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 2012  agosto 10 Venerdì calendario

CYBERCACCIA AL PADRINO


L’hanno arrestato sul lettino della prestigiosa Clinica Maugeri di Pavia, intento a navigare su Internet. "Ciccio Pakistan", il giovane boss emergente della ’ndrangheta, ha terminato la sua fuga nel 2008, dopo due anni di latitanza. Nel cyberspazio aveva una sua identità per chattare con Skype e mostrava un interesse morboso per i siti di tecnologia al servizio dell’intelligence. Microspie e intercettazioni il suo incubo ricorrente. Con Skype e Facebook, i tecno-padrini trattano anche partite di cocaina. Con l’Internet banking fanno viaggiare denari. I clan da tempo hanno modernizzato atteggiamenti e azioni. Per rincorrere mafiosi così avvezzi alla tecnologia, l’Antimafia non è rimasta a guardare. E si è dotata di strumenti complessi in grado di renderli invisibili. Vita, morte e miracoli dei clan si conoscono grazie alla tecnologia dei reparti investigativi italiani. Agli informatori, agli infiltrati, ai pedinamenti, alle intercettazioni ambientali e telefoniche, si sono affiancate tecniche da spy movie che sembravano praticabili solo nei film hollywoodiani e che oggi rappresentano l’ultima frontiera della lotta ai boss in giacca e cravatta.
Esistono sistemi evolutissimi capaci di rintracciare nel mare magnum di identità, nomi di società, parenti, amici, fino all’ultima particella della struttura dell’organizzazione mafiosa. Non a caso si chiama Molecola il programma utilizzato dai finanzieri dello Scico, specializzato nelle indagini patrimoniali. Il programma mescola dati, nomi, luoghi, proprietà, conti bancari, polizze assicurative. Li mette in correlazione. «Un’analisi rapidissima dei dati», spiega il colonnello Giuseppe Magliocco dello Scico, «che, coniugata a tutta una serie di informazioni acquisite durante l’indagine, permette di tracciare il profilo patrimoniale di una persona». L’obiettivo è far emergere la sproporzione tra redditi dichiarati e l’effettivo tenore di vita.
I barbieri dei piccoli centri della Calabria diventati improvvisamente proprietari di un impero a Roma, o i pastori che dal giorno alla notte gestiscono società finanziarie, non hanno più scampo con questo sistema. E sono tempi duri per i clan. I padrini in crisi sono costretti a cercare persone al di sopra di ogni sospetto nell’epoca degli investigatori onnipresenti. Il programma "acciuffa - beni mafiosi", in tempo di spending review e tagli trasverali, offre un ulteriore vantaggio. «Fa risparmiare risorse, energie e tempo in un campo in cui ogni minuto è vitale per sequestrare i beni». L’indagine Minotauro, coordinata dalla Procura antimafia di Torino, ha svelato l’intreccio tra politica, ’ndrine e imprenditoria. Beni sequestrati per 70 milioni di euro e 123 arresti grazie al lavoro silenzioso del programma firmato Scico, che l’ha realizzato "in house", cioè se l’è fatto in casa. Molecola è in buona compagnia.
La Direzione investigativa antimafia, la creatura pensata e voluta dal giudice Giovanni Falcone, a corto di risorse per i tagli dei governi che si sono alternati al potere, è il gruppo interforze che ha sviluppato numerosi sistemi di intelligence per stanare le tracce apparentemente invisibili dei capibastone moderni. Analyst-book è un sistema che permette di creare reti di relazioni societarie a partire da un dato noto, che può essere una persona o una società. Il nome è il centro della mappa creata dal programma. Il risultato grafico? Una raggiera che dal centro si estende verso l’esterno con tante linee rette quante sono le società, le cariche e le partecipazioni. Il programma utilizzato dalla Dia è un raccoglitore di dati provenienti da diverse realtà investigative, dati che finiranno nell’Osservatorio generale grandi appalti della Direzione. Il software sviluppato da Scotland Yard farà il resto: analizzerà relazioni opache tra nomi, società, elementi che a primo impatto possono sembrare slegati e che Analyst sintetizza e armonizza, scovando punti di contatto, individuando i possibili prestanome delle cosche. E mettendo in correlazione persone e avvenimenti. A braccetto con Analyst va il sistema Eventi, in dotazione sempre agli investigatori antimafia della Dia. La finalità è localizzare e mettere in correlazione singoli episodi criminali di stampo mafioso con l’organizzazione presente su un territorio. Mappare estorsioni, intimidazioni, usura, incendi dolosi, omicidi, reati associativi, permette ai segugi dell’antimafia di ottenere una descrizione completa dell’azione delle cosche. La lotta ai patrimoni passa soprattutto dalle banche, la cui collaborazione non è scontata. «Un grande beneficio alle indagini è rappresentato dalla procedura informatica per l’accesso all’ Anagrafe dei conti e depositi», prosegue il comandante dello Scico. Uno strumento, di cui è dotato il reparto speciale della Finanza ma non solo, che consente rapidamente con un click di conteggiare quanti conti sono intestati a una singola persona. Quando l’Anagrafe bancaria era un sogno proibito, per ottenere un elenco dei conti di un sospettato per mafia bisognava attendere la risposta per almeno quattro mesi, il che avvantaggiava di molto boss e loro complici.
Accorcia tempi e velocizza i controlli anche Sciamano. Il programma creato dai Carabinieri di Reggio Calabria nell’ambito del gruppo Interforze della Prefettura. Il software è costato all’incirca 120 mila euro. Bazzecole se paragonato ai 250 mila che sarebbero serviti per realizzare delle casermette in ogni cantiere della Salerno-Reggio Calabria. Il sistema permette di visionare con un solo gesto la storia di un cantiere pubblico: elenca i contratti, i nomi delle ditte che lavorano in subappalto, le imprese che forniscono materiale e mezzi, identifica ogni camion presente nell’area di lavoro e gli operai. Nulla sfugge al "guaritore"che riduce sensibilmente i costi della prevenzione antimafia. I dati vengono inseriti nel database dalle ditte appaltatrici vincolate dai protocolli per la legalità. È aggiornato ogni giorno in base alle novità rilevate dalle forze dell’ordine che controllano i cantieri o dai titolari delle imprese. I dati vengono mescolati e correlati. Il cervellone del server elabora un report di facile lettura e fornisce un’analisi del rischio infiltrazioni in base alle anomalie riscontrate. La migrazione di operai da una ditta bloccata per mafia dalla Prefettura a una seconda costituita ad hoc pronta a lavorare nei subappalti è un dato che Sciamano fornisce e può diventare un suggerimento investigativo da approfondire. Le ultime due recenti indagini della Procura antimafia e dei Carabinieri di Reggio Calabria sulle infiltrazioni nei lavori della Salerno-Reggio Calabria devono molto a Sciamano: lo spunto è arrivato da un’anomalia segnalata dal programma. Non sfugge al software marchiato Oracle - la società californiana di informatica tra le più grandi al mondo - neppure la sostituzione tra imprese: sulle carte ufficiali c’è un nome, in realtà i camion a lavoro sono di proprietà di ditte vicine al clan. Se il sistema venisse esteso a tutta Italia, le società non dovrebbero più attendere tempi biblici - dai quattro ai sei mesi - per ottenere le informative antimafia dalle Prefetture. E le ditte appaltatrici potrebbero tagliare fuori subito le aziende sospette. Il contrario di quanto accade. Sono numerose le aziende che iniziano i lavori e poi vengono sospese dopo mesi quando arriva il responso della Prefettura. Una prevenzione al contrario, che Sciamano può rimettere nel giusto ordine. Solo in Calabria è realtà. Il suo utilizzo è previsto per l’Expo 2015 e per la ricostruzione de L’Aquila. Sarà adottato per alcune opere pubbliche in provincia di Taranto, in tutta la Liguria e in Toscana. Peccato che per la ricostruzione post-sisma in Emilia Romagna nessuno abbia sentito il bisogno di contrastare le infiltrazioni con una tecnologia all’avanguardia e a costo zero.
Anche il contrasto al narcotraffico si è tecnologizzato. Scannerizzazione dei container scaricati nei porti italiani, delle valige in transito negli aeroporti e radiografie all’addome dei presunti ovulatori (i trafficanti che ingoiano gli ovuli di coca per poi defecarli una volta raggiunta la meta) sono conquiste per gli investigatori un tempo impensabili. Così come la localizzazione attraverso il sistema di cui è dotato l’Atr, il sofisticato aeroplano della Guardia di Finanza capace di individuare e monitorare da oltre 2 mila metri di altezza obiettivi sensibili: palazzi e ville dei boss irraggiungibili non hanno più segreti così come i trasbordi di quintali di droga da un peschereccio a un altro.