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 2012  maggio 13 Domenica calendario

Grasso rende onore a Berlusconi: «Va premiato per la lotta alla mafia» - «Darei un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia

Grasso rende onore a Berlusconi: «Va premiato per la lotta alla mafia» - «Darei un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia. Ha introdot­to delle leggi c­he ci hanno consenti­to di sequestrare in tre anni moltis­simi beni ai mafiosi. Siamo arrivati a quaranta miliardi di euro». Chi lo dice è un magistrato e non uno qualsiasi, ovvero il procuratore na­zion­ale antimafia Pietro Grasso al­la Zanzara su Radio24. Tra l’altro,Grasso non ha mai ri­sparmiato critiche al precedente governo, come sul ddl Alfano (rifor­ma della giustizia), quindi la lode non è di parte, e sulle simpatie poli­tiche Gr­assi mantiene stretto riser­bo anche in famiglia: «Un magistra­to non deve far conoscere le sue pre­ferenze politiche. Al primo turno delle comunali mia moglie mi ha chiesto per chi avessi votato e io le ho risposto: non te lo dico. Si è pure arrabbiata». Certo non vota Grillo, cui ha risposto - dopo la frase sulla mafia che, a differenza di Equitalia, non strangola - «Venga in Sicilia e provi ad aprire un negozio». Un premio antimafia a Berlusco­ni? Una provocazione? Certo, ag­giunge il procuratore nazionale, «altre nostre richieste, come nor­me anticorruzione, antiriciclag­gio, modifiche più penetranti al rea­to di voto di scambio politico-ma­fioso, sono rimaste inevase negli anni»,ma sulle novità per il contra­sto alla criminalità promuove sen­za dubbi alcune norme introdotte dal governo Berlusconi che hanno facilitato il lavoro dell’antimafia. In primo luogo il Piano straordina­rio contro le mafie (del 2010) che ha completato il quadro di riforma della legislazione antimafia, che comprende un rafforzamento del­le misu­re patrimoniali nei confron­ti dei mafiosi, più poteri al procura­tore nazionale, istituzione di una Agenzia nazionale per l’ammini­strazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla crimi­nalità organizzata. Un insieme di norme che sono state armonizzate nel 2011, per la prima volta, in un Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione,che ha per­messo di rendere più agile l’attività delle Dda. E che si è tramutata in una serie di numeri che Pietro Gras­so conosce bene e che sono la ragio­ne del «premio speciale antimafia» che assegna simbolicamente al­l’ex premier. Cioè 45mila beni sequestrati alle mafie, così divisi e reimpiegati: il denaro nel Fondo Unico di Giusti­zia ( novità introdotta nel 2008) per essere usati in progetti nel settore della sicurezza e della giustizia. Gli immobili gestiti per fini di utilità so­ciale da­ll’Agenzia nazionale dei be­ni sequestrati ( molti sono diventa­ti asili nido o case famiglia per mala­ti). Poi, quasi 8.500 mafiosi arresta­ti, di cui 32 latitanti di massima peri­colosità, per un totale di 778 opera­zioni di polizia giudiziaria. Oltre a premiare l’ex governo, Grasso bacchetta il collega Anto­nio Ingroia, magistrato con l’hob­by dei convegni politici, spesso or­ganizzati dall’Idv di Antonio Di Pie­tro. «Ingroia fa politica utilizzando la sua funzione, è sbagliato. Come ha sbagliato ad andare a parlare dal palco di un congresso di parti­to. Deve scegliere. E per me è taglia­tissimo per fare politica...». Ricor­diamo che Ingroia è il magistrato che ha fatto condannare a Palermo MarcelloDell’Utri,conunasenten­za recentemente annullata dalla Cassazione, poi attaccata dura­mente da Ingroia («è una demoli­zione degli insegnamenti di Falco­ne e Borsellino»). Il magistrato pa­lermitano risponde per le rime an­che a Grasso: «Esercito solo il mio diritto di esprimere giudizi. La mia partecipazione a manifestazioni di partito non implica la mia appar­tenenza ad uno schieramento. Ho preso parte anche ad iniziative dei finiani, che non sono certo di sini­stra ». Anche Angelino Alfano segreta­rio del Pdl replica al complimento di Grasso, con toni ovviamente op­posti: «A vent’anni dalla scompar­sa di due eroi siciliani, Falcone e Borsellino, questa dichiarazione mi inorgoglisce. Per tutti noi è da in­corniciare ».