Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 13 Domenica calendario

Centrobanca spezza una lancia per Terna padrona di Snam. Citi, invece, auspica Snam in capo alla Cassa depositi e prestiti (Cdp)

Centrobanca spezza una lancia per Terna padrona di Snam. Citi, invece, auspica Snam in capo alla Cassa depositi e prestiti (Cdp). Le banche d’affari, tutte, attaccano l’asino dove vuole il cliente di oggi o quello di domani. Le loro analisi vanno sempre lette, ma guai a credere senza verificare. Anche perché ormai si profila un orientamento del governo favorevole all’acquisizione del 30% della Snam da parte della Cdp. E dunque sarà presto possibile ragionare su decisioni precise e non più su indiscrezioni pilotate. Nell’attesa, si possono individuare tre problemi di fondo. Il primo è costituito dalle risorse del sistema Cdp che oggi comprende la Cdp stessa, l’Eni con dentro Snam e Terna. La Cdp si finanzia con il risparmio postale garantito dallo Stato. Non può prendere troppi rischi. Ma potrebbe arrotondare di molto le sue risorse sia emettendo più obbligazioni non garantite sia aprendo il capitale proprio e di eventuali sue holding a investitori istituzionali, anche esteri. La Cdp potrebbe varare un aumento di capitale di qualche miliardo diluendo le fondazioni bancarie e il Tesoro senza minare il controllo pubblico. Nelle scorse settimane si è parlato di una holding delle reti che avrebbe in portafoglio il 30% di Terna e il 30% di Snam (e un domani anche della rete Telecom di nuova generazione). Anche questa società potrebbe essere aperta ad azionisti istituzionali italiani ed esteri. Il secondo problema è il soggetto che usa le risorse. Si teme che la holding delle reti diventi una fabbrica di poltrone. Giusto. Ma si può scongiurare una simile iattura imponendo ai consiglieri della Cdp di riversare i gettoni e alla Cdp di continuare con la politica della lesina che l’ha portata a fissare in 149 mila euro la base della gara per l’advisor bancario per Snam quando di solito girano milioni. Ma in ogni caso di che parliamo davanti a qualche altro miliardo di nuovo capitale di rischio? Con Cdp, holding delle reti e Snam e Terna si avrebbe una piramide societaria? Certo, ma con solo l’ultimo gradino quotato e gli altri riservati a soggetti capaci di fare i loro conti. La Cdp, insomma, ripeterebbe lo schema Benetton che attribuisce il controllo di Atlantia, società quotata delle autostrade, alla holding Sintonia, dove la maggioranza è in mano a Edizione, società della famiglia, e il resto a Mediobanca, Goldman Sachs e al fondo sovrano di Singapore. Una tale articolazione societaria, inoltre, farebbe da scudo contro le pressioni della politica, favorendo la costruzione di una Cdp sempre più professionale, e rafforzerebbe la capacità di investimento del sistema Cdp promettendo rendimenti del capitale non speculativi ma decenti. Il terzo problema consiste nell’uso delle risorse. Ora, se sarà Cdp a prendere Snam, il saldo di cassa per lo Stato dovrà essere il più possibile neutrale allo scopo di lasciare intatte le altre attività dell’istituto e preservare la capacità di Snam e di Terna di indebitarsi per migliorare gasdotti, stoccaggi ed elettrodotti, il core business che serve all’Italia. Nello stesso tempo non andranno penalizzati l’Eni e i suoi soci, il principale dei quali è la stessa Cdp. mmucchetti@rcs.it