Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 13 Domenica calendario

DE SANTIS, AFFARISTA DEMOCRATICO NEGLI SCANDALI DI DESTRA E DI SINISTRA

Ancora tu. Un altro scandalo targato centrosinistra e di nuovo compare il nome di Roberto De Santis: Tarantini, sanità pugliese, caso Penati. Passando per affari come bingo, crac Festival e petrolio venezuelano. Indagato oggi a Monza, altrove invece citato nelle intercettazioni, amico dei protagonisti delle inchieste. O semplicemente socio di affari discussi.
Un nome ormai familiare alle cronache eppure misterioso. Pochi l’hanno incontrato. Di fotografie ne esiste forse una. De Santis è un’idea, secondo qualcuno il tipo culturale e antropologico del “berlusconismo di sinistra”. L’imprenditore all’ombra della politica, con amicizie bipartisan.
Qualcuno parla di “homo dalemianus”, “vicino al leader Pd”. Massimo D’Alema si è scagliato contro chi lo collegava a persone nominate in qualche scandalo tramite “espressioni fantasiose del tipo “luogotenente” o “fedelissimo””. Calunnie? De Santis dice: “Massimo è qualcosa più di un semplice amico: per me è un fratello maggiore”.
Ma chi è Roberto De Santis, classe 1958? Al di là dei modi un po’ guasconi è un duro. Uno che si è fatto dal niente. Con un’infanzia dolorosa: “Avevo tredici anni quando morì mio padre, un falegname di Martano, in Puglia. Famiglia di artigiani, entrai nella Lega delle Cooperative”. Il partito comincia a fargli da famiglia anche se lui è più interessato agli affari. Un gigante alto due metri, un uomo bello, piace alle donne e le donne piacciono a lui. Sono gli anni Ottanta, all’epoca D’Alema è in “esilio” in Puglia.
Ma l’esordio di De Santis sul palcoscenico nazionale risale alla seconda metà degli anni Novanta. Il centrosinistra al governo e Robi sbarca a Roma. In un appartamento affacciato sul Colosseo si riunisce “l’Ulivo da bere”. Politici e uomini d’affari spesso a cavallo tra Puglia e Liguria, le roccaforti dalemiane. Eccoli: De Santis, Francesco Palmiro Mariani (oggi presidente del porto di Bari), Angelo Tromboni, Enzo Morichini (procacciatore di finanziamenti della Fondazione Italianieuropei finito nello scandalo Enac) e Franco Pronzato (l’esponente Pd arrestato per le mazzette Enac). Ma c’è chi giura di aver incrociato anche Claudio Velardi, Nicola Latorre e Marco Minniti. Ci si diverte e si parla di affari.
ROBI SI DEFINISCE con orgoglio “imprenditore”, guai a chi lo chiama “affarista”. Dice: “Sono una persona nata professionalmente nell’ambito del settore commerciale, della promozione, del marketing, delle relazioni istituzionali. E il settore commerciale è fatto di relazioni”. Il suo amico Gianpi Tarantini, durante un interrogatorio, dirà: “È un imprenditore nell’edilizia e fa pubbliche relazioni, comunicazione forse... Non lo so che lavoro fa De Santis”.
De Santis compare sulla scena che conta nel 1998. Per sua iniziativa nasce London Court, finanziaria che scatena l’ironia di Francesco Cossiga: “Una giovane, vivace, coraggiosa, piccola banca d’affari… sappiamo che queste banche servono per promuovere affari e a organizzare le costellazioni del potere politico. Ma in un regime reale di economia privata non si vede perché, per fare delle scelte, si debbano salire le scale di Palazzo Chigi”. È London Court che si lancia – attraverso la partecipata Formula Bingo – nell’avventura del bingo. La società ha sede legale nello stesso stabile dove aveva sede Italianieuropei. Di certo un caso. Presidente è Vincenzo Scotti, sì, proprio il democristiano poi sottosegretario di Silvio Berlusconi. Finisce male, ma De Santis va dritto per la sua strada. Passa indenne anche attraverso lo scandalo delle escort di sinistra: l’indagine ipotizzava che una maitresse (socia in altri affari di Lorenzo Cesa, Udc) avesse utilizzato giovani squillo come “chiave d’accesso” per ottenere favori e “benefici economici nella forma di ghiotti appalti o incarichi ben remunerati”. Si parlò di incontri a luci rosse negli uffici del Parlamento. Vennero sentiti diversi frequentatori dell’appartamento con vista sul Colosseo, tra cui Morichini e De Santis, che però non furono indagati. Robi sarebbe stato solo un “utilizzatore finale” (“Ma non ho mai pagato”, giurò). Qualche anno e De Santis sbarca in Liguria. È nel cda della Festival Crociere, con lui imprenditori e avvocati legati al centrosinistra ligure. “Avrò partecipato solo a tre riunioni”, giura Robi che per il disturbo ha incassato 143mila euro. Finisce con un buco da 270 milioni e centinaia di persone a spasso. E un’inchiesta che oggi sta finalmente partendo (non ci sono ancora indagati). Ma ormai De Santis è lanciato. Basta una visura camerale per trovare decine di incarichi e partecipazioni. Il suo nome compare nelle cronache insieme con quello di Enrico Intini (imprenditore pugliese finanziatore di Italianieuropei). Ecco l’inchiesta sulla sanità pugliese, protagonisti Tarantini e Sandro Frisullo, ex vicepresidente della Regione Puglia (Pd). Robi non è indagato, ma Tarantini parla di lui: “Ho conosciuto Frisullo attraverso De Santis”.
Diventa famoso all’epoca dello scandalo delle escort di Berlusconi. Si scopre così il nuovo compromesso storico: secondo i pm, Tarantini procura le escort al Cavaliere, ma gli chiede di interessarsi agli affari di De Santis, Intini e Salvatore Castellaneta (l’unico indagato del trio in questa inchiesta, lo troviamo anche nel bingo).
DE SANTIS, Nelle intercettazioni, istruisce l’amico Tarantini: “Meglio una parola di meno che una di più… senza fretta… se metti fretta capiscono che hai bisogno”. Il duo sogna affari bipartisan, lavora addirittura per coinvolgere Paolo Berlusconi.
Robi nasce a sinistra, ma in affari non ha preclusioni. Ecco un affare milionario intorno al petrolio venezuelano. Ci lavorano Marcello Dell’Utri, il lati-tante frequentatore di ndranghetisti Aldo Micciché e Marino Massimo De Caro, amico di Dell’Utri e De Santis. Robi cerca una raffineria per il greggio.
Destra e sinistra. Eccolo nel frattempo impegnato in operazioni immobiliari da decine di milioni a Sesto San Giovanni, regno di Filippo Penati (Pd). Con lui ancora Castellaneta e Intini. I pm di Monza indagano De Santis e Intini per finanziamento illecito. L’uomo invisibile De Santis sta diventando decisamente ingombrante.