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 2012  agosto 12 Domenica calendario

«Io resto ancora dell’idea che si debba rimanere tutti insieme nel Pdl. Ma se il Pdl smettesse di essere il partito che propone un progetto alternativo alla sinistra

«Io resto ancora dell’idea che si debba rimanere tutti insieme nel Pdl. Ma se il Pdl smettesse di essere il partito che propone un progetto alternativo alla sinistra...». Cioè se Berlusconi iniziasse a lavorare per replicare le grandi intese anche nel 2013? «Alla Grosse Koalition il sottoscritto preferisce sempre la Kleine Opposition. Le faccio anche la traduzione: per me è sempre meglio una piccola opposizione che una grande coalizione». Nemmeno in vacanza Ignazio La Russa depone l’ascia di guerra. Infatti manda avvisi al navigante Berlusconi. Quindi rilancia l’alleanza con la Lega. E propone anche un «piano B» per trovare la «quadra» sulla legge elettorale. Sta adombrando la scissione degli ex An, onorevole? «Se il Pdl non proponesse più un progetto alternativo alla sinistra, allora non ci rimarrebbe che fare un altro partito a destra. Non avremmo altra scelta. E mi creda: se uscissimo adesso, in questo momento, a parità di legge elettorale non prenderemmo meno voti di quelli che aveva Alleanza nazionale». Alle politiche del 2006 An prese il 12,4 per cento. Non le pare un po’ troppo? «No. Secondo me non prenderemmo meno voti. Anzi». Intanto Santanchè dice che a ottobre sarete in piazza per il Cavaliere. «Ah sì?». «Un milione in piazza». «Magari Daniela ne ha parlato con Berlusconi. Né io né gli altri coordinatori sapevamo nulla. Detto questo, una manifestazione di piazza per Silvio andrà fatta senz’altro. Magari non a ottobre. Più avanti, in prossimità del voto». D’altronde, Berlusconi non ha ancora formalizzato la discesa in campo. «Per quanto ci riguarda, Silvio ha già sciolto la riserva. Immagino aspetti la riforma elettorale per dare l’ufficialità». Allora l’attesa potrebbe essere ancora lunga. «Effettivamente la situazione s’è incartata. Anche perché da tutte le parti stanno venendo fuori dei legittimi ostacoli politici. La sinistra vuole il premio di maggioranza per la coalizione. Noi, che siamo deboli sulla coalizione e potremmo andare meglio come partito, lo vogliamo per la prima lista. Diciamoci la verità, se vogliamo veramente migliorare il Porcellum ci serve un piano B». Quale? «Vede, per semplificare il quadro noi abbiamo dato a Verdini il compito di trattare con la sinistra. Se però questo lavoro non dà risultati, e cioè se a inizio settembre non c’è l’intesa, allora dobbiamo riportare in Aula il Porcellum e proporre due o tre emendamenti». Ad esempio? «Primo, introdurre le preferenze. Secondo, lasciar decidere al Parlamento, e quindi a maggioranza, se il premio deve andare al partito o alla coalizione». Ma così sarebbe soltanto un maquillage del Porcellum, non trova? «Se non si trova l’intesa su un’altra riforma, credo che non si possa fare altro. Eppure di mediazioni possibili ce n’erano. Io, che politicamente non sono certo vicino a Casini, riconosco che Pier aveva suggerito una buona strada. I collegi modello Provincellum per il Senato e un proporzionale con tre preferenze per la Camera. Però...». Al di là della legge elettorale, il Pdl sembra avere altri problemi di tenuta. Monti sì, Monti no, Monti forse. «Io, ad esempio, non credo che Berlusconi sia troppo tenero con Monti. Sembra tenero quando Monti gli chiede scusa, com’è successo dopo la battuta sullo spread a 1200. Certo, se decidi di sostenere un governo, poi devi farlo per bene. Io ero dell’avviso che l’esecutivo tecnico non dovesse nascere. E potrei anche rivendicare che i fatti mi danno ragione». Ne è sicuro, onorevole? «Lo spread è alto, il debito pubblico pure. Un governo di politici non avrebbe fatto peggio». Vista la sua opposizione alle larghe intese, lei fa il tifo per il ritorno all’alleanza con la Lega? «Se siamo tornati ad avvicinarci agli amici della Lega, il merito è stato un po’ del sottoscritto e di Gasparri. Prima di rilanciare il presidenzialismo, che ha ricreato quell’alleanza col Carroccio che sembrava sepolta, io e Maurizio siamo prima andati a trovare in ospedale Roberto Calderoli, che aveva avuto qualche piccolo problema. Poi, sempre noi due, siamo andati a parlare con Bobo Maroni». Lo sa che questa operazione, unita al ritorno in campo di Berlusconi, s’è tradotta nell’interruzione di ogni possibile dialogo con Casini, no? «Mi creda, non è così. Casini aveva già deciso da prima. Anche perché lui ha bisogno di allearsi con chi vince per ragioni di opportunità. Basta vedere quello che sta succedendo in Sicilia. Ragionamento legittimo, sia chiaro. Ma non mi si vengano a raccontare altre storie perché...». Perché? «Quando si parlava con l’Udc di riunire tutti insieme i moderati, da parte del Pdl non c’era alcun tipo di preclusione nei confronti di chicchessia. Né sugli incarichi né sui ruoli». Traduzione: vuol dirci che cosa avevate proposto a Casini? «Lasciamo perdere, di più non dico. Ripeto, però, che sugli incarichi e i ruoli non c’era alcun tipo di preclusione nei suoi confronti. Ma Pier, evidentemente, aveva già scelto con chi stare. E molto prima che tornasse in campo Berlusconi».