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 2012  maggio 13 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. DOMANI IL GOVERNO MONTI COMPIE SEI MESI


BLITZ QUOTIDIANO
ROMA – “Longer, much longer…”. Lunghi, molto più lunghi del tempo reale i sei mesi trascorsi da Mario Monti nei panni di presidente del consiglio rispetto agli anni passati alla commissione europea. E molto lunghi nella percezione che Monti comincia a confessare per la prima volta, anche se a bassa voce. E se quando si è felici il tempo vola, la lunghezza delle settimane trascorse a palazzo Chigi misura il senso della stanchezza che sta calando sul premier. Stanchezza non fisica, ma mentale. Stanchezza frutto di amarezza, di difficoltà nel comprendere i modi della politica italiana, stanchezza delle critiche continue e anche personali. Per la prima volta da quando è stato incaricato premier, Monti appare se non provato almeno sfiduciato, tanto da arrivare a verbalizzare davanti ad altre persone, per la prima volta, l’ipotesi di togliere il disturbo.
Lo racconta il Corriere della Sera ma lo si legge nel susseguirsi ormai quotidiano dei fatti: una campagna elettorale giocata, che più chi meno, da tutti i partiti contro l’Imu, come se solo in Italia esistesse la tassazione sulla casa, compresa la prima. Una continua opposizione da parte dei sindacati che, a cavallo della spinosa vicenda degli esodati, vogliono di fatto annullare la riforma delle pensioni targata Fornero mandando in pensione con le vecchie regole ancora per cinque o sei anni. Una continua richiesta da parte del sindacato e della politica di nuova spesa pubblica, un continuo rifiuto da parte politica e sindacale di limitazione di pubblica spesa. Un risultato elettorale che ha indotto tutti, da Grillo a Storace, passando per Vendola, Di Pietro, Bersani, Berlusconi, Alfano e Maroni, ad allontanarsi quanto e come possono dall’azione di governo.
Il ruolo del salvatore, del cavaliere solitario che arriva e, sfidando tutto e tutti, mette a posto le cose non è un ruolo semplice. Se poi l’eroe di turno non deve avere a che fare con il cattivo dei film e dei romanzi, ma deve combattere una quotidiana lotta anche intestina, contro chi lo dovrebbe aiutare, l’impresa diventa ardua, per alcuni insostenibile. Per carità, Mario Monti non è superman e non bisogna adorarlo come un eroe. Alcune misure dal suo governo introdotte possono non piacere e non essere considerate giuste ed i cittadini hanno il diritto / dovere di protestare e sostenere le proprie idee. Questo non è in discussione e non è questo che sta “stancando” il premier. Quello che a Monti fa apparire “much longer” gli ultimi sei mesi rispetto agli anni di Bruxelles sono, da un lato, i problemi enormi, per lo più economici, che sta affrontando e, dall’altro, il logorio della politica italiana a cui non è abituato e per cui, evidentemente, non possiede anticorpi. Monti non è superman ma diversi soggetti che abitano le nostre istituzioni sono molto più difficili da affrontare di Lex Luthor.
Campanello d’allarme e spia della fatica che sta calando sul premier le dichiarazioni e le rettifiche degli ultimi giorni, le polemiche a cui era sempre stato estraneo. Avere a che fare tutti i giorni con giornali che ti bombardano, con politici che vogliono dire, trattare, modificare, fare distinguo su ogni singolo provvedimento deve essere obiettivamente sfinente. Immaginate voi un uomo abituato ad avere a che fare con professionisti e manager, per lo più anglosassoni, in ambiti dove anche i modi hanno il loro peso che si trova ad avere a che fare con Scilipoti e simili. I modi della politica sono diversi, e in alcuni casi è anche un bene che lo siano, ma i modi della politica italiana stroncherebbero un cavallo.
Come racconta il Corriere della Sera, chi conosce Monti descrive un uomo “abituato a incassare elogi, interni e internazionali, che incassa meno bene i riti, le critiche e il linguaggio della politica italiana”, compresi i titoli di prima pagina dei quotidiani vicini al centrodestra.
Il suo staff gli consiglia di sorvolare, di ignorare semplicemente questo modo di fare molto politico, nell’accezione peggiore del termine, e molto italiano. Ma evidentemente nemmeno un uomo sobrio, freddo e asettico come l’attuale premier riesce a farsi scivolare tutto addosso come se niente fosse. E come se non bastasse, anche i risultati sul fronte economico e su quello delle riforme non sono buoni come si sperava: lo spread è ancora troppo alto rispetto agli obiettivi che il governo Monti si era prefissato, alcune riforme fondamentali, come le liberalizzazioni, sono state moncate. Anche i tecnici, alla fine, possono stancarsi.