzo fa — ma la notizia è emersa solo venerdì — ha intentato una causa contro Janet Napolitano, alla guida del ministero dal 2009, per oltre 330 mila dollari di danni. L’accusa: discriminare gli uomini a favore delle donne. Sempre, e soprattutto quando di mezzo ci sono le amiche del ministro. Due in particolare, secondo Hayes, che nelle 21 pagine della denuncia racconta la storia di come la sua vita e quella dei suoi colleghi uomini sarebbe diventata un inferno da quando Napolitano, da poco insediatasi al Dipartimento dov’era stata chiamata da Obama, assunse Dora Schriro, che conosceva dai tempi in cui era governatrice dell’Arizona, e Suzanne Barr, sua assistente a Phoenix. Da quel momento siamo stati trattati come «cagnolini», sostiene Hayes, che lamenta di essere stato scavalcato nelle promozioni da Schriro, meno qualificata di lui, e di essere diventato oggetto di diverse indagini disciplinari — risoltesi, secondo la sua versione, con un nulla di fatto — dopo aver gridato alla discriminazione. Ma le accuse non finiscono qui: Hayes dipinge un ambiente da «confraternita al femminile», il cui obiettivo era «umiliare e intimidare gli impiegati maschi». E giù gli esempi. Come quando Barr «spostò l’intero contenuto degli uffici di tre impiegati, comprese le targhette coi nomi, i computer e i telefoni, nei bagni degli uomini». O quella volta che sempre Barr si spinse a chiamare la camera d’albergo di uno di loro solo per provocarlo con un linguaggio sessuale tanto esplicito da risultare irriferibile. O ancora di come avesse una volta sottratto il Blackberry di un altro impiegato per mandare un messaggio di corteggiamento a un di lui superiore (donna). Ma questa non è la storia di Demi Moore e Michael Douglas in Rivelazioni. Nella versione tutta da verificare di Hayes — un portavoce del Dipartimento ha parlato di accuse «infondate» — gli uomini sono solo un oggetto, non necessariamente sessuale, del sadismo sfrenato di questa presunta «sorellanza». E dietro i dettagli pruriginosi sul sessismo alla rovescia, ci sono i neanche tanto velati riferimenti alla vita privata della cinquantaquattrenne dalle radici italiane Napolitano (la sua con Schriro sarebbe una «relazione di lungo corso»), la cui sessualità è da anni oggetto di curiosità e di colpi bassi elettorali. «Big Sister», la chiamano, alludendo ai poteri intrusivi del dipartimento creato da Bush dopo l’11 settembre, ma non solo a quello. Nel 2002, durante la campagna per il governatorato dell’Arizona, cartelli con la scritta «vota gay» comparvero accanto ai suoi manifesti. E ad ogni nuova nomina vera o presunta (nel 2008 compariva tra i possibili vice di Obama) le chiacchiere su quella che Forbes considera la quindicesima donna più potente al mondo ripartono. «Sono semplicemente una drogata di lavoro. Etero, e single», ha sempre ripetuto lei (tra l’altro contraria al matrimonio omosessuale). Sarà costretta a dare altre risposte, probabilmente anche in tribunale, se questa storia continuerà a gonfiarsi, come sembra dalla notizia di una seconda denuncia che sarebbe stata depositata a fine luglio. E dall’entusiasmo — anche questo un pò sessista, notano i commentatori — con cui i giornali popolari come il New York Post e il Daily News si sono buttati sulla storia, con quella tipica morbosità sulle relazioni femminili che resiste anche nell’America dei matrimoni omosessuali e del primo generale donna apertamente gay (Tammy Smith, promossa venerdì). Marilisa Palumbo