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 2012  agosto 10 Venerdì calendario

LE BUGIE GRECHE SUL TAGLIO DEGLI STATALI

Una «riserva» dove collocare i dipendenti pubblici in esubero, con salari ridotti del 60% per cento e, dopo un anno in attesa di impossibili miracoli, il licenziamento definitivo. Per trentamila impiegati statali in Grecia, su un totale di 700mila, il destino era stato segnato nel 2011. Lo imponeva la troika dei creditori: Commissione europea, Banca centrale e Fondo monetario, determinati a chiedere la riduzione dell’apparato statale. Anche la riserva è finita nel carrello delle promesse mancate che suscitano una crescente irritazione a Bruxelles e soprattutto a Berlino.
Il Governo socialista di George Papandreou aveva firmato i tagli, nell’ottobre di un anno fa, in cambio del secondo pacchetto di aiuti da 230 miliardi di euro tra ristrutturazione dei titoli di Stato e linee fresche di credito. Un accordo sofferto e teso che rompeva il tabù della non licenziabilità dei dipendenti pubblici, siglato con la pistola dell’insolvenza puntata alla tempia del premier greco. Per questo, forse, in un soprassalto di orgoglio e furbizia politica, un pomeriggio di inizio novembre 2011 Papandreou aveva messo in subbuglio investitori e partner europei annunciando l’intenzione di sottoporre a voto popolare il pacchetto. Volontà subito sfumata e seguita dalle sue dimissioni.
Avanti, dunque, con i trentamila licenziamenti. Che, secondo una prima manovra, avrebbero dovuto diventare 150mila entro il 2015. Avanti ma solo sulla carta.
Di cosa discute infatti in queste ore, a quasi un anno di distanza da quegli impegni, il Governo greco uscito da due faticose tornate elettorali? Di formare la «riserva» per tagliare i dipendenti pubblici, portando il numero dei lavoratori in mobilità a quarantamila. Ne discute, non che abbia trovato l’accordo. Anzi, due dei tre partiti della coalizione hanno già detto al premier conservatore Antonis Samaras che non se ne parla proprio, mentre il tasso di disoccuazione di maggio, diffuso ieri, ha toccato il 23,1 per cento. Duro, ieri, il ministro della Giustizia Antonis Roupakiotis: «Questo pacchetto di austerità non porta da nessuna parte. Non solo è inefficace ma i tribunali hanno già stabilito che le sue previsioni sono contrarie alla nostra Costituzione». La Sinistra Democratica di Fotis Kouvelis ha scandito martedì sera un no categorico alla creazione della «riserva». Il suo leader, uomo di modi garbati, si è lasciato andare a un linguaggio inusuale, parlando di «fiasco» totale delle misure passate.
«Questa volta la riserva andrà avanti - ha dichiarato invece un funzionario anonimo all’agenzia Reuters - l’altra volta semplicemente non si è voluto fare nulla». Dopo due manovre "lacrime e sangue" hanno lasciato il posto complessivamente 6.500 dipendenti, quasi tutti per andare in pensione. La legge escludeva molte categorie, dai medici agli insegnanti e alcune amministrazioni si sono rifiutate di fornire al Governo dati sullo staff.
Se pure l’accordo sui tagli arrivasse, non ci si dovrebbero attendere effetti miracolosi sui conti pubblici. Il grosso dovrebbe giungere da un’ulteriore tornata di riduzioni di pensioni e stipendi che sono i due terzi degli 82 miliardi di spesa annuale greca al netto degli interessi sui pagamenti. Ma per quanto pochi, quei tre-quattro miliardi servirebbero a colmare il buco nel piano di tagli da 11,5 miliardi promesso alla troika che lo aspetta entro settembre. «Non ci saranno risparmi enormi dalla cosiddetta riserva - dichiara un altro funzionario - però darebbe credibilità ai nostri sforzi di risanamento».
Una credibilità sempre più minata. Ieri si è saputo che il gigante greco del nickel, Larco, impresa statale, non ha toccato di un centesimo gli stipendi dei dipendenti. L’anno scorso ai dirigenti venne intimato di ridurre le paghe del 35% in due anni, 25% solo nel primo. L’amministratore delegato Anastasios Barakos rispose al ministero che non lo avrebbe fatto perché la sua azienda non rientrava nella legge di austerità. Punto. Ieri il ministro delle Finanze, il tecnico Yannis Stournaras, ha licenziato il manager.