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 2012  gennaio 31 Martedì calendario

Merkel paga l’autogol su Atene - Non bastassero le ansie dovute alle presidenziali francesi e americane, le scudisciate pubbliche di David Cameron e l’irresistibile ascesa di Mario Monti nel firmamento europeo, da ieri Angela Merkel è ufficialmente alle prese con le proprie beghe interne

Merkel paga l’autogol su Atene - Non bastassero le ansie dovute alle presidenziali francesi e americane, le scudisciate pubbliche di David Cameron e l’irresistibile ascesa di Mario Monti nel firmamento europeo, da ieri Angela Merkel è ufficialmente alle prese con le proprie beghe interne. Certo, manca oltre un anno e mezzo alle elezioni e la Spd è ancora in fase talmente preliminare da non avere neanche deciso come scegliere il proprio candidato alla cancelleria. Ma l’irruzione della campagna elettorale sul palcoscenico europeo è sembrato palese con la performance del neo presidente del Parlamento Ue, il socialista tedesco Martin Schulz. Il politico noto in Italia per l’offensivo paragone berlusconiano con un Kapò, è entrato anzitutto a Justus Lipsius, l’edificio che ospitava ieri le riunioni di Consiglio europeo, sul tappeto rosso. Letteralmente. Invece di infilarsi nel palazzo attraverso la sala stampa, come facevano tradizionalmente i suoi predecessori, Schulz ha scelto l’ingresso dei leader politici e si è fermato a dare qualche battuta ai cronisti, come una Merkel o un Sarko qualsiasi. Durante la riunione del Consiglio, poi, le sue critiche nette al fiscal compact di germanica provenienza, la sua insistenza sulle misure per la crescita e l’occupazione devono essere sembrate talmente oltraggiose che a un certo punto la cancelliera ha sbottato, «Signor Schulz, prego, allora ci dica lei come cambiare i Trattati!». Lui, gongolante, ha concluso il suo trionfale giro brussellese con una conferenza stampa in cui ha ribadito gli attacchi, ha reclamato un ruolo più attivo per il Parlamento europeo ma ha anche aggiunto che l’idea di commissariare la Grecia che sembrava fino a metà giornata una proposta semiufficiale di Berlino, è un’idiozia. «Ci sono steta proposte più intelligenti di questa», ha sibilato. Finora, è utile ricordarlo, l’unico candidato socialista che angustiava la Merkel era François Hollande che sta facendo capire in tutte le lingue che se vincesse le presidenziali - ipotesi che i sondaggi sembrano suggerire - l’asse franco-tedesco sarebbe molto in bilico perché spingerebbe per gli Eurobond e tutti i dossier che sono fumo negli occhi, per la Kanzlerin. Ma la Merkel non è neanche entusiasta delle pressioni di Barack Obama per un «frangifiamme» europeo più potente; il presidente democratico vuole scongiurare per la campagna elettorale lo scenario di una catastrofe europea e sta premendo in primis sulla Germania perché apra i cordoni della borsa. Tuttavia, a tenere banco ieri è stata soprattutto un’altra questione: l’indiscrezione su una proposta tedesca per commissariare la Grecia. Un’idea che ha avuto l’effetto di una bomba sul vertice, dove il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker l’ha immediatamente bollata come «inaccettabile», seguito dal premier austriaco, Werner Faymann. «In politica non è necessario insultare - ha scandito entrando al vertice dei capi di governo socialisti nella sede del Pse di Bruxelles. Persino Monti si è sentito in dovere di precisare che si tratta di un’«ipotesi fantasiosa e sgradevole che non è mai uscita da qui». La cancelliera ha cercato di tenere la Grecia fuori dal summit anche per rivendicare con più vigore la firma del «suo» fiscal compact. Ma nella tarda serata il tema è stato discusso in una riunione ristretta tra i vertici Ue e il membro del board della Bce, Jorg Asmussen. Sull’ipotesi, però, di un commissario ad hoc Merkel ha commentato che «è una discussione che non vorremmo fare». Una fonte governativa tedesca sostiene che l’intenzione di monitorare più strettamente Atene è «assolutamente nelle intenzioni della Merkel ma anche di altri Paesi europei». E anche se il commissariamento, come sintetizza uno dei presenti al trilaterale con Sarkozy e Monti è «un ballon d’essai», è chiaro che Berlino è intenzionata a garantire «che il barile Grecia dove stiamo pompando centinaia di miliardi, abbia, finalmente, un fondo». Il concetto è chiaro: allarmata dal disastroso avanzamento delle riforme in Grecia, vuole controlli più stretti, prima di concedere nuovi aiuti.