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 2012  maggio 12 Sabato calendario

ROSSI: FINITA L’ERA DEL «BABBO MONTE» — «A

Siena è finita l’era di "Babbo Monte"». Tocca al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, certificare quello che i senesi sanno da tempo, a causa delle perdite del Montepaschi e dei mancati finanziamenti concessi dalla Fondazione Mps, e che la magistratura ha clamorosamente messo alla luce con i sequestri di mercoledì scorso. «Siena e la Toscana hanno bisogno di una moderna impresa finanziaria. La politica deve restare fuori dalla gestione: può delineare le linee generali e strategiche dello sviluppo, ma stare fuori dalle questioni interne alle aziende». Il paragone è con la sanità: «In sala operatoria devono operare i chirughi».
Anche i vertici senesi, il sindaco Franco Ceccuzzi e il presidente della Provincia, Simone Bezzini — dopo un mea culpa per aver anch’essi «considerato valida» l’operazione di acquisto di Antonveneta nel 2007 deciso dai vertici della banca di allora Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, i cui effetti «sono inferiori alle attese» — vogliono imporre discontinuità ma anche «fare chiarezza sulle responsabilità: e se emergeranno, i comportamenti sbagliati dovranno essere puniti con la massima severità». Le redini del nuovo corso sono tutte in mano al Pd, rappresentato da Ceccuzzi, Bezzini e Rossi, che ha ribadito «pieno appoggio» a Ceccuzzi: «Sono stati scelti due manager esterni competenti, di altissima qualità e di esperienza consolidata, scelti al di fuori di ogni logica politica e di appartenenza», ha detto del neopresidente, Alessandro Profumo, e all’amministratore delegato, Fabrizio Viola.
La partita si sposta adesso sulla Fondazione, retta da Gabriello Mancini, esponente del Pd «area ex Margherita» al centro di un duro scontro con l’area «ex Ds». Ceccuzzi mesi fa ne aveva chiesto le dimissioni, ma Mancini aveva resistito. Adesso torna alla carica: «Dobbiamo valutare l’opportunità di una discussione su uno statuto che ormai ha 17 anni», ha detto in conferenza stampa con Bezzini, i cui enti nominano 13 dei 16 membri della deputazione della Fondazione Mps (8 il Comune, 5 la Provincia). «Credo che tutta l’architettura vada un po’ sottoposta a verifica». E anche la soglia del 33% della banca in mano a Palazzo Sansedoni non appare più irrinunciabile: «Bisogna smettere di dare numeri: l’autonomia si conquista non mettendo un numero ma facendo risultati». E alla domanda se gli attuali vertici della Fondazione arriveranno alla scadenza naturale del 2013, ha glissato: «Siamo impegnati su tanti fronti, tanti pensieri insieme non si possono avere». Fra i pensieri, c’è il pagamento dei debiti verso le banche: lo standstill, cioè il congelamento dei contratti in attesa del pagamento di circa 670 milioni, dovrebbe essere prolungato dal 15 maggio a fine mese.
F. Mas.