Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  agosto 11 Sabato calendario

MELANIA DI GIACOMO

ROMA — C’era da affrontare la questione liquidità per i Comuni che hanno problemi di cassa, da varare il provvedimento attuativo sulla golden share per difendere le aziende strategiche dalle scalate e definire la geografia giudiziaria, poiché la delega sarebbe scaduta a settembre. Nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della breve pausa estiva - mentre una nuova riunione è già prevista per il 24 agosto, sempre che la situazione finanziaria non precipiti - il governo affronta come primo punto proprio questa delicata questione, e nel varare i decreti legislativi decide che i tribunali da chiudere sono 31 e non più 37, cosa che non ha risparmiato comunque una pioggia di critiche. Per quanto riguarda i Comuni, il Cdm ha deciso di anticipare la metà della tranche di ottobre del Fondo sperimentale di riequilibrio, «al fine di fronteggiare le svariate situazioni di deficit di liquidità». Si consente così alle casse comunali di poter immediatamente disporre di 1 miliardo e 190 milioni.
Nella revisione delle circoscrizioni giudiziarie, rispetto allo schema iniziale, l’esecutivo ha deciso di non tagliare sei «presidi» giudiziari nelle aree ad alta infiltrazione di criminalità organizzata. Il Guardasigilli Paola Severino, prendendo atto dei pareri delle Commissioni, ha portato a Palazzo Chigi un ventaglio ampio di ipotesi, e il Cdm non se l’è sentita di lasciare scoperte le zone a forte penetrazione mafiosa. È la dimostrazione, ha detto Severino, che quello della lotta alla criminalità è un terreno «su cui il governo non intende in alcun modo arretrare, neanche sul piano simbolico». Si salvano quindi i tribunali di Caltagirone e Sciacca in Sicilia, il tribunale Castrovillari, cui sarà accorpato il tribunale di Rossano, quelli di Lamezia Terme e Paola in Calabria; nel Lazio a Cassino sarà unita la sezione distaccata di Gaeta, mentre sarà dotato di un Ufficio di Procura anche il Tribunale di Napoli nord.
Il provvedimento varato non prevede novità invece rispetto alla annunciata soppressione di tutte le sezioni distaccate, nonostante le richieste di mantenimento di alcune di esse: tutte le 220 sedi verranno chiuse, così come 667 uffici di giudici di pace. Da questa riorganizzazione non verranno esuberi, né messe in mobilità. E questa era la condizione minima posta dall’Anm che avevano dato parere positivo alla revisione. Contrariamente agli avvocati, che per questo hanno confermato lo sciopero del 20-21 settembre. Mentre piovono sul governo critiche a valanga. Nel Pdl c’è difformità di toni: i più accesi quelli dal capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, che arriva a sfiduciare il Guardasigilli, mentre mantiene un ruolo neutrale il segretario Angelino Alfano, che in via Arenula c’è stato tre anni, plaudendo alla decisione di «salvare» i tribunali nelle zone ad alta presenza mafiosa. Gasparri affida a Twitter il suo malumore: «È penoso l’operato della Severino, va cacciata». Il problema è che «le decisioni disattendono in maniera clamorosa le indicazioni del Parlamento per coniugare risparmi con esigenze di giustizia e sicurezza», da questo ne deriva che «il ministro Severino ha agito in modo non corretto e arrogante». Per lo stesso motivo Filippo Berselli, presidente della Commissione Giustizia al Senato, chiede modifiche nel merito, «con un nuovo decreto legislativo integrativo» per salvare i Tribunali di Chiavari e di Bassano del Grappa, «in considerazione del fatto che per le nuove sedi era stata spesa la somma di 14 e di 12 milioni di euro». Anche nel Pd ci si schiera in difesa si sedi particolari: il deputato di piemontese Giorgio Merlo dice che «con la soppressione del tribunale di Pinerolo il Ministro ha confermato di non tener conto di ciò che il Parlamento ha discusso e votato nei giorni scorsi», e per questo «Severino si vergogni». All’opposizione la Lega denuncia, con il governatore del Piemonte Roberto Cota, che «guarda caso al Nord non è stato salvato neanche un tribunale».
Melania Di Giacomo

DINO MARTIRANO
1 A quando risale la «vecchia» mappa dei tribunali?
«Riforma epocale», è la definizione scelta dal ministro Paola Severino che comunque ha potuto portare a termine un percorso intrapreso dal governo Berlusconi con la legge delega 148 del 2011. In effetti, l’attuale assetto delle circoscrizioni giudiziarie deriva dalla configurazione che delle stesse disegnava la legge Rattazzi del 13 novembre 1859 nell’incorporare progressivamente le diverse realtà regionali al nuovo Stato unitario. Quel procedimento si concluse con i regi decreti del dicembre 1865. Nella sostanza, si conservarono le circoscrizioni giudiziarie delle vecchie province e si riformarono quelle della nuove: tuttavia — ha puntualizzato il Csm nel suo parere al governo — quell’operazione fu portata a termine «prescindendo totalmente da un’analisi approfondita, attraverso una valutazione statistica del movimento degli affari giudiziari, in rapporto alle attività sociali ed economiche. Già all’epoca la classe politica ne discusse a lungo, non riuscendo ad eliminare il difetto d’origine dell’approccio metodologico, vale a dire l’assenza di un rapporto equilibrato tra i giudici dello Stato e le comunità territoriali».
2 Serve ancora un giudice senza specializzazione?
La riforma è epocale anche perché se ne discute da almeno due decenni. Già nel 1991, il Consiglio superiore della magistratura aveva messo in dubbio il grado di efficienza di quella geografia giudiziaria ottocentesca: «Venute meno le difficoltà delle comunicazioni e dei trasporti ed annullate le distanze di spazio e di tempo, oggi la distribuzione capillare nel territorio degli uffici giudiziari non ha valide giustificazioni... Per la organizzazione giudiziaria ha fatto il suo tempo il criterio del medico condotto... Fuori di metafora, alla distribuzione capillare nel territorio degli uffici giudiziari, si collega, inevitabilmente, una figura di giudice anacronistica. Un magistrato umano, saggio ed equilibrato, certamente ammirevole. Ma un giudice che non si avvantaggia della divisione del lavoro: quindi, che riesce a sapere qualcosa di tutto, ma che raramente sa tutto su una cosa. Dunque, non un professionista moderno: non un tecnico del diritto, che conosce a fondo la sua materia ed è in grado di reggere il confronto e la dialettica con gli agguerriti esponenti del foro e delle università».
3 Qual è, dunque, la dimensione ideale di un tribunale?
La legge delega del 2011 consentiva in astratto al governo di tagliare 57 tribunali non aventi sede in città capoluogo. Alla fine, tuttavia, sono stati individuati 4 parametri medi — 363 mila abitanti, 18 mila cause sopravenienti, 28 giudici in servizio, carico di lavoro di 638/647 fascicoli — superati i quali potevano essere salvati anche i tribunali non provinciali. Un mese fa, dunque, secondo il primo schema di decreto legislativo erano previsti 37 tribunali tagliati e dopo aver esaminato i tre pareri (Csm, commissioni Giustizia Camera e Senato) il Guardasigilli Paola Severino ha proposto al Consiglio dei ministri di non retrocedere, fatta eccezione per le zone in cui è particolarmente aggressiva la criminalità organizzata.
4 Quanti tribunali spariranno?
Secondo l’ultima stesura del decreto (che formalmente ancora non è stata diffusa), verranno chiusi 31 tribunali e altrettante Procure. Dalla lista di un mese fa vanno depennati i tribunali, perché salvati in extremis, di Sciacca e di Caltagirone in Sicilia, Castrovillari cui sarà accorpato Rossano e, sempre in Calabria, Lamezia Terme e Paola. Si salva poi anche Cassino, nel Lazio, cui verrà accorpata la mega sezione distaccata di Gaeta. E una novità riguarda la Campania dove si è deciso di dotare di un ufficio di procura anche il tribunale di Napoli nord. Resta stabilito che spariscono le 220 sezioni distaccate mentre dalla razionalizzazione degli uffici del giudice di pace (667 cancellazioni su 846) si salvano le isole minori: Ischia, Capri, Lipari, Elba, La Maddalena, Procida, Pantelleria mantengono dunque un giudice di prossimità.
5 Quanto risparmierà il governo con i tagli degli uffici giudiziari?
Il governo, nel triennio, prevede complessivi risparmi di spesa pari a 50 milioni di euro dal taglio dei tribunali: 2.889.597 per l’anno 2012, 17.337.581 per l’anno 2013 e 31.358.999 per l’anno 2014, determinati alle sole spese di gestione e di funzionamento delle strutture, con esclusione dei costi incomprimibili del personale. Per la cancellazione degli uffici di giudice di pace, invece, è previsto un risparmio di 30 milioni. Ottanta milioni in totale, dunque.
6 Quali sono i tempi della riforma?
Il decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della pubblicazione in Gazzetta ufficiale che, presumibilmente, avverrà entro al fine di agosto dopo la bollinatura della ragioneria generale dello Stato e la firma del capo dello Stato. Da quel giorno, scatteranno i 18 mesi previsti per rendere efficaci tutti i trasferimenti degli uffici, i 12 mesi indicati per l’adeguamento degli organici dei magistrati e i 5 anni stimati per l’abbandono definitivo delle vecchie sedi giudiziarie dismesse.
7 Quali sono i tribunali che non ce l’hanno fatta?
I senatori della commissione Giustizia con il loro parere avevano chiesto di salvare anche i tribunali di Rossano, Vigevano, Bassano del Grappa, Pinerolo, Chiavari, Crema, Sanremo, Urbino, Sala Consilina, Lagonegro. La commissione Giustizia della Camera, invece, aveva subordinato il suo parere favorevole ad alcuni ripescaggi: tra gli altri Camerino (con l’accorpamento di Fabriano), Tolmezzo, Pinerolo, Lucera, Rossano.
Dino Martirano