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 2012  agosto 12 Domenica calendario

i (tanti) Lavori che le Aziende non trovano – Incredibile ma vero. Nonostante la recessione e la disoccupazione ormai sopra il 10%, ci sono ancora dei posti di lavoro che restano scoperti

i (tanti) Lavori che le Aziende non trovano – Incredibile ma vero. Nonostante la recessione e la disoccupazione ormai sopra il 10%, ci sono ancora dei posti di lavoro che restano scoperti. Dove, in altre parole, l’azienda non riesce a trovare la persona giusta. Casi rari, certo, e spesso confinati a offerte di lavoro precario e a basso reddito. Ma non sempre. Prendiamo il caso degli operai specializzati nel metalmeccanico o elettromeccanico: uno studio di Unioncamere ha pronosticato circa 6.700 assunzioni tra luglio e settembre. E nel 26,3% dei casi (quasi 1.800 posti) le imprese segnalano addirittura difficoltà di reperimento, per lo più legate alla preparazione e alle competenze dei candidati. Alcuni problemi — sempre secondo Unioncamere — ci sarebbero anche nel caso delle professioni della sanità e dei servizi socio-assistenziali (8.500 richieste in totale, il 19,8% delle quali di difficile reperimento) e degli ingegneri e tecnici informatici (oltre 1.300 «introvabili» su 4.700 assunzioni previste nel trimestre). Certo, il quadro generale ha naturalmente un altro tono: l’associazione delle camere di commercio ha previsto, nel suo rapporto di poche settimane fa, un calo delle assunzioni nel terzo trimestre. Anche se — riecco alcune eccezioni positive — cresce la richiesta di operai dell’alimentare e specialisti della formazione. Per effetto della stagionalità o per i processi di riorganizzazione delle imprese, la richiesta di questi profili sale rispetto al trimestre precedente. Ma, passando dai confronti ai dati assoluti, sono cuochi, camerieri e le altre professioni dei servizi turistici — ancora una volta — i più ricercati, sebbene anche per queste professioni ci sia un rallentamento della domanda rispetto al secondo trimestre 2012, probabilmente il periodo più «caldo» delle assunzioni di profili «estivi» in vista dell’arrivo della stagione delle ferie. E sul mercato internazionale? Le competenze professionali più difficili da trovare — per le aziende — sono sanità, ricerca e sviluppo, ecosostenibilità, «information technology», gestione finanziaria e contenimento dei costi. Lo racconta un rapporto dei «cacciatori di teste» del gruppo Hays. Che, passando ai dettagli, mettono nella lista delle competenze più gettonate, per esempio, la conoscenza informatica di Java, Net e C++ o la bioedilizia. Anche nella stessa Lombardia, nonostante il boom della cassa integrazione, non mancano le «vacancy» in fabbrica o in ufficio. Secondo alcune statistiche, nella regione «locomotiva d’Italia» sono oltre 22 mila i nuovi posti di lavoro non temporanei che vengono occupati a fatica, dopo ricerche di diversi mesi. Anche se, ovviamente, i posti offerti ma non raccolti al volo non sono sufficienti a «coprire tutti i buchi», dalla disoccupazione alla mobilità. In ogni caso, dietro quel numero a cinque cifre ci sarebbe spesso la mancanza di persone con le caratteristiche professionali adeguate. Tornando all’Italia nel suo insieme — e alla fotografia scattata dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro — sono 159 mila i posti di lavoro messi a disposizione dalle imprese in questo trimestre estivo (3.800 in meno rispetto all’estate di un anno fa e 69 mila in meno sul trimestre precedente), di cui 88 mila non stagionali e quasi 71 mila stagionali. E con un saldo negativo tra entrate e uscite previste di circa 50 mila dipendenti. Dalla ricerca è partita una rielaborazione della Cgia di Mestre, che ha stimato 20 mila posti di lavoro in più rispetto all’estate 2011 per cuochi, camerieri, segretarie, addetti alla pulizia e alle persone, operai specializzati nell’edilizia, addetti all’accoglienza, conduttori di impianti industriali, addetti alla sanità e al sociale, operai specializzati nell’industria alimentare, legno e carta. Il quadro è quindi eterogeneo: le opportunità in crescita coprono figure a bassa specializzazione e basso stipendio, ma anche profili più «senior», formati e retribuiti. Prima che la crisi, se si acuirà ancora di più, si «mangi» anche questi. O prima che la ripresa — quando arriverà — parta proprio da chi, nonostante tutto, è riuscito a trovare lavoro nei momenti più difficili. Giovanni Stringa