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 2012  agosto 10 Venerdì calendario

IL LOW COST DI CASA NOSTRA HA VOLTAO UNA SOLA ESTATE

LA SPOON river dei cieli italiani rischia, come capita quasi ogni estate, di celebrare le esequie di un altro zombie volante. L’appuntamento decisivo è fissato per oggi. L’Enac ha convocato d’urgenza i vertici della Windjet. Il motivo? Negli ultimi giorni il centralino delle autorità di controllo dell’aviazione civile è stato subissato di telefonate da parte di clienti della società.
CLIENTI sull’orlo di una crisi di nervi perché l’operativo della compagnia di Nino Pulvirenti – il vulcanico presidente del Catania – è andato in tilt tra disservizi, ritardi e cancellazioni.
L’Enac conosce benissimo questi sintomi. In dieci anni i suoi tecnici hanno visto lo
stesso film almeno una decina di volte. La diagnosi quindi è facile: Windjet soffre di una gravissima crisi di liquidità, malattia che nel settore è ormai epidemica. Non riesce a pagare i fornitori, fatica a saldare i debiti con gli aeroporti e a mettere assieme i quattrini necessari per fare il pieno ai suoi jet. L’unica medicina in grado di curarla sono i soldi, merce rara nel trasporto aereo. E per provare a evitare l’ennesimo crac della nostra aviazione, l’authority di Vito Riggio ha lanciato l’ultimatum: o Windjet si fonde con Alitalia (le trattative – tra mille
stop and go
– sono in corso e potrebbero chiudersi già oggi) oppure le verrà tolta la licenza. Rovinando le vacanze a milioni di italiani.
Niente di nuovo sotto il sole, purtroppo. La storia recente dell’aeronautica italiana è una via crucis di fallimenti consumati sotto il segno del “low cost”. Il clamoroso successo di Easyjet e Ryanair – oggi di gran lunga le compagnie più solide e in salute del pianeta – ha illuso molti apprendisti stregoni di casa nostra di poter tentare la sorte ad alta quota, lanciando la loro aerolinea con la stessa
nonchalancecon
cui si apre una pasticceria. Ci hanno provato imprenditori di grido, ex manager di settore, piloti delle Frecce Tricolori e finanzieri, tutti stregati dal fascino antico del volo. Gli aerei però non sono bigné. E il sogno dei novelli Icaro è quasi sempre durato
pochissimo. Risultato: un rosario di società nate e morte come meteore nell’arco di pochi anni. Schiacciate dalla realtà di un mondo dove guadagnare è difficilissimo (il ritorno medio è di 80 centesimi ogni cento euro, molto meno di un Bot) e perdere invece facilissimo.
Gandalf, Myair, Minerva, Azzurra, Alpi Eagles, Air Sicilia, Myair, Alisea. L’elenco dei caduti è lunghissimo. C’è persino una società, la Air Salerno, che ha iniziato a vendere biglietti senza aver nemmeno un aereo su cui far salire i passeggeri. «Negli ultimi anni abbiamo intensificato i controlli proprio per cercare di arginare il fenomeno – spiega Alessio
Quaranta, direttore generale dell’Enac – Oggi chi vuole far decollare un vettore deve dimostrarci di avere i soldi per due anni di attività e per reggere tre mesi anche senza incassare un euro».
Questa selezione darwiniana ha ridisegnato la mappa del cielo tricolore dove a fianco di Alitalia (che ha circa il 50% del mercato) fanno la parte del leone proprio Easyjet e Ryanair mentre i pochi
highlander
sopravvissuti alla moria di compagnie sono supericchi come l’Aga Khan (e la sua Meridiana- Air Italy) oppure coloro che non hanno preteso di volare troppo alto. In fondo l’Europa – almeno sul fronte dei martiri del low-cost – è davvero unita: a inizio anno è fallita la spagnola Spanair lasciando 60mila passeggeri a terra. E anche la potentissima Germania ha i suoi guai. La Air Berlin, ex-fiore all’occhiello dell’aviazione teutonica, è arrivata sull’orlo del crac. E per salvarla ci sono voluti i petrodollari dell’Etihad, la compagnia degli Emirati arabi. Windjet, per la tranquillità di chi ha in tasca un biglietto della compagnia, si accontenterebbe di un salvagente targato Alitalia.