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 2012  maggio 12 Sabato calendario

ROMA - Arriva la stretta del governo sui contributi pubblici all´editoria: gli aiuti alla stampa restano, ma per ottenerli dovranno essere rispettati limiti più stretti riguardo alle quote minime di venduto e sarà necessario avere un certo numero di giornalisti assunti

ROMA - Arriva la stretta del governo sui contributi pubblici all´editoria: gli aiuti alla stampa restano, ma per ottenerli dovranno essere rispettati limiti più stretti riguardo alle quote minime di venduto e sarà necessario avere un certo numero di giornalisti assunti. Comunque sia, i finanziamenti non potranno essere superiori a quelli ricevuti nel 2010. Lo stabilisce il decreto votato ieri dal Consiglio dei ministri assieme al disegno di legge delega che, dal 2014, ridefinirà il sostegno legislativo al settore. Per ottenere i contributi farà testo il rapporto fra le copie vendute e quelle tirate: nelle testate nazionali (quelle distribuite in almeno cinque regioni con una percentuale di distribuzione in ciascuna non inferiore al 5 per cento della distribuzione complessiva) il limite passerà dal 15 al 30 per cento; per quelle locali dal 25 al 30. Il decreto (già dal 2013) fissa paletti anche in materia di costi: al calcolo degli importi dovuti saranno ammessi solo i «fondamentali» della produzione e la parte variabile del finanziamento sarà conteggiata sulle copie vendute (escluse quelle diffuse in blocco o tramite strillonaggio). Non saranno quindi considerate le spese per materiali di consumo e promozioni (in particolari consulenze e "service"), mentre i costi relativi a giornalisti, stampa e distribuzione saranno rimborsati del 50 per cento. Le regole varranno anche per i giornali di partito; tutte le aziende finanziate dovranno dimostrare di essere in regola con il fisco. Per avere accesso ai contributi, inoltre, la testata dovrà dimostrare di aver assunto una quota minima di dipendenti a tempo indeterminato: 5 per i quotidiani (con una prevalenza di giornalisti), 3 per i periodici. Nel decreto anche norme per favorire il passaggio al digitale: le imprese editrici che diffondono esclusivamente on line potranno infatti usufruire di un sostegno di durata biennale, a condizione che rispettino la periodicità annunciata e siano accessibili (in digitale) anche a titolo oneroso. Obiettivo della revisione dei contributi pubblici è quello di realizzare risparmi senza intaccare il pluralismo, ed evitare che si ripresentino alcuni casi imbarazzanti del passato (i contributi all´Avanti di Lavitola). «Le poche risorse che ci sono vanno distribuite bene - ha commentato il sottosegretario all´Editoria Paolo Peluffo - in modo trasparente e controllabile, ma devono anche spingere verso il digitale. Il decreto e il disegno di legge delega sono l´avvio di un processo: risparmiare risorse è giusto, ma va posta attenzione anche al pluralismo e al lavoro», ha detto Franco Siddi segretario generale della Federazione nazionale della stampa. Il sindacato spingerà per applicare correttivi: «Il tetto delle assunzioni minime è un buon segnale, ma va innalzato», anticipa Roberto Natale, presidente Fnsi.