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 2012  agosto 11 Sabato calendario

Siamo orfani da 50 anni delle morbidezze sensuali e delle malinconie in 3D di Marilyn Monroe (foto): guardiamola nel pieno delle sue qualità, svezzata dall’Actor’s Studio, con un film del ’57, ai tempi ingiustamente maltrattato, che invece rivisto appare oggi sofisticato e brillante pur nell’ovvia impostazione della commedia borghese di Terence Rattigan, che avrebbe voluto essere Somerset Maugham

Siamo orfani da 50 anni delle morbidezze sensuali e delle malinconie in 3D di Marilyn Monroe (foto): guardiamola nel pieno delle sue qualità, svezzata dall’Actor’s Studio, con un film del ’57, ai tempi ingiustamente maltrattato, che invece rivisto appare oggi sofisticato e brillante pur nell’ovvia impostazione della commedia borghese di Terence Rattigan, che avrebbe voluto essere Somerset Maugham. Certo, se alla regìa del Principe e la ballerina, con la neo mrs. Miller (si sposò col drammaturgo del Commesso viaggiatore il 1° luglio ’56) in trionfale trasferta inglese, ci fossero stati Wilder o Cukor e non il protagonista stesso e produttore Olivier, baciato da molte qualità di cui la basilare non era il sense of humour, la storia poteva essere più cinica e frizzante. Marilyn, che all’epoca sognava Dostoevskji, impersona con non casuali aderenze autobiografiche (essere in ritardo, essere svanita, patriottica, la spallina che le cade nel momento giusto com’era davvero successo) una bella chorus girl americana all’epoca del burlesque. Che risolve, in un qui pro quo sentimental platonico, le beghe paterne e politiche del reggente di Carpazia in visita nel 1911 a Londra per l’incoronazione di Giorgio V, papà del re balbuziente e nonno di Elisabetta. Marilyn, anche lei produttrice, nonostante le smemoratezze, i ritardi, i Bloody Mary, i sonniferi, le depressioni, la molesta assistente miss Strasberg, le visite intellettuali di Miller e forse il flirt con l’assistente alla regìa come racconta oggi il divertente film Marilyn, nonostante questi handicap esistenziali e chimici, la diva vince ai punti sul grande rivale scespiriano Laurence, con cui ebbe pessimi rapporti, come da previsioni del tempo sul set. Ma la claustrofobica commedia con valletti e aria d’operetta in cui svetta una meravigliosa Suocera Regina madre (Sybil Throndike), non ebbe il clamore dell’evento, nonostante alcuni momenti alcoolici sfrenati nello sviluppo del pong pong sentimental edipico tra Marilyn e il sussiegoso Olivier in monocolo e frac. Il finale con Marilyn che si allontana con le sue medaglie dalla reggia (per una volta non le si guarda la mossa alla Niagara) è molto riuscito e la diva dimostra di saper recitare anche di spalle. Ma appena tornata in patria telefonò a Wilder e iniziò a girare A qualcuno piace caldo.