Marco Vinelli, Corriere della Sera 11/8/2012, 11 agosto 2012
GLI SVEDESI CHE CI HAN MESSO IN CODA
Si dice che «far la coda» misuri la civiltà di una nazione. Si dice anche che gli inglesi si mettano in fila persino per ammirare il panorama. La regola italiana dell’attesa in un negozio o in un ufficio, invece, è molto più creativa: uno attende, il successivo non si mette dietro ma di fianco, chi arriva dopo si adatta velocemente al malcostume piazzandosi in ordine sparso. In breve, davanti al funzionario o commesso si forma una massa indistinta di persone da cui è impossibile capire l’ordine di arrivo e quindi la precedenza. Creatività latina e arte di arrangiarsi (a spese altrui).
Una simile esperienza deve avere gettato nello sconforto il rigoroso svedese Ake Ehrlund, che vi ha posto rimedio inventando, nel 1956, un distributore di biglietti numerati, un sistema per mettersi in coda senza doverlo fare fisicamente, prodotto dalla ditta Turn-O-Matic. Infatti, il nome completo del dispositivo è Turn-O-Matic Queuing System. Il congegno è molto semplice e al tempo stesso geniale: la striscia di carta è riconoscibile immediatamente, facile da recuperare anche nella tasca più affollata, facile da staccare. Ma, se Ehrlund ha avuto l’idea, questa è stata perfezionata da Tom Ahlstrom e Hans Ehrich di A&E design che nel 1972 hanno brevettato un «dispenser» di dimensioni ridotte, con meno componenti interni (per evitare inceppamenti e ridurre la manutenzione) agevolando il distacco del ticket numerato. Una ulteriore evoluzione, a fine anni ’80, prevede un’uscita superiore del biglietto in modo da favorirne il distacco con un gesto del braccio dall’alto verso il basso, più istintivo e naturale. E i furbetti delle code sono stati messi definitivamente KO.