Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  agosto 10 Venerdì calendario

«E LUI SCELSE LA PRINCIPESSA»

Era la Londra di fine anni Cinquanta. Nei salotti, nelle soffitte della City, si incontravano scrittori e attori, lord e stelle di Hollywood. Tweed, tazze di tè, umidità. Era così la casa di John Cranko, coreografo leggendario che amava circondarsi di intellettuali e artisti. La bohème a Victoria Station. Laurence Olivier e Francis Bacon. Con loro, una ragazza milanese, corpo flessuoso, occhi grandi. Carla Fracci: talento e forza di volontà da far girare la testa. Anche a un futuro conte della famiglia reale.
Cranko, il mentore della giovanissima Carla. «Un amico, un gigante della coreografia». Piccolo cameo: «Al Teatro Verde dell’Isola di San Giorgio, dopo Romeo e Giulietta con la grande musica di Prokofiev (1958) e la coreografia di John, Jean Cocteau arrivò in camerino. Non disse niente, mi prese la mano sinistra, vi appoggiò le labbra e piano piano passò alla spalla, alla nuca e arrivò a baciarmi il braccio destro, fino alla mano. Poi mi disse una frase semplice, austera, indimenticabile: "L’anima di Giulietta nelle vostre braccia..." e scomparve nella notte veneziana. Fu quella la tappa che mi indicò il traguardo verso cui avrei dovuto tentare di vivere il mio lavoro». Una lezione di vita. «Cranko mi volle con sé a Londra. E io lo seguii».
Ecco, torniamo in quella dimora vicino a Victoria Station, tre piani, una soffitta abitabile «dove dormivano per terra, su materassi pulitissimi, tanti ospiti illustri» e uno spazio segreto in cui viveva seminascosto il padre di John, perseguitato dalla malattia, la depressione. E forse, dice con pudore Carla Fracci, «anche l’alcol». «Nessuno — ricorda — poteva entrare. Io sì, qualche volta. Era un uomo taciturno con uno sguardo tenero. Dopo aver sorriso, si rifugiava in un’altra stanza».
Un angolo di solitudine in una casa in cui si tenevano le prove generali della swinging London. Nella dimora di John Cranko arrivavano Julie Andrews, Lynn Seymour, «quasi una bambina», Peter Hall, Mary Ure, moglie del drammaturgo John Osborne, John Gilpin. «Un giorno — racconta Carla Fracci, che tra dieci giorni festeggerà il suo compleanno — arrivò da noi un fotografo di una vitalità straordinaria, un elfo leggermente zoppo. Si chiamava Antony Armstrong-Jones, per tutti noi Tony. Di lui si parlava molto, sprizzava intelligenza da tutti i pori. Era così gradevole stare con lui che ti potevi dimenticare di arrivare puntuale alle classi del London Festival Ballet». La favola procede perché da Cranko, in quel periodo, si presentò «un’altra creatura eccezionale, la principessa Margaret d’Inghilterra (sorella della regina Elisabetta) che poco dopo avrebbe sposato Antony, futuro conte di Snowdon».
Tony in quegli anni era molto conosciuto. «Carla, voglio fotografarti», sentenziò un giorno. Il suo studio era vicino a Westminster Abbey, il piccolo giardino confinava con la sponda del Tamigi. «Scattò molte fotografie, mi sciolse i capelli e poi mi disse: "Ora ti accompagno in auto al London Festival Ballet". Quella mattina la ricordo bene, la lezione era tenuta da Anton Dolin: con John Cranko, uno dei miei santi protettori».
Ci siamo, il segreto di Carla si svela ora: «Tre giorni dopo, Tony arrivò con una grande busta di cartone rigido, entrò direttamente nel living in cui ci riunivamo spesso. Prese la fotografia, me la pose di fronte al volto. D’improvviso la sfilò e mi diede un bacio dicendo: "Tu sei la mia Gioconda!"».
Storie del passato. Tony sposò Margaret, John fondò lo Stuttgart Ballet, la vita di Carla continuò «con gli affetti familiari intatti e il benessere morale che mi ha sempre circondato». Molti anni dopo, al termine di uno spettacolo per il Festival di Marlia nella Lucchesia, la principessa Margaret, non più sposata con Tony, invitò Carla a una cena all’aperto. «La raggiunsi, avevo appena ballato Chopin, le variazioni sul tema di Là ci darem la mano. Quella sera le sedevo accanto, era tardi e lei molto premurosa. "Carla — sussurrò — tu muori di freddo. Sai cosa faccio? Ti accompagno a casa". Si alzò, mi diede il suo scialle e si mise al volante. Arrivammo al mio albergo. Nel momento dei saluti Margaret, così posso chiamarla, mi confessò: "Lo sai vero, Tony aveva una grande ammirazione per te. Io lo sapevo..."».
Annachiara Sacchi